Quando scacciò Adamo ed Eva dal
paradiso, Dio fece loro «tuniche di pelle
e li vestì» (Gen 3, 21), per proteggerli non solo dai fattori ambientali. Ma
soprattutto da quel potere spirituale che li aveva ingannati e che fu sprofondato
negli inferi.
Le tuniche bibliche sono anche figura
delle “vesti di salvezza” alle quali allude il profeta Isaia (Is 61, 10), nonché simbolo di quella
«armatura di Dio che ci consente di contrastare le ingegnose macchinazioni del
diavolo … per resistere nel giorno malvagio e, dopo aver tutto predisposto,
tenere saldamente il campo» (Ef 6,
11-19).
San Giovanni Cassiano (Conferenze VIII, 12), scrive in
proposito di queste pelli che come i governanti della terra separano i
malfattori dalla società attraverso le mura delle prigioni, così Dio ha posto
uno schermo di separazione fra gli uomini e gli spiriti decaduti, affinché
questi non corrompano i primi.
La grossolanità dei nostri sensi non ci
consente quindi di percepire direttamente la realtà spirituale, nel bene e nel
male. Quando la porta della percezione si apre, infatti, insieme agli angeli
compaiono immancabilmente spiriti dell’aria e demoni. I quali sono in grado di utilizzare
il loro potere preternaturale per «plasmare
con l’aria corpi visibili e sensibili di qualunque forma e figura ed
assumendoli farli parlare ed agire» (S.
Th., I, 114, 4).
L’interazione della dimensione infera con
quella ordinaria avviene innanzitutto nella sfera mentale ed immaginativa,
sulla quale i demoni possono interferire coinvolgendo anche il corpo,
specialmente nella sfera sessuale. Il famoso manuale degli inquisitori, il Malleus Maleficarum (Il martello delle
streghe) del 1486, metteva in guardia già dalle prime battute sul potere
dell’illusione insito nella stregoneria: «Le streghe possono operare prodigiose
illusioni, per cui può sembrare che il membro virile venga completamente
staccato dal corpo».
Nella solitudine del deserto, i primi
anacoreti venivano turbati da fanciulle lascive che comparivano nella loro
immaginazione in modo quasi sensibile. Al giorno d’oggi, il nudo è davanti agli
occhi di tutti, in modo ossessivo, trasmesso ed elaborato dai media in modo
diretto o allusivo, attraverso immagini, storie scabrose e scandali veri o
presunti divenuti ormai norma di una società degradata e decadente, della quale
anche la natura riflette il disordine attraverso sbalzi climatici e piogge “purificatorie”.
Del resto, era prevedibile che frutti
deleteri dovessero scaturire dal riposizionamento cosmologico delle forze
infere intorno al “sole-eros” centrale, come si deduce da alcuni passi
significativi del Corpus Hermeticum, (cfr.
cap. XVII). Frutti ingannevoli prodotti da riti, invocazioni e sacrifici rivolti
agli spiriti dell’aria dai maghi intellettuali che, a cavallo del 1400 e 1500,
prosperarono in molte corti italiche, impegnandosi in ogni modo per favorire l’avvento
dell’anticristo e del regno opposto a quello di Dio.
La cultura dei maghi intellettuali
dell’umanesimo non era innocua, come si ritiene in genere, ma del tutto deleteria
perché collegata alla magia sadico-erotica e nera, “il lupo travestito da
agnello”. Giovanni Pico celebrava ed imitava uno dei più insidiosi maghi
sacerdoti dell’antichità, Apollonio di Tiana paragonandolo a Cristo, rivolgendo
come lui continue preghiere al Sole, per conoscere i segreti di quella: «magia dedotta dagli astri e che procede da
un patto occulto con i demoni» (in Zambelli, p. 190).
Innumerevoli furono i tentativi di
interagire con le forze oscure attraverso evocazioni e celebrazioni ad esse
dedicate attraverso i canoni della magia e stregoneria. I sabba ai quali
partecipavano le streghe contadine costituivano essenzialmente orge di gruppo,
dedicate al demone caprone, non prive di risvolti sadici e violenti. Così come
avviene oggi nei riti satanici quando, dopo gli accoppiamenti liberi e sfrenati,
si immolano vittime di vario genere alla grande bestia.
Del resto, nell’universo magico, la
natura viene concepita come un organismo, che continuamente si genera e si distrugge,
le cui parti sarebbero tenute insieme da una perpetua copula mundi, una sorta di “accoppiamento” continuo delle sue
parti. Si comprende in tal senso il perché tutta la forza della magia, come
afferma il Ficino, sia nell’amore, erotico e violento.
La demonologia rinascimentale è piena
di resoconti pornografici relativi a veri e propri rapporti sessuali che i
demoni avrebbero intrattenuto con persone entrate in contatto con essi. Convinzione
diffusa era che i demoni fossero sia incubi (in forme maschili) che succubi (in
forme femminili) ed al tempo stesso entrambi, ossia transessuali. Tale è
l’opinione di Jean Vineti, inquisitore di Carcassonne, esposta nel suo «Trattato contro coloro che invocano i demoni»,
del 1450 circa.
I demoni succubi raccoglierebbero dagli
uomini il liquido seminale, per deporlo nelle donne “scelte” con le quali si
comportano da incubi. Questo anche secondo il padre Alphonso da Spina, che nel
suo Fortalium fidei del 1460 afferma
che le donne visitate dagli spiriti incubi si svegliano «imbrattate come se avessero fatto l’amore con un maschio».
Questa indicazione allude al tentativo dei
demoni di “procreare” esseri umani, in modo indiretto, utilizzando il seme
prelevato da un uomo e poi deposto nel grembo di una donna. Essa richiama anche
aspetti mitologici. Ad esempio, il mito secondo cui Alessandro Magno sarebbe
stato concepito dall’unione del dio Zeus con la madre Olimpiade, dopo che
questa venne ripudiata dal marito, il re Filippo II, il quale si unì alla nuova
sposa, Cleopatra Euridice.
Le streghe propiziavano questo tipo di rapporti
attraverso l’uso di pomate a base di erbe allucinogene che favorivano la
formazione di vive suggestioni e visioni mentali. Per realizzare tali miscugli,
venivano utilizzate piante della famiglia delle solanacee, ad esempio l’Atropa belladonna, il Solanum nigrum, la Cannabis indica, la Datura
stramonium. Questo perché «gli
allucinogeni si rivelano uno dei possenti mezzi per suscitare fantasmi, per
chiamare in vita i demoni» (Coulianu, p. 229). Quanti demoni sono stati risvegliati
dalla moderna cultura della droga, dalle esperienze psichedeliche a base di LSD
o del Peyotil, descritte ad esempio nei libri di Carlo Castaneda ed imitate da
molte fasce giovanili.
Le “scope” usate dalle streghe (radice
del termine popolare, “scopare”, che allude all’atto sessuale) erano ricoperte
di questi unguenti che esse assorbivano sfregando il manico nelle parti intime,
ottenendo così una sorta di orgasmo, o “volo”, estatico. I figli che esse
davano alla luce venivano consacrati al demonio-caprone, considerato loro padre
effettivo.
Johan Klein in una dissertazione
accademica tenuta il 19 novembre 1698 affermava che: «Nei verbali giudiziari delle confessioni delle streghe si può leggere
che esse ricavavano maggior piacere dagli indecenti organi di satana che dalla
lecita coabitazione con i loro legittimi mariti … Sovente è accaduto che in
seguito a questo rapporto odioso e contro natura esse abbiano partorito bambini
viventi».
I rapporti sessuali dei demoni con
stregoni dei due sessi è ampiamente documentato nelle cronache dell’Inquisizione,
spesso in termini crudi e pornografici. Nicolas Remy, dopo aver esaminato circa
mille casi di stregoneria, compilò un’opera demonologica, Daemonolatria (Lyon 1595), nella quale tra l’altro si legge:
«Tutti
coloro che hanno avuto un commercio sessuale con incubi e succubi affermano che
è difficile unanimemente immaginare o descrivere qualcosa di più ripugnante e
sgradevole … Le streghe sostengono che gli organi virili dei demoni sono
talmente grossi e rigidi che è impossibile introdurli senza provarne un dolore
atroce».
D’altro canto, lo stregone Hennezel,
che aveva rapporti con uno spirito succube, afferma che «la sua Scuatzebourg (erano questi nomi di succubi) gli dava
l’impressione di avere un buco ghiacciato (in luogo della vagina) e che doveva
lasciarla senza pervenire all’orgasmo».
Nonostante questa ripugnanza, era quasi
del tutto impossibile, a quanti se l’erano cercata, di sottrarsi alla volontà
dei demoni di possedere intimamente le persone che ad essi si “consacravano”,
provando sulla loro pelle la componente sadica collegata al sesso estremo.
A proposito della temperatura delle
parti intime dei demoni, riportiamo parte della confessione della contessa di
Foix, moglie di un certo duca d’Espernon. Questa poveretta affermava che avrebbe
preferito morire piuttosto che essere posseduta ancora dal demone Teragon, evocato
dal marito, perché «non poteva più
sopportare il suo membro, da tanto che era caldo, e di ciò il giorno dopo non
smise mai di piangere davanti a sua zia».
Dopo aver riportato l’episodio, l’autorevole
studiosa Paola Zambelli scrive che: «La
temperatura delle parti virili del diavolo è sempre stata uno dei segni
distintivi attestati nei processi di stregoneria, malgrado di solito si faccia
riconoscere perché tremendamente gelida, non perché scottante» (p. 171).
Questi resoconti alquanto scabrosi
mettono in luce aspetti poco credibili di un lontano passato. Le antiche streghe
contadine sono ormai scomparse. O quasi. Più che altro, soppiantante da quelle
moderne ed emancipate, avvenenti ed agguerrite, organizzate nei gruppi della
“wicca” (dall’inglese witchcraft:
stregoneria). Il testo di riferimento ispiratore delle loro trasgressioni è Il vangelo delle streghe-Aradia,,
pubblicato nel 1899.
In esso viene raccontato come la dea
Diana, regina delle streghe, si unì con il suo “doppio”, il demone solare
Lucifero emanazione della stessa dea madre Diana. Da questa unione, sarebbe
nata Aradia, o Astarte, la quale avrebbe dovuto compiere la liberazione delle
donne dall’oppressione maschile attraverso la vera stregoneria. Liberazione
soprattutto sessuale, ribellione verso gli atteggiamenti censori e repressivi derivanti
dalla morale religiosa tradizionale.
“Tremate, tremate le streghe son tornate”,
scandiva un motto usato dalle femministe durante la “rivoluzione” del
sessantotto. Forse non era solo un modo di dire. Le rivendicazioni politiche e di
emancipazione sessuale, hanno comportato l’estrema libertà dei costumi ed il
pansessualismo, che W. Reich (1897-1957) interpretò politicamente come segno di
rivolta contro il fascismo e la struttura patriarcale della famiglia
piccolo-borghese nella quale il padre è considerato l’autorità ed il capo.
L’attualizzazione delle bizzarre utopie
e dei proclami sessantottini si riflette in una società ridotta allo stremo,
sempre più in fermento, violenta, corrosa da ogni tipo di vizio. Una società massonica,
non cristiana. Molte persone, private delle tuniche di pelle che richiamano alla
castità, sono divenute schiave dell’indifferenza e degenerazione. Facilmente irretite
nelle maglie di un mercato che prospera sullo sfruttamento e sull’ostentazione
del nudo, fino all’illecito dell’industria pedopornografica.
Se prima del sessantotto l’uomo era accusato
forse anche giustamente di sessuofobia, ora però è divenuto sempre più sessuomane
e schizofrenico, vittima di interpretazioni distorte e maniacali del sesso e
del piacere sessuale. Reso inerte da una falsa morale, orgoglioso e senza
volontà di redenzione, schiavo consenziente del peccato, egli rappresenta una
facile preda per quelle forze oscure che non trovando più la resistenza dell’impenetrabile
armatura di Dio, possono agire liberamente sulla sua immaginazione, manipolando
la sua ragione, attraverso media assoggettati al loro potere, più che alla
Verità.
Bibliografia:
I. P. Culianu, Eros e magia nel rinascimento, Bollati Boringhieri, Torino 2006.
P. Zambelli, L’ambigua natura della magia, Marsilio, Venezia 1996.