Nelle
sfere delle alte iniziazioni, si crede che un uomo il quale, pur non essendo
massone dichiarato, condivida ed appoggi anche inconsapevolmente i principi
della massoneria, possa definirsi un “massone senza grembiule”. Una sorta di
applicazione del detto evangelico: “chi non è contro di noi è con noi” (Mc 9,40). Albert
Pike, 33° del Rito Scozzese, «satanista di Boston, incallito praticante della
magia nera»[1], affermò infatti: «Si
incontrano molti massoni che non si sono mai sottoposti all’iniziazione».
Massoni anonimi, “senza grembiule” vengono dunque considerati
quanti, pur non essendosi sottoposti a nessun rito di affiliazione ad una
loggia, condividono comunque le derivazioni dei noti principi laicisti di
libertà, uguaglianza, fratellanza, propugnati ai quattro venti dalla
rivoluzione del 1789, che rappresentano i cardini della nostra mentalità comune.
Massoni senza iniziazione siamo quindi tutti noi, in possesso di
convinzioni in varia misura emancipate, filantropiche, cosmopolite. Noi moderni,
di destra e di sinistra, conservatori e progressisti, che proclamiamo comunque la
solidarietà, la tolleranza religiosa, il rispetto della personalità umana, la
libertà di coscienza, etc., stimolati ad accogliere uomini di ogni credenza,
nazionalità, tradizione, di ogni razza, qualunque siano le loro opinioni
politiche e religiose, purché liberi e di buoni costumi.
La massoneria difatti si pone al di sopra di tutte le religioni e
di tutte le chiese, accogliendole al suo interno, senza distinzioni. Essa così intende
esercitare una sorta di unificazione degli uomini, qualunque concezione
particolare essi abbiano sulle problematiche religiose, sociali, politiche.
Questo perché tale consorteria dichiara di aver sempre accolto al suo interno: «indistintamente monarchici e
repubblicani, conservatori e progressisti, cristiani ed ebrei. Vi troviamo
infatti patrioti come Giuseppe Mazzini, il quale nel 1868 ebbe l’aumento di
luce del 33° grado scozzese da parte del Supremo Consiglio di Palermo, e
Giuseppe Garibaldi, che fu iniziato a Montevideo nel 1844»[2].
Come dicevamo, all’interno di questo panteon ideologico e
religioso, senza mura, ci troviamo anche noi, impregnati fino alle midolla di
ideali laicisti. Chi infatti sarebbe propenso ad un ritorno agli ideali
pre-risorgimentali, alla Chiesa gerarchica, al potere temporale dei Papi,
all’intransigenza religiosa? Chi darebbe ancora ragione a Papa Pio IX, al suo
desueto non expedit …, ossia non conviene ai credenti
prestare la loro partecipazione alle attività politiche del Regno d’Italia?
Questo santo Pontefice, che venne esautorato con la forza dal
potere temporale, era tuttavia ben consapevole che se il governo dello Stato fosse
stato affidato ad istituzioni puramente laiche, sarebbe crollato su di sé,
perché internamente instabile e corrotto. Senza il riferimento timoroso a Dio
ed il rispetto dei suoi precetti, la morale difatti non possiede fondamenti
certi ed inviolabili, ed anche l’etica diviene relativa. Pio IX era quindi
profondamente convinto della necessità del potere temporale del Pontefice,
perché la Chiesa potesse esercitare in modo autonomo l’azione di redenzione
universale attribuitole da Cristo. Egli difese fino all'ultimo il diritto di
governare effettivamente un proprio regno, come legittimo Re. Ma gli eventi
seguirono un andamento assai diverso.
La storia è nota. Il 20 settembre 1870, nell’equinozio d’autunno, data
cara alle officine massoniche, l’ufficiale Giacomo Segre, oggi sepolto nella
zona ebraica del cimitero di Chieri Torinese, diede l’ordine di far fuoco
contro Porta Pia, incappando così nella scomunica che Pio IX aveva proclamato
contro chi avesse ardito esplodere il primo colpo contro le mura pontificie.
Essendo ebreo, la scomunica non poteva coglierlo più di tanto. Gli ufficiali
cattolici, per quanto divenuti anticlericali, non se la sentirono di sparare
per primi. Semmai, qualcuno di essi portava in tasca gelosamente crocifissi e
rosari regalatigli dalla mamma o dalla nonna.
Scrivendo sulla “Questione Romana”, Gramsci spiegò: «Porta Pia non fu che un episodio
meschino, militarmente e politicamente. Militarmente non fu che una grottesca
scaramuccia … Porta Pia rassomiglia, in piccolo, a Vittorio Veneto. Porta Pia
fu la piccola, facile vittoria dell’aggressore enormemente superiore
all’avversario inerme, come Vittorio Veneto fu la facile vittoria contro un
avversario che militarmente non esisteva più. Porta Pia fu semplicemente
l’ultimo episodio della costruzione, violenta ed artificiale, del Regno
d’Italia. Tutto il resto è chincaglieria retorica. Le belle frasi Terza Roma
sono completamente vuote di senso».
Molti
anni sono trascorsi da quella fatidica data, che segnò la conferma di
tutte le scomuniche rivolte ai fondatori dell’attuale stato laico, liberale,
emancipato. Ma i tempi sono molto cambiati da allora, al punto che la Chiesa di
oggi ha dimostrato di aver cambiato radicalmente posizione, circa il principio
laicista dell’etica sociale fondata su una morale comune, non necessariamente
legata alla religione cattolica.
Il 27 ottobre 1986, Giovanni Paolo II convocò ad Assisi i
rappresentanti delle maggiori religioni del mondo. Tutti i partecipanti
pregarono il loro Dio, a favore della pace, secondo le formule specifiche della
loro religione, senza disprezzare e senza voler predominare sulle altre, in un
atteggiamento di profondo rispetto delle reciproche diversità. Questa stessa
regola, come accennavamo in precedenza, è proclamata all’interno delle logge
massoniche, nelle quali: «Ciascuno
è libero di portare all’interno del lavoro massonico le sue convinzioni
religiose, così come ciascun rappresentante religioso ha portato le sue
convinzioni all’incontro di Assisi»[3].
La nostra Chiesa sembra quindi inspiegabilmente convergere sul
principio esposto nella cosiddetta “bibbia” della massoneria, Morals end Dogma, scritta dal sopra
citato 33°, Albert Pike. Il quale affermò che nelle officine massoniche: «il Cristiano, l’Ebreo, il Mussulmano,
il Buddista, il seguace di Confucio e Zoroastro possono unirsi come fratelli e
accomunarsi nella preghiera al solo Dio che è al di sopra di tutti gli dei»[4]. Chiesa e Massoneria, a
tutti gli effetti, oggi: «esprimono
stessi concetti, stessa sollecitudine, stessi obiettivi: la tolleranza nel
rispetto reciproco motivato dalla condivisione di finalità universalmente
condivisibili»[5].
In
questo clima di dichiarata pace e fratellanza universale, che intenderebbe
abbracciare tutti gli uomini, restano tuttavia esclusi quanti si riallacciano
alla Chiesa di sempre. Quella oggi considerata “antica” e quindi superata.
Tuttavia, chiara nelle sue posizioni, nelle sue condanne, nelle sue scomuniche,
essendo governata da Pontefici che non hanno temuto la censura delle piazze, né
da vivi, né da morti. Si pensi allo stesso Pio IX, il cui corteo funebre, che
di notte trasferiva le sue spoglie da San Pietro a San Lorenzo fuori le mura
(1881), venne assalito da massoni al grido di: «Al fiume il papa porco».
Ma i toni accesi di allora, oggi si sono mitigati. Così che la
Chiesa di Pio IX e quella attuale, sembrano essere due entità diverse, addirittura
inconciliabilmente contrapposte nei loro proclami, nella loro prassi, nella liturgia
e nella lingua. Il Papa del Sillabus,
del dogma dell’Immacolata Concezione e dell’infallibilità papale, sembra
difatti essere estraneo, se non proprio nemico, della Chiesa d’oggi, più di
quanto lo fossero i nemici di un tempo, oggi per molti versi confluiti in Essa,
attraverso inavvertite fenditure, che inevitabilmente hanno consentito un
abbattimento delle antiche mura ed una occupazione anche spirituale della Roma felix.
Il mondo, avendo allentato il legame con le Intelligenze separate
che lo governano, ed avendo di conseguenza ridotto al minimo le sue protezioni
spirituali, è sempre più pericolosamente esposto ad un processo di decadimento
e di autodistruzione indotto dall’azione delle potenze avverse. I cristiani praticanti,
legati alle forme classiche di pietà ed alla sacra Liturgia, sono sempre più
perseguitati, spesso emarginati all’interno delle loro stesse comunità. Chi non
si adegua agli aggiornamenti ecclesiali, resta fuori di fatto, segnato con il
marchio del tradizionalismo, che tuttavia rappresenta il segno vivente della
gloria divina che agisce come il sale evangelico nella storia umana.
Questo è successo ai Frati di Frigento, i più agguerriti avversari
della Massoneria, molto angariati dalle autorità del Vaticano, per il loro
attaccamento alle forme liturgiche preconciliari, che tanto fastidio producono negli
avversari. Questo succede a quanti si pongono legittimi interrogativi verso l’attuale
Pastorale che per molti aspetti sembra far confluire, fino a confondere Chiesa
e mondo.
Signoreggiano invece all’interno della comunità ecclesiale proprio
quei cristiani divenuti, inconsapevolmente, massoni “senza grembiulino”. I
quali procedono senza ripensamenti verso la definizione della nuova chiesa,
allontanandosi per forza di cose da quella dei loro padri: assolutista,
inflessibile, chiusa alle esigenze del mondo. Proprio quella Chiesa che ha
generato gloriosi santi e fondatori. Come don Bosco, fervente antimassonico,
zelante consigliere, collaboratore e difensore dell’ultimo Papa Re, oggi, da
questo punto di vista, reputato retrogrado e sorpassato dagli stessi Salesiani.
Certo, dicevamo, quelli erano altri tempi. Ma questo basta a
spiegare le strane convergenze della Santa Romana Chiesa con la Massoneria
universale? Consorteria che, dal 1738 fino al 1960, tutti i Pontefici, evidentemente
non senza ragione, indicavano e trattavano come acerrima nemica. Oggi tuttavia
inspiegabilmente sparita dalle cronache ecclesiali e non. Proprio come se non esistesse.
[1] P.
Haining, Maghi e magia, Ed.
Mediterranee, Roma 1977, p. 61.
[2] W.
Anceschi, La Massoneria
iniziatica, Ed. Rebis, Viareggio 2002, p. 80.
[3] M.
Biglino, Chiesa Romana
Cattolica e Massoneria, realmente così diverse?, Collegno 2009, p. 38.
[4] A. Pike, Morals end Dogma, Ed. Bastogi,
Foggia, 1986, III, p. 153.
[5] M.
Biglino, ib.
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