domenica 13 febbraio 2011

"EPPUR SI MUOVE"?


 


La leggenda narra che Galilei, dopo essere stato condannato dal Santo Uffizio all’abiura dell’eliocentrismo, pronunciò la fatidica frase <<Eppur si muove>>. Egli continuava a vedere con la mente quello che la vista non riesce a percepire. Allora, nessuno si accorgeva di questo movimento. Nessuno se ne accorge oggi. Attualmente tuttavia l’idea della roto-traslazione della terra intorno al sole è divenuta una certezza saldamente radicata nella mentalità comune, nonostante la totale mancanza di effetti che dimostrino indubbiamente tale duplice moto. Come invece avviene per la quiete terrestre, così palese da essere negata.

Prodigi della scienza, che fin dai primi anni scolastici ci insegna che una volta, quando gli uomini erano ignoranti e le loro cognizioni inaffidabili, si pensava che il sole e gli astri ruotassero intorno alla terra, secondo alcuni addirittura piatta. Ma invece adesso noi “sappiamo” che è la terra a ruotare intorno al sole, a sua volta in moto intorno al centro della nostra galassia, la quale ruota insieme alle altre galassie e così via.

Un turbinio infinito, tuttavia infinitamente insensibile. Infatti, mentre tutto nel cosmo rimanda ad un senso di pace e di quiete, anche dinamica, il nostro pianeta e l’intero Sistema Solare ruoterebbero nella Galassia alla velocità di 2,6 milioni di chilometri all’ora! Circa 720 km/s.

Come è noto, Galilei riuscì a convincerci dell’infondatezza della sensazione di quiete terrestre, presentando in un famoso passo dei suoi Dialoghi la ragione per la quale non ci accorgiamo della rapidissima doppia rotazione terrestre. Con affabile retorica, lo scienziato spiega quella che a suo avviso costituisce l’esperienza infallibile: <<con la qual sola si mostra la nullità di tutte quelle prodotte contro al moto della Terra>>.

Per bocca dell’interlocutore Salviati, che impersona lo stesso scienziato, Galilei dopo aver proposto di far cadere da una torre un uccello morto ed uno vivo (!), per dimostrare che quello morto cadrà nello stesso modo di una pietra, mentre quello vivo volerà via liberamente in qualunque direzione, aggiunge che i nostri sensi non colgono il movimento terrestre, per un’evidente ragione: <<Rinserratevi con qualche amico nella maggior stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d’aver mosche, farfalle e simili volanti … >>.

All’interno di una cabina di una nave, spiega giustamente lo scienziato, non riuscireste a dire se la nave sia ferma o in moto rettilineo uniforme, perché in entrambi i casi valgono le stesse leggi fisiche. Le mosche che si muovessero all’interno di questo ambiente non urterebbero contro le pareti, nemmeno quando la nave si muovesse, come invece prevedeva la teoria dell’impetus, inteso da Buridano (1330 – 1358) come una sorta di motore impresso da ciò che muove a ciò che è mosso. Ma al contrario, gli insetti volerebbero proprio come se la nave fosse ferma, e via dicendo.

La rilevante importanza di questo brano dipende dalla sua relazione con i moti relativi ed i cosiddetti sistemi di riferimento inerziali nei quali le leggi della fisica sono invarianti, essendo l’accelerazione uguale a zero. Al contrario dei sistemi non inerziali nei quali, essendo l’accelerazione diversa da zero, gli stati di quiete e movimento non sono equivalenti. L’accelerazione infatti provoca effetti fisici evidenti. Se lasciamo cadere una goccia in un vaso posto in un sistema inerziale, esempio galileiano, la goccia cade perpendicolarmente nel vaso. Se il sistema fosse accelerato, no. Quando un treno accelera, curva o frena, noi evitiamo di versare l’acqua nel bicchiere. Esperienza comune più che giusta ed accertata.

Pertanto, è giusto considerare con le dovute approssimazioni come sistema inerziale la cabina chiusa di una nave in moto rettilineo uniforme. Tuttavia, se la stessa nave virasse per tornare indietro, le cose cambierebbero, perché l’accelerazione provocherebbe degli effetti sensibili. E la terra nel suo moto di rotazione cambia continuamente direzione. Di conseguenza, è del tutto erroneo considerarla alla stregua di un inerziale. Perché se la terra ruota non può essere un sistema inerziale. Ma se lo è, allora non può ruotare. Infatti, solo se la Terra non ruotasse, potrebbe paragonarsi all’interno di un <<gran naviglio … >> che viaggia più o meno rettilineamente senza effetti evidenti. Logica circolare, ma inoppugnabile.

D’altra parte, se la Terra ruotasse effettivamente, non ci sarebbe alcun bisogno di dimostrarne la rotazione attraverso sofisticate esperienze, dal momento che tutti si accorgerebbero degli effetti del suo moto rotatorio. Infatti: <<Se siamo in un sistema accelerato, per esempio una giostra, noi ce ne accorgiamo perché sentiamo il continuo cambiamento di velocità: essa infatti muta direzione in ogni istante>> (F. de Felice, Gli incerti confini del cosmo, Mondadori, Milano 2000, p. 40).

Se una comune giostra ruotante non può essere considerata come un sistema inerziale, per via degli evidenti effetti (forze inerziali, accelerazioni di Coriolis, eccetera) che si sviluppano durante il suo moto rotatorio, che dire di un’enorme sferoide che non solo ruota a velocità vertiginosa intorno a sé, ma anche rispetto ad un centro esterno (Sole), ed anche rispetto al proprio asse (precessione), e che inoltre rallenta ed accelera nel suo moto di traslazione periodica (seconda legge di Keplero), al pari di una trottola misteriosa teoricamente soggetta ad un moto rapidissimo, ma praticamente ferma?

Tuttavia, per le menti raffinate è troppo ingenuo affermare che la terra è ferma perché a tutti gli effetti appare ferma. Allora, è necessario cercare di dimostrare che si muova. A riguardo, Galileo ha fornito prove del tutto erronee, come quella delle maree. Più di cento anni dopo, nel 1792, ci provò il Guglielmini, facendo cadere una serie di pietre dalla torre degli Asinelli di Bologna per verificare se cadessero perpendicolarmente o verso est. Poi ci provò Foucault, nel 1851, appendendo alla cima del Pantheon di Parigi una fune di 67 metri, alla quale era legata una sfera di bronzo di 28 kg. Foucault dimostrò che il piano di oscillazione del pendolo ruotava in 24 ore.

Queste esperienze non dimostrano che la terra ruota. Ma che un “qualcosa” ruota nell’universo. È la scienza moderna che le ha interpretate a senso unico, per accreditare a posteriori una tesi già saldamente accettata a priori, circa trecento anni prima, da Galilei, sulla base della dottrina pitagorico-egizia, senza alcuna prova scientifica.

Peraltro, è probabile che Ipparco da Rodi e persino san Tommaso d’Aquino avrebbero interpretato le stesse esperienze in modo contrario a quello indicato dalla scienza moderna. Ossia, come la prova evidente della rotazione dei cieli, dell’esistenza e dell’azione del famoso etere, quintessenza aristotelica perennemente in rotazione alla quale gli astri devono il loro moto periodico.

È noto infatti che, dal punto di vista aristotelico, la Terra viene considerata ferma, e la sfera delle stelle fisse in rotazione, da est verso ovest. Ed il piano del pendolo di Foucault ruota proprio da est verso ovest, solidale cioè alla rotazione delle stelle fisse. Dunque, la Terra è in quiete e le stelle in movimento. Avrebbe concluso il grande astronomo geocentrico, Ipparco da Rodi. E probabilmente anche il “Bue Muto”, come veniva soprannominato san Tommaso d’Aquino.

D’altra parte, in chiave tomista, dagli effetti è impossibile risalire alla causa, perché gli stessi effetti possono essere ricondotti a cause diverse o ignote. Pertanto, una dimostrazione che spieghi la causa con gli effetti, e non con la riduzione ad un principio superiore, non è che ipotetica: <<Le conseguenze non provano i principi … Le supposizioni non sono provate dall’esperienza, perché l’esperienza (apparentiae) confermerebbe anche postulati diversi>> (G. Morpurgo – Tagliabue, I processi di Galileo e l’epistemologia, Edizioni di Comunità, Milano1963, pp. 35-36).

Ipotetica è appunto la scienza astronomica, nonostante la tendenza dei suoi autorevoli rappresentanti a presentarla come scienza del reale, assoluta e certa, ed a proiettare nel misterioso ambito celeste, per nulla riducibile a quantità e regola geometrica, l’esperienza e le teorie dedotte in un ambito del tutto unico e limitato, come quello terrestre, che a tutti appare fermo. Nonostante tutti per “fede” scientifica, o pitagorica, lo credano in rotazione e rivoluzione ellittica intorno al centro solare.