martedì 5 ottobre 2010

NEWTON E LA CROCIATA MASSONICA DEL SETTECENTO (seconda parte)





La rinascente massoneria

Dopo essere stato accolto nella Royal Society, nel 1714, sotto l’egida di Newton, che in quegli anni ricopriva la carica di Presidente, Desaguliers venne eletto Gran Maestro della Loggia Inglese, nel 1719. Sotto la sua guida, la Gran Loggia di Londra e la massoneria si svilupparono in modo “sorprendente” nelle isole britanniche, al punto che: <<nel 1740 le logge erano già più di 180>>[1].

Questo notevole sviluppo fu reso possibile anche grazie ai legami ed alle corrispondenze che Desaguliers riuscì a stabilire ed a rinsaldare fra massoneria, nobiltà, ed i quadri dirigenti del governo, dai quali ottenne favori che seppe ricambiare prontamente. Come quando, ad esempio, nel 1737, conferì come segno di riconoscenza i due primi gradi massonici a Federico, principe di Galles.

Già da questi brevi cenni, appaiono strette le aderenze e connessioni che si instaurarono fra la nascente massoneria inglese e la appena costituita Royal Society. Infatti, non solo è stato ampiamente riconosciuto che le prime logge inglesi fossero molto vicine agli ambienti della suddetta Società, ma anche che: <<la nascita di una tradizione massonica, tra fine XVII e inizio XVIII secolo, fosse legata al diffondersi della “nuova scienza”, cioè dell’ideologia newtoniana e alla creazione della nuova immagine della natura legata alle scoperte scientifiche di Isaac Newton>>[2].

È anche noto che la Royal Society, fondata nel 1660 sotto gli auspici di Carlo II Stuart, traeva origine dal Collegio Invisibile, istituito a Londra nel 1645 da Boyle e Locke, che a sua volta discendeva dalla segretissima setta dei Rosacroce, insediatasi a Londra fin dal 1610. Sottolineiamo in proposito che il luogo nel quale <<più venivano praticati gli studi sulla religione dei druidi, sull’ebraismo, sul celtismo e sui culti solari era quello della Royal Society di Londra, che come abbiamo visto era contiguo allo spazio massonico>>[3].

Peraltro, è interessante notare ancora che: <<a istituire la Royal Society furono i massoni … ed in pratica i primi appartenenti alla Royal Society erano tutti massoni>>[4]. Molti dei quali, seguendo le utopie ideologiche di Francesco Bacone, si prodigavano nel divulgare ed esaltare i risultati dell’indagine scientifica newtoniana, perché questa tornava molto utile al <<cosiddetto Illuminismo radicale inglese che più contribuì a trasferire i risultati delle esperienze scientifiche di Newton all’interno del nuovo ordine politico>>[5], ed alla nascente massoneria.

Questa capillare e tenace trasfusione di conclusioni scientifiche all’interno dei quadri socio-culturali settecenteschi si realizzava nonostante la pressione contraria esercitata dalla Controriforma, dal calvinismo e, sul piano filosofico, dal cartesianesimo, che in quel tempo ancora imperava nel resto dell’Europa. Il newtonianesimo, con la sua famosa affermazione <<hypotheses non fingo>>, divenuto motto per l’intero illuminismo, costituì dunque l’autorevole legittimazione della strategia culturale massonica, che andò determinandosi e consolidandosi sempre più, nel corso del settecento inglese.

L’architetto universale
Abbiamo già fatto riferimento alla convinzione di Newton riguardo alla cosmologia geocentrica, che egli riteneva non solo errata, ma addirittura blasfema, perché contraria a quella eliocentrica, rivelata direttamente da Dio a Noè ed ai suoi discendenti. Sulle linee di uno pseudo misticismo decisamente antitrinitario, lo stesso scienziato si convinse di avere individuato: <<la prima vera religione nel culto delle vestali, nel quale si adorava il Dio della Natura in un tempio costruito a immagine del sistema solare>>[6].

L’arcaico tempio circolare di Vesta, innalzato intorno a un fuoco centrale, perennemente acceso, circondato da sette lampade, rappresentava simbolicamente il sole e i sette pianeti orbitanti. E colui che a distanza di migliaia di anni riuscì a scoprire ed a tradurre in termini analitici la legge occulta che reggeva questo sistema sacro, era proprio il “prete della natura” Newton, novello Pitagora, redivivo Ermete.

Peraltro, l’arcinota legge di gravitazione universale, che attribuisce la forza maggiore alla massa maggiore, senza tuttavia chiarire cosa debba intendersi per forza che agisce a distanza, senza contatto diretto fra i corpi, lasciò perplessi molti suoi contemporanei, che intravidero nell’idea di forza di Newton un richiamo <<alle simpatie ed antipatie segrete che si trovano nella letteratura occultista rinascimentale>>[7].

Ma per quanto riguarda la legge gravitazionale newtoniana è stato addirittura rilevato che: <<Quasi fosse il castigo di un peccato originale, questa legge potrebbe segnare l’antro di un girone dantesco in cui “sia bramoso ognun dell’altrui stanza”. Infatti, senza eccezioni, i corpi lontani sono sospinti l’uno contro l’altro per distruggersi in uno scontro frontale, oppure sono costretti a fronteggiarsi come in una sfida, girandosi attorno e scrutandosi fino a perdersi in un abbraccio mortale o allontanarsi in cerca di altre prede>>[8].

Di certo, l’immagine che deriva da questa legge pitagorica assume tinte sconfortanti, dal momento che implica un mondo dominato da un perenne ed immotivato dinamismo, del tutto slacciato da ogni fine trascendente, e da ogni rapporto con quell’altissimo onnipotente bon Signore decantato in modo estatico, nel momento del più acuto dolore, della più cruda sofferenza, dal serafico Francesco.

Il contrasto fra queste due concezioni del mondo è tuttavia evidente. Il Dio-padre cristiano infatti possiede connotati estremamente rasserenanti, che contrastano con i caratteri intransigenti e ferrei dell’architetto universale, il kosmokrator (signore del cosmo), al quale allude la dottrina pitagorico-newtoniana. Di conseguenza, il modello cristiano del mondo, da ridefinire e da non confondere con quello medievale geocentrico, non può rispecchiarsi nell’immagine cosmologica proposta dalla scienza pitagorico-massonica, sulla base dei lavori dei suoi padri fondatori, fortemente condizionati da una dottrina immanentistica, che di principio esclude ogni teleologia ed ogni legame causale con il Creatore di “tutte le cose visibili ed invisibili”.

Dinamica contro scolastica
Il suddetto contrasto, si determina già a partire dai principi filosofici che stanno alla base di queste due contrapposte visioni del mondo. Infatti, all’interno della metafisica scolastica, l’analisi del movimento naturale conduce direttamente alla dimostrazione dell’esistenza di Dio, per il semplice motivo che: se “tutto ciò che si muove, è mosso”, deve allora necessariamente esistere una Causa Prima, il cosiddetto Motore Immobile[9].

La filosofia naturale newtoniana conduce invece alla conclusione contraria, in quanto Dio viene ridotto ad un’ipotesi cosmologica non necessaria. Difatti, sulla base del primo principio della dinamica, i moti e lo stesso universo si manterrebbero da sé, senza l’ausilio di nessun fattore o causa esterna ad essi:  <<Laplace, basandosi esclusivamente sulle tre leggi della dinamica e sulla legge di gravitazione universale di Newton, nel suo “Traité de mécanique céleste”, spiega i moti dei pianeti e le loro perturbazioni in maniera soddisfacente, senza bisogno di far ricorso ad un’azione preternaturale di Dio. Tanto che, come si racconta, quando Napoleone gli chiese perché non avesse fatto menzione di Dio nella sua opera, rispose: “Sire, non avevo bisogno di quest’ipotesi”>> [10].

Occorre peraltro sottolineare che il principio di inerzia di Newton sembra davvero “calato dal cielo”, e per molti versi assume un carattere dogmatico, dal momento che non è dimostrato, non è nemmeno evidente, e non è nemmeno un principio possibile, poiché nel concreto universo curvilineo non possono esistere moti rettilinei e perpetui. Infatti: <<il nostro moto rettilineo uniforme è tale solo rispetto a un sistema di riferimento (la Terra) che è in moto non uniforme … Non abbiamo dunque un autentico esperimento sul principio d’inerzia, ma solo un caso di moto relativo ad un sistema di riferimento>>[11].

D’altra parte, Newton ha proposto una prospettiva cosmologica del tutto inconsueta e bizzarra. Interessato unicamente alle traiettorie geometriche dei corpi celesti, lo scienziato inglese è riuscito ad oscurare tutto il quadro armonico elaborato dalla filosofia realistica cristiana che rende l’universo, di per sé incomprensibile, un cosmo ordinato a Dio ed all’uomo.

Per comprendere meglio quanto scritto pensiamo a cosa diremmo di fronte ad uno spettatore che assistendo ad una partita di calcio si interessasse solo delle traiettorie geometriche tracciate dal pallone, ignorando tutto il resto: i giocatori, il gioco di squadra, le marcature, persino il senso stesso del gioco? Fino a che punto avrebbero valore i tentativi di questo singolare spettatore di risalire alle regole ed allo scopo di questo sport, considerando unicamente le linee spezzate tracciate dal pallone? Anche chi non si è mai interessato a questo sport, sorriderebbe di fronte a tale assurda pretesa.

Paradosso a parte, Newton sembra essersi comportato proprio così. E molti dei suoi epigoni, fidandosi del rigore geometrico delle sue opere, dell’autorità e del carisma che emanano da tale personaggio ormai contornato dalle aureole del mito e delle gloria del rito mediatico, continuano a comportarsi in modo altrettanto singolare. Ancora essi trascurano la finalità propria di ogni movimento, il punto di vista generale del mutamento, ovvero il passaggio dalla potenza all’atto, il realizzarsi cioè del fine ultimo degli enti in transito nel tempo. Finalità che corrisponde ad elevazione, ad innalzamento della dimensione fisica alla luce di quella trascendente. Ascensione realizzata, dimostrata e promessa ai suoi fedeli da Cristo, vincitore del mondo e delle sue leggi. Anche naturali.

Impronte massoniche
Nella struttura cosmologica newtoniana, dominata dal rigore esasperante imposto dalla forza di gravitazione pitagorica, diretta sempre verso il basso, non poteva che sviluppare un adeguato campo di azione la sua radice spirituale. Radice assai cara a quegli “arconti” primordiali, regolatori degli astri e dei pianeti, del tutto estranei al cosmo teologico e teleologico, tempio universale, Hortus conclusus, centrato nella gloria di un Dio che è innanzitutto Padre, prima che Signore del mondo.

Si presenta dunque come una diretta conseguenza dei successi della filosofia di Newton, l’onda positivistica che di lì a poco si sarebbe sollevata, anche sulla base delle opere di Saint-Simon, realizzando così l’atteso parto di quel “mondo nuovo”, egizio, emancipato dai vincoli della tradizione cristiana, profetizzato dai vari Bruno, Campanella, eccetera. Senza escludere, in questo processo di sollevamento popolare e di presunta emancipazione collettiva, l’ascendente decisivo esercitato dalla filosofia democratica di Locke, espressa nel Trattato sul governo, dalla quale presero ispirazione ed avvio le rivoluzioni sociali americana, nel 1776, e francese, nel 1789.

Tutto questo fermento “alchemico” di matrice newtoniana frantumò, per dirla alla Hegel, la rigidità delle categorie sociali che contrapponevano in modo dualistico classe a classe, popolo a popolo, rimettendo in moto “il fluire della Natura” e la storia stessa delle Nazioni, secondo linee confacenti alla nascente massoneria speculativa. Quest’ultima, come affermano i suoi affiliati: <<rappresenta l’armata silenziosa che lavora nel mondo occulto, cioè nel sottosuolo della storia>>[12], per promuovere un (apparente) progresso ed un (presunto) bene dell’umanità.

Ma tale finalità filantropica costituisce tuttavia solo una millantata copertura, dietro la quale frammassoni senza scrupoli riescono a mascherare attività non propagandabili, illecite, operate sotto fortissime protezioni dalle cosiddette logge deviate. Se così non fosse, non avrebbe alcun senso lavorare silenziosamente nel sottosuolo della storia per beneficiare l’umanità. Il bene è palese e diffusivo, come la luce, che è al tempo stesso splendore e grazia: <<Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere>> (Gv 3, 20).

L’azione pedagogica dell’ideologia massonica si struttura comunque lungo linee concrete e redditizie, le quali tuttavia convergono armonicamente in un’unica meta sincretistica: la costruzione di un’etica e di una morale universale, per giungere al superamento ed alla sintesi di tutte le etiche religiose.

A tale riguardo, nel 1985, la Gran Loggia d’Inghilterra, madre di tutte le grandi logge regolari del mondo, ha pensato bene di emanare un documento, dal titolo: <<Dichiarazione su Massoneria e religione>>, nel quale si afferma che la massoneria, non essendo una religione, è aperta a tutti gli uomini che in nome della tolleranza, pur professando fedi religiose diverse, sono disposti ad organizzare la propria esistenza al fine di contribuire al perfezionamento dell’umanità, eccetera[13].

Questo documento, al di là di ogni possibile valutazione critica, costituisce un notevole passo in avanti, in vista del fine sincretistico precedentemente richiamato. Infatti, se effettivamente la massoneria non fosse una religione, allora decadrebbe anche la tesi dell’inconciliabilità con il cattolicesimo e la condanna di tale consorteria, affermata a partire dal 1738 da Papa Clemente XII, nell’Enciclica In Eminenti.

Anche Pio IX accusò in 116 documenti ufficiali la fratellanza massonica di fuorviare e traviare le coscienze. Nella Singulari quidam, del 9 dicembre 1854, definisce la massoneria come un’istituzione fondata sulla <<visione illuministica razionalistica della realtà>> che, in nome della ragione, divinizza l’uomo con la sua coscienza, celebrando altresì il libero esame.

Sulla stessa linea, Leone XIII, che nel suo lungo pontificato firmò contro la fratellanza massonica più di 200 documenti. Nell’Humanum genus, del 20 aprile 1884, imputa la responsabilità della corruzione interna alla Chiesa ed alla società a tale setta che, sulla base del naturalismo religioso, proclama: <<la sovranità ed il magistero assoluto dell’umana ragione … pigliando sembianze accademiche e scientifiche>>[14].

In effetti, il naturalismo religioso costituisce il fiore all’occhiello ed il punto di forza sul quale gli iniziati hanno potuto far leva, a partire dal periodo post rinascimentale, per determinare il tramonto nella mente umana della coscienza religiosa tradizionale, per liberare un’epoca che andò sempre più permeandosi delle vestigia del materialismo scientista e razionalista.

Geometria iniziatica
Alla luce di questo antico sodalizio fra scienziati ed iniziati, al giorno d’oggi stanno riemergendo sempre più i gemellaggi ideologici che collegarono l’antico ordine esoterico dei Rosacroce alla massoneria, la massoneria alla Royal Society, e questa accademia alla scienza moderna.

Nessuna meraviglia allora se Isaac Newton, l’illustre precursore del grande Einstein, sembra rientrare a tutti gli effetti in uno dei gangli principali di quella catena iniziatica che ancora oggi opera al fine di riallacciare, in modo sorprendentemente efficace, attraverso l’indagine della natura, il nuovo con l’antico, la ragione più stretta al mito più puro. Perpetuando così, attraverso una presunta evoluzione scientifica degli eletti, l’effettiva involuzione e sottomissione spirituale dei profani.

L’indagine della natura, effettuata mediante il linguaggio al tempo stesso rigoroso e simbolico della geometria, la misteriosa G che compare all’interno del pentalfa massonico, costituisce l’intima filigrana dell’antico pitagorismo che non esclude l’indagine spiritualistica, se non proprio spiritistica, del mondo. A partire dal teorema di Pitagora che: <<è presentato come pietra di fondazione di tutta la muratoria, e non credo che in questo caso Anderson si riferisca esclusivamente all’architettura>>[15].

In conclusione, come non sottolineare che la rivoluzione dalla quale prese inizio il processo di sovvertimento dei classici quadri sociali e religiosi settecenteschi fu innanzitutto quella newtoniana, sviluppatasi all’interno dei miti e dei rituali nell’ambigua Royal Society, che proponeva quadri regolatori del mondo in piena sintonia con quelli massonici. Infatti: <<non è un caso che le principali accademie scientifiche nel continente furono emanazione e nacquero comunque per impulso delle logge massoniche … Fu così per la progettata accademia delle scienze a Napoli, e per la Reale Accademia delle Scienze di Torino>>[16].

Pertanto, solo quando la rivoluzione pitagorica newtoniana si affermò, sulla base della potente propaganda messa in atto a partire dalle logge inglesi, presero piede e si determinarono in modo conseguente le rivoluzioni americana, francese e russa, che infatti possono considerarsi: <<figlie della prima>>[17].  

A ragione, dunque, B. Fay affermò che <<fu Newton a rendere possibile la crociata massonica del Settecento>>[18]. Ed a legittimare, insieme alla concezione ermetico-pitagorica del mondo naturale, quel falso ed illusorio misticismo che ne costituisce l’erroneo fondamento. E che in gran parte ha determinato l’allontanamento dell’uomo da Dio, e la perdita del sacro non solo della società. Ma dello stesso Cosmo.






[1] A. Trampus, citato, pagina 26
[2] Ibidem, pagina 77.
[3] Ibidem, pagina 25.
[4] C. Kright e R. Lomas, La chiave di Hiram, Mondadori, Milano 1997, pagine 371 e 372.
[5] A. Trampus, citato, pagina 126.
[6] W. Rankin, citato, pagina 116.
[7] B. T. Doobs, in M. Eliade, citato.
[8] F. de Felice, Gli incerti confini del cosmo, Mondadori, Milano 2000, pagina 10 e seguenti.
[9] La prima via di S. Tommaso è la più evidente. Essa infatti prende in esame il movimento (motus), fenomeno accessibile ai sensi. S. Tommaso per spiegare il movimento non si riallaccia alla cosmologia aristotelica. Egli definisce il principio secondo cui Quidquid movetur ab alio movetur, tutto ciò che si muove è mosso da altro, (Summa teologica, I, q. 2, a. 3), facendo appello alla dottrina metafisica dell’atto e della potenza. Da tale principio discende che: ciò che è mosso è in potenza, e ciò che muove è in atto. Poiché nessuna cosa può essere allo stesso tempo in atto e in potenza, per giungere ad una spiegazione finale del movimento, occorre risalire fino ad un Atto Puro, ovvero ad un principio del movimento che sia di per sé immobile. L’ente che possiede tale perfezione merita il nome di Dio. Confronta B. Mondin, Il problema di Dio, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1999, pagine 129-132.
[10]E. Lopez-Doriga, L’universo di Newton e di Einstein, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1991, pagine 103-104.
[11] Ibidem, pagina 102.
[12] W. Anceschi, W. Anceschi, La Massoneria Iniziatica, Edizioni Rebis, Viareggio 2002, pagina 13.
[13] Confronta G. Di Bernardo, La ricostruzione del Tempio – Il progetto massonico per una nuova utopia, Marsilio, Venezia 1996, pagina 9 e seguenti.
[14] <<A oggi, i pronunciamenti della Chiesa sulla Massoneria sono in totale 586, uno dei più recenti, datato 26 novembre 1983, porta la firma dell’allora cardinale Joseph Ratzinger>>, in <<Erasmo notizie>>, Anno VII, 1-2 2006, pagina 11.
[15] M. Nicosia, La tradizione pitagorica e la Massoneria, citato, pagina 70.
[16] A. Trampus, citato, pagina 79.
[17] S. Shapin, citato, pagina XIV.
[18] B. Fay, La massoneria inglese e la rivoluzione intellettuale del Settecento, Edizioni Ar, Padova 1999,  pagina 249.