Nell’imminenza della sua passione, Cristo citò un’antica profezia, come per
ribadirne l’ineluttabile validità: «Quando vedrete l’abominio della
desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo – chi legge
comprenda - … vi sarà una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio
del mondo fino a ora, né mai più ci sarà» (Mt 24, 15-22).
Queste parole sembrano assumere un
significato particolare, se interpretate nella prospettiva che da tempo stiamo
tracciando, in modo anticonvenzionale, circa la dottrina eliocentrica, a nostro
avviso solo apparentemente astronomica. Infatti, il “luogo santo” cristiano per
eccellenza, non può che essere la sua sede suprema, il Vaticano, la dimora di
Pietro, cuore e centro di irradiazione in tutto il mondo della Cristianità. Lo
“stare” dell’abominio nel luogo santo, suggerisce peraltro una posizione, una
sorte di posto solenne, o trono, preparato nel tempo, per dare spazio fisico al
misterium iniquitatis, affinché possa
attuarsi. Sia che l’abominio fosse una persona, una dottrina o una mentalità,
in ogni caso, esso dovrà in qualche modo posizionarsi in uno luogo fisico o
mentale.
Come abbiamo scritto in questi anni, una
mentalità sottilmente eretica iniziò a farsi spazio al termine del Millennio
medievale, quando autorevoli esponenti ecclesiastici si lasciarono sedurre
dalle concezioni che giungevano dall’Oriente, circa la dottrina pagana del Sole-Lucifero,
inconsapevoli, si spera, di tutti i suoi risvolti oscuri.
Vennero pertanto posizionati, nel
corso del 1480, certamente con nobili intenzioni, sul pavimento del duomo di
Siena, i mosaici di Ermete e delle Sibille, legittimando così in modo
sotterraneo l’ingresso dell’ermetismo magico all’interno della dottrina
cristiana. Ma un segno plastico ancora più evidente e diffuso di questa
penetrazione surrettizia, è dato dagli obelischi egizi. In particolare, quello del
Vaticano, fatto rizzare dal papa Sisto V, nel 1586, di fronte alla basilica di
san Pietro, ove ancora oggi possiamo contemplare la sua silenziosa e forse
inopportuna presenza.
Lo stesso grande Papa che il 5 gennaio
dello stesso anno aveva condannato, con la bolla Coeli et terrae, l’astrologia e la magia rinascimentale, affidando
agli inquisitori l’incarico di giudicare anche le pratiche più semplici di
magia, dispose che si erigesse di fronte alla Chiesa Petrina l’enorme cippo
solare di matrice egizia, ignorandone la recondita valenza magico-erotica,
probabilmente istigato da qualche suo fin troppo zelante consigliere. La
parabola della pagliuzza risuona beffardo in questo atto, anche se, come per annullare
possibili influssi negativi, venne posto su questo membro di pietra una Croce, e
nel basamento l’incisione del breve esorcismo: Ecce Crux Domini, fugite parte adversae: vicit Leo de tribu Iuda,
con la concessione di un’indulgenza perpetua di dieci anni e quarantene a chi
avesse venerato la croce di Cristo posta sull’obelisco, recitando un Pater e un
Ave.
Abbiamo già menzionato il singolare episodio della processione, svoltasi
in Roma, nella lontana domenica delle Palme del 1484, 33 anni prima della
riforma luterana del 1517, capeggiata dall’eccentrico Giovanni Mercurio da
Coreggio [1]. Costui,
che si dichiarava precursore e profeta di una nuova religione, attraversò le
vie della città santa, vestito in modo bizzarro, seguito da un altrettanto
stravagante corteo di seguaci, per fermarsi, infine, sul colle del Vaticano.
Qui attuò il proposito di deporvi alcuni oggetti caricati magicamente, dopo
aver tracciato in terra una serie di geroglifici, simboli e formule magiche.
L’evento citato, forse solo apparentemente
coreografico e privo di significati, alla luce della nostra mentalità
scientifica, potrebbe invece aver lasciato traccia non solo nella polvere, ma anche
nel terreno profondo della storia degli uomini. Infatti, i segni tracciati da
quel negromante sembrarono concretizzarsi ben presto, con la diffusione del Libro XVI del Poimandres, tradotto dal suo illustre ammiratore, Ludovico
Lazzarelli, ove si legge tra l’altro che “il sole ha intorno a sé molti cori di
demoni, simili a eserciti di diversi generi … i quali hanno ricevuto il potere
sulle vicende e sui disordini della terra”. L’eliocentrismo si presentava così
nel suo significato rivoluzionario più profondo e misterioso, collegato in modo
diretto alla sua semplice immagine astronomica, la quale si diffuse in
tutt’Europa poco dopo, nel 1514, con il Commentariolus
di Copernico.
Questo breve testo, nella cui stesura
sono contenuti schematicamente i sette assiomi posti a fondamento del modello astronomico
ermetico, venne subito valorizzato dalle aristocrazie antiaristoteliche ed
antipapali, perché immagine razionale del loro culto esoterico e sovversivo. Non
per niente, Giordano Bruno, noto conoscitore e sperimentatore dell’aspetto
magico dell’eliocentrismo e della forza erotica e generatrice del Sole centrale,
aveva fatto appena in tempo a rimproverare Copernico di aver considerato il
sistema eliocentrico in senso profano, ossia dal solo punto di vista astronomico,
tralasciandone le sue accezioni e potenzialità occulte, in grado di fornire la
chiave criptica per dominare le forze invisibili dell’universo.
Da parte
sua, anche Keplero, nel suo, Misterium
cosmographicum, accusa l’astronomo-medico di Toruń «di aver trascritto misure prese da chiunque,
in varie epoche e senza curarsi della loro affidabilità, ma badando solo che
esse facessero brillare l’ipotesi eliocentrica»[2]. Questa
ulteriore autorevole critica mette a fuoco, ancora una volta, aspetti poco citati
e valutati della teoria eliocentrica, i quali dimostrano che la sua adozione
non ebbe motivazioni scientifiche, ma scaturì da oscure operazioni, in grado di
attrarre e concentrare la ragione umana intorno ad un’idea, dandole lo stesso
peso della realtà, deviando il naturale processo dell’apprendimento, che dai
sensi, prima che dall’idea, trae tutte le nozioni fondamentali della
conoscenza.
Quando l’eliocentrismo fece il suo ingresso trionfale nella ragione umana, condotto dal
carro della scienza, come per incanto, ogni suo significato metafisico e pseudo
religioso finì sotto il ponderoso tappeto della formalizzazione scientifica. Ma
non per questo, esaurendo la sua erompente forza rivoluzionaria. Tuttavia,
perché si manifestasse come trofeo ai suoi propugnatori, in segno di conquista,
così come un tempo si piantava la Croce nei luoghi più impervi, esso doveva
essere intronizzato in un luogo eccelso, inaccessibile, impenetrabile, se non
con l’inganno. Quale altro, se non San Pietro, in Roma?
E proprio un senso plastico ed
architettonico del modello
eliocentrico, sembra aver preso forma velata in tale splendida Piazza, nel
1657, “sotto i baffi” e per commissione dispendiosa degli stessi Papi che concordemente
avevano condannato tale sistema astronomico. Infatti, si dice che il grande Bernini
avesse pensato di dare alla piazza la forma ellissoidale, del tutto innovativa
per il suo tempo, per fornire una immagine plastica, sebbene adombrata, delle leggi
planetarie eliocentriche da poco scoperte da Giovanni Keplero[3]. Del
resto, a ben vedere, l’obelisco solare proveniente da Eliopoli, posto al centro
della piazza, le pietre di marmo poste una alla sua destra e l’altra alla sua
sinistra, come le due fontane sempre attive, sono elementi che effettivamente sembrano
richiamare le leggi kepleriane.
Bernini era
un artista all’avanguardia, del tutto degno della fama che lo circondava. È
molto probabile quindi che le aristocrazie antipapali che agivano sottobanco,
in quel clima politico e religioso controverso, non si siano lasciate scappare di
mano un esponente così valido dell’arte rinascimentale. Egli poteva realizzare
quel progetto impossibile ad altri. Ossia, la riproduzione nella piazza più
importante del mondo e centro della Cristianità, del culto egizio del Sole-Lucifero,
beffando nel contempo quelle gerarchie che tanto avevano avversato tale
dottrina e quanti la sostenessero.
Egli era in
possesso di tutte le nozioni necessarie per realizzare tale opera, tale
impresa, tale scherno. Conosceva intimamente l’astronomo gesuita Nicola Zucchi,
amico di Keplero. La stima reciproca tra questi due personaggi era tale che
quando Keplero attraversò un periodo di difficoltà, Zucchi non esitò a donargli
il suo telescopio. È molto probabile quindi che il Bernini venisse informato anche
da questo gesuita del lavoro rivoluzionario di Keplero, della sua
interpretazione pitagorica del mondo, della musica dei pianeti, della forma
ellittica delle orbite planetarie coronanti il Sole.
Il Bernini
inoltre era uno stretto collaboratore di un altro illustre gesuita, Athanasius
Kircher, con il quale collocò su disposizione del Vaticano diversi monumenti ed
obelischi in Roma. Kircher, abile nell’interpretazione dei geroglifici, era un
autorevole cultore della religiosità egizia che, al pari di Giordano Bruno,
riteneva la fonte di tutte le religioni, compresa quella ebraica. Secondo la Yates,
«Kircher praticò certamente qualche forma di magia naturale, al pari dell’altro
gesuita, Del Rio, da lui spesso citato nelle sue opere»[4].
Gli strani
atteggiamenti di quei singolari religiosi di un tempo, sembrano precorrere
quelli di oggi. È infatti noto che nel 2010 e nel 2011, in Arizona, i gesuiti
hanno assegnato a due nuovi radiotelescopi del Vaticano i nomi di Lucifer 1 e
Lucifer 2, cercando di ricondurre tale discutibilissima scelta, invece che ad un omaggio all’angelo
decaduto, come potrebbe sembrare agli ingenui al pari di chi scrive, all’acronimo
“Large Binocular Telescope Near-infrared Utility
with Camera and Integral Field Unit for Extragalactic Research”. Essi
avrebbero peraltro potuto scegliere dalla stessa proposizione una sigla meno
allarmante, ad esempio LIFE.
Il colonnato di Piazza San
Pietro potrebbe dunque raffigurare non solo l’orbita della Terra intorno al
Sole, rappresentato dall’obelisco centrale, rispetto ai pianeti esterni, come
afferma Bauval, ma anche i significati reconditi di questa riproduzione. In
particolare, l’obelisco assumendo l’aspetto simbolico del Sole visibile, esprimerebbe
anche quello di Sole invisibile, celebrato dagli esoteristi. Occorre inoltre
ricordare che gli obelischi, al di là del loro indiscutibile valore storico e plastico,
possiedono una concreta valenza erotica, ben nota in ambito esoterico. Essi difatti
poiché rappresentano simbolicamente il membro maschile, di norma sono
posizionati all’interno di forme circolari, o di fronte a cupole, che raffigurano
l’organo femminile, riproponendo così in modo allusivo il culto della ierogamia
degli opposti, il cielo e la terra, l’unione trasgressiva di Osiris ed Isis, il
peccato che darebbe luogo alla
redenzione.
È nota il mito egizio di Osiride, che sposò sua sorella Iside. Da questa
unione nacquero Horus ed Anubi. Ma Set, altro fratello dei due sposi, uccise
Osiride, per impossessarsi della sua parte di trono. Per evitare che
risuscitasse, tagliò il corpo in 14 pezzi, che sparse per l’Egitto. Iside
riuscì a recuperarli tutti, tranne il membro, divorato dai pesci. Sostituì allora
la parte mancante con una di pietra, intorno alla quale i sacerdoti egizi
istituirono un culto ed una festa rituale.
Essi credevano infatti che in prossimità dei solstizi e degli equinozi,
«lo spirito del Dio-Sole penetrasse quelle pietre; tali ricorrenze venivano
celebrate con offerte di sacrifici umani. Le vittime erano probabilmente
prigionieri di guerra e gente straniera; in assenza di essi è probabile che i
sacerdoti attingessero dalla popolazione nativa»[5]. Per tali pratiche aberranti, Dio condannò
ripetutamente il culto verso questi pali sacri, insieme alla religiosità
idolatrica egizia. In Geremia, ad
esempio, leggiamo che il Signore: «Frantumerà gli obelischi del tempio del sole
nel paese d’Egitto e darà alle fiamme i templi degli dei d’Egitto» (Ger 43,
13).
L’obelisco eliocentrico
di Piazza san Pietro, proveniente da On, è probabilmente uno di quei pali intorno
ai quali venivano celebrate pratiche immonde, i cui residui macabri sono stati certamente
neutralizzati dall’antico esorcismo papale. Tuttavia, è anche possibile che esso,
col tempo, possa aver perduto efficacia, e che l’idolo sia tornato a svolgere
il suo ruolo dissacrante. Si pensi ad esempio al 14 novembre 2014, quando tre propagandiste
del movimento Femen, in piazza S. Pietro, a seno scoperto, prima di essere
trascinate via dalle forze dell’ordine, si sono inginocchiate di fronte
all’obelisco, mimando gesti osceni con un crocifisso, esibendo sulla schiena la
scritta blasfema «Keep it inside».
Del resto, la
Chiesa di oggi non prega più come la Chiesa di ieri. Il Salterio moderno è
stato espunto da tutti i Salmi cruenti, delle loro invettive e maledizioni
pronunciate verso i nemici, come segno di minaccia e protezione divina. I Salmi
“purgati” sono molti: il 5, 20, 27, 34, 39, 53, 54, 55, 58, anche il salmo 62
delle feste è stato espunto della parte finale, e poi il 68, 78, 109, 136, 138,
139, 140, 142. Quelli addirittura radiati integralmente sono tre: il 57, il salmo 82,
il 108.
Il Breviarium Romanum inoltre era composto
da una sola settimana, nella quale si recitavano tutti i Salmi in latino ed era
suddiviso in sette ore canoniche: Mattutino-Lodi, le Ore di Prima, terza,
Sesta, Nona, Vespri e Compieta. Quello in lingua corrente, attualmente in uso,
è suddiviso in quattro settimane, durante le quali sono distribuiti i Salmi,
tranne quelli espunti e le parti censurate. Ogni giorno allora si recitavano 35
Salmi, oggi meno della metà: 14.
Di certo,
non è la quantità della preghiera che automaticamente può influenzare la
misericordia divina, la quale può essere scossa da un solo sospiro. Tuttavia, venendo
meno la forte resistenza spirituale espressa dalla preghiera liturgica, proclamata
in tutto il mondo in latino, svilita dagli ammodernamenti e aggiornamenti della
Liturgia e della dottrina, dalla sempre più grande avversione verso le forme
tradizionali di culto alla luce di un nuovo sincretismo religioso, come per un effetto
indotto, si sono aperte, dall’interno, le porte alle forze antinomiche, che
tuttora bazzicano i Sacri Palazzi.
Sono infatti
davanti agli occhi di tutti le conseguenze previste e propiziate dai pitagorici
di altissimo livello, ben mimetizzati nel gregge, ma sempre segretamente
impegnati nell’edificazione della città dell’uomo, la campanelliana città del
Sole, nuova Eliopoli mondiale, sottoposta all’erotico Lucifero. Se non fosse
per Dio, che accelererà la fine dell’abominio, come ha dichiarato il divino
Maestro, a conclusione del versetto inizialmente citato, grazie alle preghiere
degli eletti ed all’intercessione del Cuore Immacolato di Maria.
[1]Cfr, Controstoria dell’eliocentrismo, Aracne
Editore, Albano 2016.
[2] A. M.
Lombardi, Keplero, Codice edizioni,
Torino 2008, p. 33.
[3] Cfr. R. G.
Bauval e G. Hancock, Le Città sacre e la
Fede segreta, ed. Corbaccio, 2004.
[4] F.
Yates, Girdano Bruno e la magia ermetica,
Ed. Laterza, Roma-Bari 1995, p. 453 e n. 93.
[5]
E.A. Wallis-Budge's notes on Ra/Re, in Medici Society reprint of The Book
of the Dead, University Books, Secaucus, New Jersey 1960.