domenica 17 giugno 2012

BABILONIA, CIVITAS SOLIS




Nel XVII secolo riprendono vita le utopie solari. Tommaso Campanella scrive l’opera di ispirazione platonica, La Città del Sole, nel 1602. Questa Città, situata nell’isola di Tabrobana, su una collina formata da sette gironi sovrastata dal Tempio, è governata da un principe sacerdote che «s’appella Sole, e in lingua nostra si dice Metafisico» (T. Campanella, Città del Sole e poesia, Feltrinelli, Milano 1962, p. 5). Per “nostra lingua” è da intendere la cosmogonia pitagorica che celebra principalmente la doppia attività dell’Astro, una di carattere naturale, l’altra di ordine psichico della quale la prima rappresenterebbe il volto metaforico.
Nell’utopia di Campanella, la figura del Sole, re e sacerdote, detiene il governo di tutta la città-stato, mediante l’ausilio di Pon, Potestà e di Sin, Sapienza. Con la prima il re Sole regola le guerre e la pace, con la seconda controlla le attività scientifiche ed artistiche. Ma anche Mor, amore-eros, contribuisce in modo determinante al governo dell’utopica città. Eros possiede il  controllo non solo dell’unione fra uomo e donna, ma anche quello della seminazione e raccolta di frutti di ogni genere “ed ogni altra cosa pertinente al vitto  e vestito e coito”. La procreazione alla luce di questa utopia è in funzione non solo del perfezionamento della razza, come avviene per gli animali, ma anche per la soddisfazione dell’eros puramente umano. È lecita pertanto la fornicazione, l’unirsi di uomo e donna anche al di là di fini procreatrici, dichiarava Campanella.
Per quanto riguarda l’aspetto socio-economico, nella Città del Sole vige un regime di tipo socialista. Tutte le cose sono messe in comune, non escluso le donne ed i figli. L’istruzione curata dallo stato è obbligatoria per tutti. La funzione pedagogica è infatti fondamentale per la formazione degli individui, in funzione degli ideali corrispondenti al potere. In negativo, si potrebbe parlare di lavaggio del cervello necessario per giungere alla massificazione ed assoggettamento psicologico-culturale del popolo. L’indottrinamento statale e la formazione di una mentalità comune è difatti indispensabile per lo sviluppo ed il mantenimento di ogni regime.
La religione della Città del Sole è ovviamente di indole solare, panteistica ed aconfessionale. Una “super religione” generale, nella quale convergono tutti i culti. Essa rappresenta «il culto dell’Universo, razionalisticamente inteso come meccanismo ideale. Si tratta in altri termini di una sintesi tra religione e scienza razionalista (con un’inclinazione per l’astrologia). L’appellativo di Sole del sommo sacerdote viene infatti tradotto con Metafisico, e il suo alto ufficio è conferito in ragione delle enormi conoscenze scientifiche» (I. Safarevic, Il socialismo come fenomeno storico mondiale, Casa di Matriona, Milano 1980, p. 122).
A questa pan-religiosità corrisponde la comunione non solo delle cose, ma anche delle persone, alla luce della liberazione dei tabù di ordine erotico-sessuale. Benessere, libertà, soddisfazione di desideri ed istinti costituiscono gli ideali utopici e riformistici da attuare nella “società ideale” a misura d’uomo. Oltre a costituire «fughe dal mondo», tali idee libertarie rappresentano il cuore dei programmi di rivoluzione e sovversione presenti in ogni epoca. Campanella infatti non fu certo originale nell’elaborare questo tipo di evasione dalla realtà e superstizione.
«Lo Stato del Sole, regno della libertà e dell’eguaglianza, era già stato al centro di un trattatello etico-politico attribuito ad un sofista greco della seconda metà del V secolo a. C., che va sotto il nome di anonimo di Giamblico. E il fascino esercitato da tale utopia doveva essere veramente intenso, se ha potuto sopravvivere sino ai tempi del nostro tardo rinascimento» (A. Donini, Breve storia delle religioni, Newton Compton, Roma 1991, p. 174).
Gli ideali utopici collegati alla religiosità solare sono alla base della rivolta antiromana, che sfociò in una sommossa di liberazione nazionale e sociale, nella seconda metà del II secolo a. C., in Asia Minore. Si narra che in quel tempo, a Pergamo, Aristonico, figlio di una schiava arpista di Efeso, si rivolse ai diseredati, ai miserabili e in primo luogo agli schiavi, promettendo loro, in caso di vittoria, la creazione di uno Stato: «senza padroni, e senza servi, senza ricchi e senza poveri… Le masse cui egli aveva fatto appello risposero con entusiasmo e l’intero regno di Pergamo, ribattezzato dagli insorti “La Città del Sole”, per oltre due anni fu nelle mani degli schiavi» (ivi), prima di essere sedata nel sangue dalle truppe romane.
La rivolta contro l’autorità imperiale romana da parte di Aristonico sulla base di irrealizzabili ideali rappresenta un’anticipazione della rivoluzione culturale avvenuta in epoca rinascimentale contro l’Imperium spirituale rappresentato dalla Chiesa Romana. Il rovesciamento del cosmo medievale a favore di quello precristiano, egizio-pitagorico, del fuoco centrale iniziò a consolidarsi grazie al diffondersi della metafisica solare espressa implicitamente dalla teoria astronomica copernicana.
Insieme a questa, prese piede una logica non più fondata sui rigori e sulle distinzioni delle categorie aristoteliche, ma sulle leggi dell’analogia, della simpatia, della corrispondenza dei contrari. La logica dell’immaginazione e del “tutto possibile”. Un teorema dello Pseudo Scoto afferma a riguardo che se si danno contemporaneamente per valide due tesi contrarie nello stesso momento, si può ricavare qualunque conclusione razionale. Sogno e magia, appunto.
L’utopia rinascimentale di Campanella sviluppò dunque gli ideali utopici espressi nel trattato dell’”anonimo di Giamblico”. Essa analogamente teorizza una società fondata sull’amore libero, governata da una politica socialista di livellamento sociale e di una comunanza di beni e cose, etc, come soluzione di ogni problema esistenziale individuale e collettivo.
Invece, secondo l’utopia lanciata da F. Bacone, ne La nuova Atlantide, nel 1624, la panacea universale, il rimedio ad ogni male sociale ed individuale deriverebbe dal “dominio della natura”, che solo la scienza razionale può perseguire (ma al quale anche la magia, per altre vie, tende). Nella sua Opera, evoca l’isola felice di Bensalem, senza rivolgersi direttamente alle istituzioni sociali e politiche, riferendosi bensì ad un Ordine, o Società, la «Casa di Salomone». Ossia, un collegio di scienziati-sacerdoti i quali consacrano la propria vita alla continua ricerca scientifica, al fine di migliorare la situazione umana e rendere possibile una felicità intesa nel concreto, più che nel trascendente.
Una sorta di “officina universale” che trova corrispondenza nelle prime accademie scientifiche che si stavano costituendo in quell’epoca in tutt’Europa, al fine di realizzare il cosiddetto paradiso in terra. Anche in questo caso, la figura utilizzata da Bacone è quella del «sole metafisico», che costituisce il «Padre della Casa di Salomone». Sarebbe infatti l’Astro, la luce interiore che illumina la mente degli scienziati e che avanza nella grande processione su un carro, sul quale appunto c’è «un sole d’oro, che splende alla sommità, nella posizione centrale».

Le utopie rinascimentali di Campanella e Bacone non sono così astratte e fantasiose, né tantomeno sorpassate, come in genere si crede. Esse costituiscono come delle linee programmatiche e messaggi in codice per i cosiddetti “iniziati” di ogni tempo. E ricalcano e ripropongono le modalità di attuazione dell’antico totalitarismo egizio, ovviamente in forme mascherate e moderne, comunque sempre connesse alla misteriosofia solare. Questo “corpus” di conoscenze razionali e magiche costituisce la base della contro-tradizione esoterica, che viene trasmessa nei secoli, immutata nella sua essenza più segreta. Dietro un’apparenza plausibile ed ingenua che attribuisce all’Astro un volto divino, si nasconde quello oscuro, ritualistico e magico, della contro-tradizione solare.
Alla “Casa di Salomone” allude Guenon, quando afferma dell’esistenza all’interno della società di «un’organizzazione incaricata di conservare integralmente il deposito della tradizione sacra, di origine non “umana” per mezzo della quale la Sapienza primordiale si comunica attraverso le epoche a coloro che sono in grado di riceverla» (R. Guénon, Il re del mondo, Adelphi, p. 17-18). Guenon interpreta come non umana l’origine di tale contro-tradizione, riferendosi probabilmente alle ispirazioni del “portatore di luce”, lo spirito anticristico che agisce nel mondo, il lucifero “magnifico apostata” tanto esaltato dalla Blavatskj dal quale discendono ed al quale sono dedicate le contro-iniziazioni.
Contro-iniziazioni che come le utopie rinascimentali tracciano la strada per riconvertire l’uomo e la società agli ideali ed all’etica pre ed anticristiana connessi dalla religiosità solare. Del resto, i simboli più famosi relativi alle due forme di totalitarismo del secolo scorso, nazismo e comunismo, svastica e stella a cinque punte, convergono nella mitologia solare. In entrambi i casi si è come riflesso il modello della civitas solis indicato dagli esoteristi antichi. Queste forme di dittature palesi sono scomparse. Ma i loro sviluppi si stanno condensando ai nostri giorni in totalitarismo mondialistico ancora più insidioso, perché quasi invisibile nella forma.
Condannata giustamente l’ideologia collegata alla svastica ed alla gnosi razzista di Thule, dalla Russia l’ideologia materialista si è diffusa in tutto il mondo, come predetto dalla Vergine a Fatima. Come dimostra la popolarità della stella rossa a cinque punte che stazionava sul Cremlino e che adesso aleggia dappertutto. Attualmente, simboli solari di ogni genere, palesi o camuffati (stelle a cinque punte, seicentosessantasei, “rose-eros” di vari colori, piramidi tronche, etc), sono diventati familiari e non destano alcun allarme o sospetto. Nonostante essi rappresentino in varie forme il “marchio apocalittico”, la fatidica cifra, il segno della penetrazione dell’anticristianesimo in ogni settore della società.
La lotta al Cristianesimo, ai suoi simboli, ai suoi seguaci, la manipolazione della sua stessa dottrina intrapresa a partire dalla rivoluzione eliocentrica sta diventando sempre più insidiosa. Siamo pertanto alle fasi finali del contro-esodo iniziato in epoca rinascimentale. L’umanità (manipolata mediaticamente attraverso una sorta di un continuo lavaggio del cervello) sta inconsapevolmente ritornando in una sorta di Egitto spirituale, soggiogato dallo spirito di questo mondo, in un percorso a ritroso del tutto invisibile ai più.
Le politiche attuate dai potenti della terra sembrano essere ordinate in vista della formazione dell’apocalittica Babilonia, la grande meretrice madre tutti i vizi, «la città grande che regna su tutti i re della terra» (Ap. 17, 18). In questa città solare, di estensione mondiale, prigioni, muraglie, grate, catene invisibili sono erette per ciascuno di noi. E ciascuno di noi, più o meno consapevolmente, è sempre più costretto in esse attraverso il giogo del peccato, non più osteggiato, ma tollerato e perfino esaltato, che risucchia quelle energie fornite dalla Grazia in grado di contrastarlo.
Tuttavia, la Vergine che, il 13 ottobre 1917, nella Cova de Iria, umiliò il sole tanto esaltato dagli esoteristi, facendolo rimbalzare nel cielo come una innocua palla, ci ha indicato la via di salvezza sempre più attuale, in questo tempo più che mai insidioso. Preghiera, penitenza, consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, le armi indicate per fermare la corsa del mondo verso il nulla. Per ricondurre gli uomini a quel Dio che è Via da seguire, Verità da accogliere, Vita da incarnare.