giovedì 14 settembre 2017

L’OBELISCO ELIOCENTRICO



Nell’imminenza della sua passione, Cristo citò un’antica profezia, come per ribadirne l’ineluttabile validità: «Quando vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo – chi legge comprenda - … vi sarà una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà» (Mt 24, 15-22).
Queste parole sembrano assumere un significato particolare, se interpretate nella prospettiva che da tempo stiamo tracciando, in modo anticonvenzionale, circa la dottrina eliocentrica, a nostro avviso solo apparentemente astronomica. Infatti, il “luogo santo” cristiano per eccellenza, non può che essere la sua sede suprema, il Vaticano, la dimora di Pietro, cuore e centro di irradiazione in tutto il mondo della Cristianità. Lo “stare” dell’abominio nel luogo santo, suggerisce peraltro una posizione, una sorte di posto solenne, o trono, preparato nel tempo, per dare spazio fisico al misterium iniquitatis, affinché possa attuarsi. Sia che l’abominio fosse una persona, una dottrina o una mentalità, in ogni caso, esso dovrà in qualche modo posizionarsi in uno luogo fisico o mentale.
Come abbiamo scritto in questi anni, una mentalità sottilmente eretica iniziò a farsi spazio al termine del Millennio medievale, quando autorevoli esponenti ecclesiastici si lasciarono sedurre dalle concezioni che giungevano dall’Oriente, circa la dottrina pagana del Sole-Lucifero, inconsapevoli, si spera, di tutti i suoi risvolti oscuri.  
Vennero pertanto posizionati, nel corso del 1480, certamente con nobili intenzioni, sul pavimento del duomo di Siena, i mosaici di Ermete e delle Sibille, legittimando così in modo sotterraneo l’ingresso dell’ermetismo magico all’interno della dottrina cristiana. Ma un segno plastico ancora più evidente e diffuso di questa penetrazione surrettizia, è dato dagli obelischi egizi. In particolare, quello del Vaticano, fatto rizzare dal papa Sisto V, nel 1586, di fronte alla basilica di san Pietro, ove ancora oggi possiamo contemplare la sua silenziosa e forse inopportuna presenza.  
Lo stesso grande Papa che il 5 gennaio dello stesso anno aveva condannato, con la bolla Coeli et terrae, l’astrologia e la magia rinascimentale, affidando agli inquisitori l’incarico di giudicare anche le pratiche più semplici di magia, dispose che si erigesse di fronte alla Chiesa Petrina l’enorme cippo solare di matrice egizia, ignorandone la recondita valenza magico-erotica, probabilmente istigato da qualche suo fin troppo zelante consigliere. La parabola della pagliuzza risuona beffardo in questo atto, anche se, come per annullare possibili influssi negativi, venne posto su questo membro di pietra una Croce, e nel basamento l’incisione del breve esorcismo: Ecce Crux Domini, fugite parte adversae: vicit Leo de tribu Iuda, con la concessione di un’indulgenza perpetua di dieci anni e quarantene a chi avesse venerato la croce di Cristo posta sull’obelisco, recitando un Pater e un Ave.

Abbiamo già menzionato il singolare episodio della processione, svoltasi in Roma, nella lontana domenica delle Palme del 1484, 33 anni prima della riforma luterana del 1517, capeggiata dall’eccentrico Giovanni Mercurio da Coreggio [1]. Costui, che si dichiarava precursore e profeta di una nuova religione, attraversò le vie della città santa, vestito in modo bizzarro, seguito da un altrettanto stravagante corteo di seguaci, per fermarsi, infine, sul colle del Vaticano. Qui attuò il proposito di deporvi alcuni oggetti caricati magicamente, dopo aver tracciato in terra una serie di geroglifici, simboli e formule magiche.
L’evento citato, forse solo apparentemente coreografico e privo di significati, alla luce della nostra mentalità scientifica, potrebbe invece aver lasciato traccia non solo nella polvere, ma anche nel terreno profondo della storia degli uomini. Infatti, i segni tracciati da quel negromante sembrarono concretizzarsi ben presto, con la diffusione del Libro XVI del Poimandres, tradotto dal suo illustre ammiratore, Ludovico Lazzarelli, ove si legge tra l’altro che “il sole ha intorno a sé molti cori di demoni, simili a eserciti di diversi generi … i quali hanno ricevuto il potere sulle vicende e sui disordini della terra”. L’eliocentrismo si presentava così nel suo significato rivoluzionario più profondo e misterioso, collegato in modo diretto alla sua semplice immagine astronomica, la quale si diffuse in tutt’Europa poco dopo, nel 1514, con il Commentariolus di Copernico.
Questo breve testo, nella cui stesura sono contenuti schematicamente i sette assiomi posti a fondamento del modello astronomico ermetico, venne subito valorizzato dalle aristocrazie antiaristoteliche ed antipapali, perché immagine razionale del loro culto esoterico e sovversivo. Non per niente, Giordano Bruno, noto conoscitore e sperimentatore dell’aspetto magico dell’eliocentrismo e della forza erotica e generatrice del Sole centrale, aveva fatto appena in tempo a rimproverare Copernico di aver considerato il sistema eliocentrico in senso profano, ossia dal solo punto di vista astronomico, tralasciandone le sue accezioni e potenzialità occulte, in grado di fornire la chiave criptica per dominare le forze invisibili dell’universo.
Da parte sua, anche Keplero, nel suo, Misterium cosmographicum, accusa l’astronomo-medico di Toruń «di aver trascritto misure prese da chiunque, in varie epoche e senza curarsi della loro affidabilità, ma badando solo che esse facessero brillare l’ipotesi eliocentrica»[2]. Questa ulteriore autorevole critica mette a fuoco, ancora una volta, aspetti poco citati e valutati della teoria eliocentrica, i quali dimostrano che la sua adozione non ebbe motivazioni scientifiche, ma scaturì da oscure operazioni, in grado di attrarre e concentrare la ragione umana intorno ad un’idea, dandole lo stesso peso della realtà, deviando il naturale processo dell’apprendimento, che dai sensi, prima che dall’idea, trae tutte le nozioni fondamentali della conoscenza.

Quando l’eliocentrismo fece il suo ingresso trionfale nella ragione umana, condotto dal carro della scienza, come per incanto, ogni suo significato metafisico e pseudo religioso finì sotto il ponderoso tappeto della formalizzazione scientifica. Ma non per questo, esaurendo la sua erompente forza rivoluzionaria. Tuttavia, perché si manifestasse come trofeo ai suoi propugnatori, in segno di conquista, così come un tempo si piantava la Croce nei luoghi più impervi, esso doveva essere intronizzato in un luogo eccelso, inaccessibile, impenetrabile, se non con l’inganno. Quale altro, se non San Pietro, in Roma?
E proprio un senso plastico ed architettonico del modello eliocentrico, sembra aver preso forma velata in tale splendida Piazza, nel 1657, “sotto i baffi” e per commissione dispendiosa degli stessi Papi che concordemente avevano condannato tale sistema astronomico. Infatti, si dice che il grande Bernini avesse pensato di dare alla piazza la forma ellissoidale, del tutto innovativa per il suo tempo, per fornire una immagine plastica, sebbene adombrata, delle leggi planetarie eliocentriche da poco scoperte da Giovanni Keplero[3]. Del resto, a ben vedere, l’obelisco solare proveniente da Eliopoli, posto al centro della piazza, le pietre di marmo poste una alla sua destra e l’altra alla sua sinistra, come le due fontane sempre attive, sono elementi che effettivamente sembrano richiamare le leggi kepleriane.
Bernini era un artista all’avanguardia, del tutto degno della fama che lo circondava. È molto probabile quindi che le aristocrazie antipapali che agivano sottobanco, in quel clima politico e religioso controverso, non si siano lasciate scappare di mano un esponente così valido dell’arte rinascimentale. Egli poteva realizzare quel progetto impossibile ad altri. Ossia, la riproduzione nella piazza più importante del mondo e centro della Cristianità, del culto egizio del Sole-Lucifero, beffando nel contempo quelle gerarchie che tanto avevano avversato tale dottrina e quanti la sostenessero.
Egli era in possesso di tutte le nozioni necessarie per realizzare tale opera, tale impresa, tale scherno. Conosceva intimamente l’astronomo gesuita Nicola Zucchi, amico di Keplero. La stima reciproca tra questi due personaggi era tale che quando Keplero attraversò un periodo di difficoltà, Zucchi non esitò a donargli il suo telescopio. È molto probabile quindi che il Bernini venisse informato anche da questo gesuita del lavoro rivoluzionario di Keplero, della sua interpretazione pitagorica del mondo, della musica dei pianeti, della forma ellittica delle orbite planetarie coronanti il Sole.
Il Bernini inoltre era uno stretto collaboratore di un altro illustre gesuita, Athanasius Kircher, con il quale collocò su disposizione del Vaticano diversi monumenti ed obelischi in Roma. Kircher, abile nell’interpretazione dei geroglifici, era un autorevole cultore della religiosità egizia che, al pari di Giordano Bruno, riteneva la fonte di tutte le religioni, compresa quella ebraica. Secondo la Yates, «Kircher praticò certamente qualche forma di magia naturale, al pari dell’altro gesuita, Del Rio, da lui spesso citato nelle sue opere»[4].  
Gli strani atteggiamenti di quei singolari religiosi di un tempo, sembrano precorrere quelli di oggi. È infatti noto che nel 2010 e nel 2011, in Arizona, i gesuiti hanno assegnato a due nuovi radiotelescopi del Vaticano i nomi di Lucifer 1 e Lucifer 2, cercando di ricondurre tale discutibilissima scelta, invece che ad un omaggio all’angelo decaduto, come potrebbe sembrare agli ingenui al pari di chi scrive, all’acronimo “Large Binocular Telescope Near-infrared Utility with Camera and Integral Field Unit for Extragalactic Research”. Essi avrebbero peraltro potuto scegliere dalla stessa proposizione una sigla meno allarmante, ad esempio LIFE.

Il colonnato di Piazza San Pietro potrebbe dunque raffigurare non solo l’orbita della Terra intorno al Sole, rappresentato dall’obelisco centrale, rispetto ai pianeti esterni, come afferma Bauval, ma anche i significati reconditi di questa riproduzione. In particolare, l’obelisco assumendo l’aspetto simbolico del Sole visibile, esprimerebbe anche quello di Sole invisibile, celebrato dagli esoteristi. Occorre inoltre ricordare che gli obelischi, al di là del loro indiscutibile valore storico e plastico, possiedono una concreta valenza erotica, ben nota in ambito esoterico. Essi difatti poiché rappresentano simbolicamente il membro maschile, di norma sono posizionati all’interno di forme circolari, o di fronte a cupole, che raffigurano l’organo femminile, riproponendo così in modo allusivo il culto della ierogamia degli opposti, il cielo e la terra, l’unione trasgressiva di Osiris ed Isis, il peccato che darebbe luogo alla redenzione.
È nota il mito egizio di Osiride, che sposò sua sorella Iside. Da questa unione nacquero Horus ed Anubi. Ma Set, altro fratello dei due sposi, uccise Osiride, per impossessarsi della sua parte di trono. Per evitare che risuscitasse, tagliò il corpo in 14 pezzi, che sparse per l’Egitto. Iside riuscì a recuperarli tutti, tranne il membro, divorato dai pesci. Sostituì allora la parte mancante con una di pietra, intorno alla quale i sacerdoti egizi istituirono un culto ed una festa rituale.
Essi credevano infatti che in prossimità dei solstizi e degli equinozi, «lo spirito del Dio-Sole penetrasse quelle pietre; tali ricorrenze venivano celebrate con offerte di sacrifici umani. Le vittime erano probabilmente prigionieri di guerra e gente straniera; in assenza di essi è probabile che i sacerdoti attingessero dalla popolazione nativa»[5]. Per tali pratiche aberranti, Dio condannò ripetutamente il culto verso questi pali sacri, insieme alla religiosità idolatrica egizia. In Geremia, ad esempio, leggiamo che il Signore: «Frantumerà gli obelischi del tempio del sole nel paese d’Egitto e darà alle fiamme i templi degli dei d’Egitto» (Ger 43, 13).
L’obelisco eliocentrico di Piazza san Pietro, proveniente da On, è probabilmente uno di quei pali intorno ai quali venivano celebrate pratiche immonde, i cui residui macabri sono stati certamente neutralizzati dall’antico esorcismo papale. Tuttavia, è anche possibile che esso, col tempo, possa aver perduto efficacia, e che l’idolo sia tornato a svolgere il suo ruolo dissacrante. Si pensi ad esempio al 14 novembre 2014, quando tre propagandiste del movimento Femen, in piazza S. Pietro, a seno scoperto, prima di essere trascinate via dalle forze dell’ordine, si sono inginocchiate di fronte all’obelisco, mimando gesti osceni con un crocifisso, esibendo sulla schiena la scritta blasfema «Keep it inside».
Del resto, la Chiesa di oggi non prega più come la Chiesa di ieri. Il Salterio moderno è stato espunto da tutti i Salmi cruenti, delle loro invettive e maledizioni pronunciate verso i nemici, come segno di minaccia e protezione divina. I Salmi “purgati” sono molti: il 5, 20, 27, 34, 39, 53, 54, 55, 58, anche il salmo 62 delle feste è stato espunto della parte finale, e poi il 68, 78, 109, 136, 138, 139, 140, 142. Quelli addirittura radiati integralmente sono tre: il 57, il salmo 82, il 108.
Il Breviarium Romanum inoltre era composto da una sola settimana, nella quale si recitavano tutti i Salmi in latino ed era suddiviso in sette ore canoniche: Mattutino-Lodi, le Ore di Prima, terza, Sesta, Nona, Vespri e Compieta. Quello in lingua corrente, attualmente in uso, è suddiviso in quattro settimane, durante le quali sono distribuiti i Salmi, tranne quelli espunti e le parti censurate. Ogni giorno allora si recitavano 35 Salmi, oggi meno della metà: 14.
Di certo, non è la quantità della preghiera che automaticamente può influenzare la misericordia divina, la quale può essere scossa da un solo sospiro. Tuttavia, venendo meno la forte resistenza spirituale espressa dalla preghiera liturgica, proclamata in tutto il mondo in latino, svilita dagli ammodernamenti e aggiornamenti della Liturgia e della dottrina, dalla sempre più grande avversione verso le forme tradizionali di culto alla luce di un nuovo sincretismo religioso, come per un effetto indotto, si sono aperte, dall’interno, le porte alle forze antinomiche, che tuttora bazzicano i Sacri Palazzi.
Sono infatti davanti agli occhi di tutti le conseguenze previste e propiziate dai pitagorici di altissimo livello, ben mimetizzati nel gregge, ma sempre segretamente impegnati nell’edificazione della città dell’uomo, la campanelliana città del Sole, nuova Eliopoli mondiale, sottoposta all’erotico Lucifero. Se non fosse per Dio, che accelererà la fine dell’abominio, come ha dichiarato il divino Maestro, a conclusione del versetto inizialmente citato, grazie alle preghiere degli eletti ed all’intercessione del Cuore Immacolato di Maria.





[1]Cfr, Controstoria dell’eliocentrismo, Aracne Editore, Albano 2016.
[2] A. M. Lombardi, Keplero, Codice edizioni, Torino 2008, p. 33.
[3] Cfr. R. G. Bauval e G. Hancock, Le Città sacre e la Fede segreta, ed. Corbaccio, 2004.
[4] F. Yates, Girdano Bruno e la magia ermetica, Ed. Laterza, Roma-Bari 1995, p. 453 e n. 93.
[5] E.A. Wallis-Budge's notes on Ra/Re, in Medici Society reprint of The Book of the Dead, University Books, Secaucus, New Jersey 1960.

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