I risvolti della “potenzialità creatrice” dell’uomo sono del
tutto particolari, perché investono anche il lato psichico e “sacro”. Creato ad
immagine di Dio, posto nel cuore del creato come anello di giuntura fra la
dimensione visibile ed invisibile, per riconoscere, servire e celebrare il
Creatore a partire dagli elementi visibili, l’uomo è stato investito in diversa
misura di poteri esclusivi.
Oltre a poter generare vita biologica, come tutti gli altri
esseri viventi, egli è in grado di generare vita anche nel piano spirituale e
psichico. Questo potere era noto fin dall’antichità, quando le dimensioni
ordinaria e straordinaria non erano così separate come nel tempo moderno.
Le antiche religioni animistiche attraverso la mediazione di
sciamani, negromanti, maghi-sacerdoti creavano idoli nel piano astrale adorandoli,
attribuendo culto e latria, attraverso l’offerta rituale di sacrifici. Tutto
questo rafforzava le “divinità” determinate, ponendole in relazione con i loro
celebranti. Maggiori offerte, maggiori vantaggi e potere.
I Celti ad esempio come cacciatori di teste: «decapitavano
frequentemente le loro vittime di guerra e offrivano i loro trofei agli dei nei
templi o li conservavano nelle loro dimore come beni preziosi. Diodoro Siculo,
Livio e Strabone documentano tutti tali pratiche» (M. J. Green, Dizionario di mitologia celtica,
Bompiani, Milano 2003, p. 110). In tali cerimoniali, sangue e sesso
costituivano gli elementi particolarmente ricercati dai totem che raffiguravano
le evanescenti e crudeli entità protettive così idolatrate.
Quando i materialisti dello scorso secolo affermavano che
l’uomo ha creato Dio, si riferivano proprio a questo aspetto. Ossia, al potere
della mente di creare forme spirituali, le quali costituiscono come dei “vortici
astrali” ai quali fanno capo le persone che le hanno determinate e sviluppate
attraverso rituali a sfondo sessuale e sadico. Il sesso per attrarre, il sangue
per soddisfare.
È noto che le assurdità abbondano, ove la Fede tramonta. E
spiegare razionalmente l’irrazionale diventa altrettanto irrazionale. Tuttavia,
proprio nella nostra epoca così tecnologicamente avanzata, questi aspetti superstiziosi
più arcaici della religiosità pagana sono ritornati alla ribalta e rilanciati
sotto vesti accattivanti dalla cultura “esoterica”, sempre più diffusa dai
mezzi di comunicazione sociale. Anche in forme bizzarre. Quali il culto della
morte.
Possiamo dire con certezza che dalle nostre parti,
l’evocazione della morte è in genere ancora accompagnata da una “genuina”
superstizione. Gesti scaramantici più o meno palesati. Questo perché la morte
ha di per sé un che di crudele e di innaturale. Afferma il libro della
Sapienza:
«Dio non ha creato la
morte e non gode della rovina dei viventi. Egli ha infatti creato tutte le cose
perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non
c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti
è immortale. Sì. Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto a
immagine della propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata
nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono» (1,13-15; 2,23-24).
Specialmente nel
Centro America,
invece, la morte venerata nelle forme della «Santa Muerte». In particolare, a Ciudad Juárez e nella stessa Città
del Messico, in mano alla narcomafia, dove negli ultimi anni sono scomparse
misteriosamente centinaia di donne, sorgono “chiese” dedicate a questa divinità
alquanto disumana. Si dice che la «Santa
Muerte» sia la patrona dei narcotrafficanti. I quali la onorano con tanta
devozione, per ottenere la grazia dello sterminio dei nemici.
Essa è raffigurata con uno scheletro, con la fatidica falce,
rivestito come la Madonna di Guadalupe, apparsa sempre da quelle parti al
povero contadino, oggi santo, Juan Diego. Stessa iconografia, stessi paramenti
sacri, corone, collane, mantelli di colore diverso a seconda delle “grazie” da
ottenere. Stessa lettera iniziale «M» di Mamma, Madonna, Maria (e di mafia,
massoneria).
I fedeli portano questa statua in processione, convinti di
ottenere vantaggi attraverso la recita del “rosario”, liturgie particolari, “offerte
devozionali” davvero di tutti i tipi: teste, mani mozze, corpi martoriati,
sangue degli avversari. Si dice che i narcos più “devoti” possiedano altari
lussuosi nelle loro ville, ai piedi dei quali depongono con discrezione e
riconoscenza i loro “doni”.
Con la punta di orgoglio tipico dell’ignoranza, questa “mania”
viene fatta risalire ai popoli Maya ed Atzechi. I quali da quelle parti come si
sa celebravano insieme al dio sole, una divinità complementare denominata Mictlantecutli, dominatrice del regno
dei morti, il funereo ed infernale Mictlan.
Sono noti peraltro i sacrifici umani offerti a tali divinità per secoli e
secoli, prima di essere civilizzati dai missionari cattolici.
Comunque, malgrado gli aspetti macabri e violenti, il culto
della «Santa Muerte» continua a
diffondersi, rafforzando così l’idolo creato, la “sacra eggregora”. Solo in
Messico, i fedeli sono più di tre milioni. Ma il numero è in via di espansione,
anche perché per molti versi connesso alla cultura nichilista ed all’uso della
droga.
I giovani sono le
principali vittime
di questa contro cultura collegata all’uso della droga. Gli allievi della
pedagogia illuministico-massonica, slacciati sempre più dalle linee pedagogiche
tradizionali, dall’educazione ed istruzione religiosa che invece costituiva la
base delle generazioni passate, nel bene e nel male.
Oggi, senza difese spirituali, senza guide affidabili, tra
famiglie dissestate e società decadente, moltitudini di giovani seguono le “mode
disgreganti” sottilmente imposte dalla tecnocrazia dei media. Alla luce della moderna
libertà etica e sessuale, soltanto nel 2010 in Inghilterra hanno abortito 38269
adolescenti (Avvenire, 20 maggio 2012). Considerando che ogni aborto
costituisce innanzitutto un’offesa a Dio, una negatività, un’inversione del
flusso naturale sempre proteso verso il pieno sviluppo della vita, si può
comprendere lo spessore dell’oscura nube psichica ricopre oggi il nostro mondo,
le nostre intimità.
Nuvola determinata a partire dal rinascimento, sostenuta dalle
migliori menti che hanno indirizzato storia e cultura, ma che come Salomone
sono state soggiogate dagli idoli “stranieri”. Da Cartesio a Newton, Nietzsche,
ai “poeti maledetti”, da Breton a Jung, fino alle musiche rock ed ai mega
raduni musicali a base di alcool e droghe di vario genere.
Tramontate dunque le ottimistiche utopie proclamate dai
circoli rinascimentali che attendevano con entusiasmo una nuova epoca emancipata,
aconfessionale e tollerante verso tutte le fedi, si delinea sempre più cosa effettivamente
si celava dietro quegli ottimistici proclami: un punto di svolta, un’inversione
di marcia, una sorta di “solstizio” etico e religioso. Il ritorno nel passato
tenebroso ove dominavano quegli idoli soggiogati per secoli dalla Romanità. Idoli
che richiedono un prezzo in cambio del fuoco prometeico che mantiene la società
nell’attuale stato di progresso tecnologico condito di caos sociale, di degenerazioni
sessuali e violenze dissimulate o palesi.
I vertici abissali infatti non hanno cambiato gusto rispetto
ai tempi antichi. Teste mozze, sangue, sadismo sessuale. Segretamente celebrati
e rafforzati da ristrette cerchie di moderni cultori, essi agiscono di nuovo sulle
masse, sulle grandi quantità, generando intimi bisogni, delusioni, aggressività.
Culti privati e manie collettive si addensano così sugli uomini, come una
nebbia psichica, fumus satanae, quasi
adombrando quel Cristo-Sole, Verità, Via, Vita che nessuna nuvola potrà mai
oscurare.