Sin dagli albori la cultura tradizionale ha associato al
sole significati sacri e trascendenti. Pertanto, uno dei primissimi culti sorti
all’interno delle comunità primordiali, insieme a quello della “terra madre”, è
quello solare, come testimoniano d’altronde reperti archeologici situati in
ogni parte del mondo.
Anche in Italia nei pressi di Sellero,
in Val Camonica, sono state ritrovate antichissime incisioni rupestri e
petroglifi riconducibili alla religiosità solare e runica. Uno in particolare,
denominato per la sua forma rosa camuna,
verrà ripreso millenni dopo in ambito indo-europeo quale ruota solare, in lingua sanscrita
denominata Svastikà
ossia “portatore di salute”, che sarebbe divenuta tristemente
famosa perché associata alla Hakenkreuz,
croce uncinata, e alla mitologia iperborea di Thule che avrebbe ispirato le malefiche trame naziste.
Altro simbolo solare, meno famoso, ma
altrettanto importante è quello del punto
cerchiato, ⨀, divenuto anche segno
dell’oro, che gli antichi Egizi associavano al sole. Sempre in questo ambito,
tale emblema rappresentava l’energia creativa della divinità solare (maschile) Atum Ra posta nel cerchio del mondo
(femminile). La celebrazione delle sacre ierogamie fra cielo e terra,
costituiva il senso intimo della religiosità, della magia e della politica
vigenti nell’antico Egitto, che davano forma all’omologia fra il culto del sole
e il culto del faraone, re-pontefice, considerato sulla terra come il dio sole
nel cielo.
In
tale ambito il significato simbolico del sole è posto in relazione a uno
spirito “legione” denominato in vari modi, presunto “portatore di luce” non
solo naturale, ma soprattutto psichica. A questa sedicente fonte di luce
spirituale e di forza sessuale si riferivano, oltre i sacerdoti egizi, anche
quelli caldei, babilonesi, nelle celebrazioni rituali e iniziatiche attraverso
le quali intendevano esaltare la figura del sole al fine di propiziare, insieme
al buon esito dei raccolti agricoli, anche quello delle guerre territoriali e
delle politiche di espansione.
Poiché il punto cerchiato
simboleggiava anche il percorso metaforico della terra intorno al sole, esso
veniva utilizzato dai pitagorici per esprimere esotericamente la dottrina eliocentrica,
velandone così il significato intimo ai profani. D’altra parte, l’uso del
doppio linguaggio, uno esoterico interno e segreto, l’altro essoterico e
pubblico, fu la prassi iniziatica che i pitagorici attinsero direttamente dalla
tradizione sacerdotale egizia a tutela della propria esistenza e
proliferazione.
È
risaputo peraltro che i pitagorici credevano nel modello eliocentrico e nel
“fuoco” centrale per ragioni segrete che venivano gelosamente custodite
all’interno della setta, attraverso un inviolabile segreto iniziatico. Per
quale motivo? In genere si nasconde l’illecito, non il lecito. Di conseguenza,
più inviolabile è il segreto, più inconfessabile è l’illecito. I pitagorici
dunque nascondevano le vere ragioni delle loro credenze perché queste dovevano
avere un risvolto proibito, lasciando invece filtrare all’esterno a loro
vantaggio solo aspetti marginali e suggestivi della dottrina.
Quando
approdarono sulle sponde italiche diversi secoli prima di Cristo, questi
singolari filosofi svilupparono, all’interno della loro Schola iniziatica, aspetti magici e rituali oltre alla geometria e
alla numerologia. Aristotele nel De caelo
critica i pitagorici perché non conformavano ragionamenti e spiegazioni ai
fenomeni naturali, ma piegavano i fenomeni ad argomentazioni personali,
tentando di organizzarle in un tutto ordinato. Stessa critica che Tycho Brahe
rivolgerà molti secoli dopo alla dottrina eliocentrica, che non parte dalla
realtà visibile, ma piega quest’ultima al modello teorico con cui s’intende
rappresentarla. Il famoso “far violenza ai sensi” galileiano.
Gli antichi romani ritenevano che
dall’attività solare dipendesse l’andamento della natura e lo sviluppo della
vita, nonché il benessere psico-fisico degli esseri viventi. Reputavano che tale
attività fosse legata in modo particolare ai cicli periodici definiti dai
solstizi e dagli equinozi, giorni nei quali «i due mondi [fisico e psichico]
sono molto vicini. Momenti di pericoli e di opportunità; momenti da vivere con
particolare sensibilità ed esuberanza» (Heimberg, p. 22). Per tale ragione,
crearono due dee protettrici, Diva
Angerona e Mater Matuta, credendo
così di riuscire a limitare i rischi derivanti dal compiersi dei cosiddetti
“punti di svolta del sole”.
A questa oscura forma di religiosità solare di
matrice indoeuropea facevano riferimento gli esoteristi rinascimentali e i
cultori della prisca sapientia, che
caldeggiarono la rivoluzione copernicana e il ruolo centrale del sole. Lo
fecero non tanto per motivi astronomici, ma soprattutto perché l’eliocentrismo
trasmetteva al suo interno, come un “cavallo di Troia”, la dottrina ermetica
collegata al culto pitagorico del “fuoco centrale” e della magia sessuale
caldeggiata da Giordano Bruno.
Se pertanto l’eliocentrismo
rappresentasse esclusivamente una teoria scientifica, più che una vera e
propria weltanschauung, o visione del
mondo, non avrebbe senso una critica che ne investisse altri aspetti,
semplicemente perché questi non esisterebbero. A differenza di altre teorie
scientifiche, però, quella eliocentrica possiede un “che” di estraneo alla
scienza stessa che ne ha sviluppato e legittimato l’aspetto razionale. Un “che” riconducibile alla sfera
ctonia e infera, propria delle religioni misteriche, praticamente ignorato
dalla maggioranza delle persone.
All’interno di questa variegata e
complessa misteriosofia solare si riallaccia a nostro avviso l’ambigua dottrina
eliocentrica, che s’impose nel tardo Rinascimento, nonostante l’assenza di
prove plausibili che ne giustificassero l’adozione. Queste vennero determinate in seguito. E non
furono certo quelle portate da Galilei, che su questo tema collezionò una serie
di colossali errori. Come quello delle maree, dei venti alisei, e quello ancor
più grossolano del non aver riconosciuto nelle leggi di Keplero la
dimostrazione geometrica, ma non fisica, del modello eliocentrico, nonché la
via maestra che lo avrebbe messo in grado di “funzionare” bene dal punto di
vista teorico.
Del resto, malgrado cinque secoli di progresso scientifico,
sull'argomento regna ancora molta confusione. Una recente statistica
ministeriale ha dimostrato la difficoltà di circa il 65 % degli studenti di
fronte alla fatidica domanda: «È la terra a muoversi o il sole?». Ma non solo
studenti sprovveduti. Non poche persone di varia estrazione infatti optano per
la quiete della terra. Circa il 30 % dei francesi ad esempio pensano sia il
sole a ruotare intorno alla terra (Lévy-Leblond, p. 157).
Ai
nostri giorni si rilevano significative tracce della “contro-tradizione” solare
nelle politiche imperialistiche tese alla determinazione di un “nuovo ordine
mondiale” e di una nuova forma di religiosità sincretistica, umanitaria e
aconfessionale. Tentativo testimoniato dalle varie simbologie iniziatiche a
base di piramidi, stelle a cinque punte, obelischi, colonne, gufi e “rose” di
vario genere presenti un po’ dappertutto.
L’obelisco
prelevato ad Alessandria d’Egitto e impiantato a New York, ad esempio, insieme
a uno gemello posto a Londra, come due colonne del tempio massonico mondiale,
provengono da Heliopolis, la città
faraonica del sole. Anche la famosa statua della libertà americana sembra
costituire nelle forme, nella disposizione, nei sette raggi che s’irradiano
dalla corona, la versione femminile del Colosso di Rodi, che rappresentava il
dio solare Helios, versione ellenica
dell’egizio Horus, omonimi e omofoni,
secondo l’accezione dell’esoterista Fulcanelli, di Heros.
Si propone dunque in queste pagine la lettura di alcuni
punti di vista insoliti, che investono da varie angolature la figura del sole e
l’ipotesi eliocentrica in ordine al diffondersi dell’agnosticismo e della
cultura esoterica nell’ambito moderno.
Vogliamo inoltre ribadire, dopo i puntuali e più ampi
chiarimenti da parte di esperti studiosi, che è infondato il declamato cliché
illuministico della persecuzione della Chiesa nei confronti di Galilei,
colpevole di aver affermato che è la terra a ruotare intorno al sole. Leggenda
tuttavia senza fondamento.
La Chiesa infatti non teme in alcun modo le teorie
scientifiche, ma le combatte duramente, nel caso in cui si pretendesse di farle
assurgere a verità indubitabili e assolute. Come reclamava Galilei circa il
modello eliocentrico, contro l'atteggiamento prudente e “probabilistico”,
scientificamente moderno, del cardinale Bellarmino che lo considerava come
ipotesi possibile, ma non come “sistema” certo e reale.
*Dalla “Premessa” del
libro: “L’altra faccia del Sole”, Armando Editore, Roma 2013.