La scienza ha elaborato, a partire dal
1600, un modello del mondo fondato sull’idea della rotazione terrestre,
dell’immobilità solare, dell’infinità dell’universo, ecc. Nel corso dei secoli,
sono state rapportate a tale modello tutte le osservazioni sperimentali che
andavano determinandosi riguardo all’universo.
Tra i postulati basilari posti a
fondamento della metodologia scientifica, emerge quello dell’indipendenza della
scienza dalla metafisica, e la netta separazione fra indagine scientifica e
fede religiosa. La scienza pertanto esclude di principio ogni ricorso ad
ipotesi non quantificabili dal punto di vista matematico, ogni riferimento alla
metafisica, che si occupa della realtà ontologica, che a sua volta sfocia nella
teologia, scienza di Dio.
La scissione fra scienza e fede si
determinò in seguito alle istanze galileiane, che dichiaravano l’indipendenza
della ricerca scientifica dal dogmatismo religioso. Il suo commento al Salmo
18, o al famoso passo di Giosuè, che attestano il moto del sole rispetto alla
Terra, mise in discussione la verità della Scrittura nelle questioni naturali.
L’uomo, pertanto, per giungere alla conoscenza
scientifica deve slacciarsi da ogni riferimento alla Scritture, per utilizzare
un linguaggio rigoroso ed obiettivo, un linguaggio quantitativo ed universale,
qual è appunto quello matematico. Tutto quanto non rientra nei canoni di questo
linguaggio non è scientifico, cioè non è vero. Ove con vero si intende e
confonde il reale.
La matematica utilizzando la rappresentazione
quantitativa della realtà, ha consentito alla scienza di elaborare il proprio
modello del mondo, che non può considerarsi definitivo, perché la verità
scientifica è relativa e sempre in fieri. L’astronomia moderna ci parla
dunque di universo infinito, di galassie, buchi neri, di universi paralleli,
nei quali sarebbe possibile trovare altrettanti alter ego, semmai inconsapevoli
l’uno dell’altro. Queste sono supposizioni
che però vengono considerati quasi alla stregua di fatti, perché presentati
sotto il linguaggio matematico della scienza, in grado di dare autorevolezza
alle fantasie più strane.
L’esclusione di Dio dall’universo da Lui creato è una
conseguenza dell’atteggiamento iniziale perseguito dalla scienza galileiana. È
infatti ovvio che se si esclude un elemento dalle fondamenta di una
costruzione, quest’ultima non potrà riprodurlo nelle fasi finali. Pertanto,
risulta vano ogni tentativo di mediazione o di interpretazione cristiana
dell’universo elaborato da una scienza basata su di un’ideologia quantitativa e
materialista che esclude per principio ogni riferimento al Dio Creatore e
Redentore.
Proprio perché non è possibile risalire o ritrovare
Cristo nell’attuale visione scientifica del mondo, quest’ultima non può essere
considerata in linea con la filosofia realistica cattolica, che in modo
continuo rapporta la creazione e gli esseri al Creatore. Tale affermazione non
deve essere tuttavia considerata come un rifiuto del quadro della realtà che la
scienza ci prospetta.
Al contrario, la scienza propone i suoi insegnamenti
derivanti dalle sue indagini sperimentali e razionali di tutto rispetto. Occorre
però ridimensionare l’immagine ed il valore delle teorie che la scienza
propone. La scienza infatti non produce verità, ma ipotesi falsificabili. Le
sue teorie, i suoi modelli sono frutto della ragione, ed in quanto tali
transitori, relativi.
Al di là dei modelli proposti dalla scienza riguardo
alla concezione del cosmo riteniamo allora possibile elaborare un quadro della
realtà naturale che si distacchi e distingua da quello propostoci dalla
scienza, e che possa considerarsi ad esso alternativo. Non si tratta di negare
le conclusioni alle quali è pervenuta la scienza nel corso degli ultimi secoli.
Si accetta dunque il modello eliocentrico, la teoria atomica, la relatività
particolare e generale, ecc.
Si tratterà dunque di ottenere un modello cosmologico cristocentrico
che si distacchi dalle teorie scientifiche vigenti, dai risultati che
continuamente provengono dai più potenti telescopi disseminati in tutto il
mondo. Ma soprattutto che si distacchi dall’ideologia materialistica che
caratterizza ed indirizza ogni teoria scientifica. Mentre la scienza crede
nell’eternità della materia e nell’indipendenza totale della realtà naturale da
Dio, il modello cosmologico cristiano pone il suo credo nella centralità di
Dio, nel suo continuo rapporto con la creazione, nonché la Sua cura amorevole verso ogni
elemento, verso ogni creatura.
La comunione fra Dio e l’uomo può avvenire anche mediante
la contemplazione del <<libro della natura>>. In quest’ultimo sono innumerevoli
le tracce che consentono all’anima di ricongiungersi a Dio, come ha indicato
san Tommaso nella definizione delle <<cinque vie>>. La conoscenza scientifica
per giungere nella sua pienezza deve acquisire connotati teologici che inducono
ad amare Dio e la sua creazione. Amore che cresce di pari grado alla conoscenza
che l’uomo può avere di Cristo e dei tesori di scienza e sapienza che Dio ha
posto in Lui.
Ricapitolare tutto l’Universo
in Cristo innalzato alla destra di Dio (cfr Ef
1, 10) non è dunque solo un modo di dire utilizzato da san
Paolo per scrivere qualcosa di confortante ai fedeli di Efeso. L’immagine cosmologica
effettiva che sembra corrispondere a questa affermazione paolina è ovviamente di
natura
metafisica, ove con metafisica si intenda
<<un sapere di ciò che è strettamente reale; di ciò che è, così
e come effettivamente è; e non di una nozione più o meno vaga e
astratta>> (T. Melendo, «Metafisica
del concreto», p. 20), come quelle che in genere ci fornisce la scienza
moderna che deduce i suoi modelli dalla ragione per poi proiettarli sulla
realtà.
Consideriamo infatti che: <<Se c’è un tipo di conoscenza che tende
all’astrattezza è proprio la conoscenza scientifica non - metafisica
(…). Gli aspetti importanti della
realtà sono quelli che vengono colti dal senso comune prima, e poi dalla
riflessione metafisica; non certamente dalla matematica, malgrado quello che
alcuni matematici si ostinino ancora a pensare e a dire>> (A.
Livi, Prefazione, in T. Melendo, cit,
pag 10).
Se il senso comune non è dunque
illusorio, ma coglie il vero volto della realtà in quanto dato primo della
conoscenza, allora su questo fondamento è possibile avviare una corretta
indagine cosmologica cristiana e cristocentrica, alternativa a quella
scientifico-pitagorica, che analizzi la realtà, così come si presenta ai nostri
sensi e la rapporti a Cristo-Verità. Ed uno degli innegabili primi dati che si
presenta ai nostri sensi è il movimento del Sole rispetto alla quiete della
Terra. Dato sensibile questo che la scienza moderna invece nega e considera
frutto di illusione.