Uno
dei motivi che stanno alla base del contrasto fra la Chiesa e la Massoneria riguarda
la finalità pedagogica che entrambe rivendicano circa la formazione dell’individuo.
Il suo “ammaestramento” verso acquisizioni superiori. Un’iniziazione ai
misteri, da una parte ordinata ai sacramenti ed alla vita di grazia, dall’altra
collegata alle conquiste della ragione emancipata da dogmi correlati alla
trascendenza.
Il
Signore in persona affidò agli apostoli la missione di ammaestrare le nazioni alla
luce del Vangelo <<battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato >>,
assicurando il suo sostegno quotidiano fino alla fine del mondo (Mt 28, 19).
La
clamorosa conversione di Saulo di Tarso anticipò in modo emblematico quella che
nel giro di tre secoli sarebbe toccata all’impero romano, che da persecutore
del cristianesimo ne divenne seguace e difensore nel 323, a partire dall’editto
di Milano.
Dopo
questa data, i cristiani si inserirono nei cardini del potere politico diffondendo
ad ogni livello sociale i valori propri della nuova religione, occupandosi soprattutto
dell’educazione della gioventù, istituendo scuole monastiche, seminari e centri
di cultura, dai quali derivarono le Università medievali sparse in tutt’Europa.
Sul
finire del 1600, questa realtà che in tinte chiare e scure aveva comunque accomunato
e formato gli stati europei nel corso di lunghi secoli sulla base dei principi
evangelici, iniziò a trasformarsi in modo evidente sotto la spinta propulsiva delle
istanze umanistiche e razionalistiche contrarie alla dottrina cristiana.
Nel
1746, compare nelle logge massoniche di carattere razionalista sorte in Francia,
il famoso motto <<libertà, uguaglianza, fraternità>> che aprì le
porte all’illuminismo ed all’<<enciclopedia>>. Le dottrine
politiche si indirizzano sempre più in senso laico e moderno, prospettando
all’uomo un ruolo nuovo ed attivo all’interno della vita sociale, non più
riferita ai valori cristiani della trascendenza. Tutto questo secondo un
disegno che si delinea gerarchicamente dall’alto verso il basso, come spiega il
massone S. R. de La Ferrière:
<<Al
di sopra delle nostre Logge, dei nostri Templi, dei nostri Grandi Orienti e dei
nostri Riti, è sempre esistita una Direzione Iniziatica Universale, una
Massoneria ed un Grande Oriente Universale di carattere esoterico, il cui
Cons:. Sup:., composto di veri Iniziati, riceve la linea direttiva dai propri
Santi Santuari Esoterici, per subito trasmetterla, attraverso intermediari, ad
Organismi sempre più exoterici. Siamo certi che la maggior parte dei nostri
Fr:. M:. si stupirà di questo, non avendo mai sentito parlare di tale Direzione
Superiore>> (Il libro nero della
Framassoneria, Palermo 2009, p. 19).
Alla
luce di tale direzione occulta, nel periodo illuminista Joseph De Maistre,
affiliato alla loggia di Chambéry, rivendicò alla massoneria la missione di
costruire <<la scienza dell’uomo per eccellenza, cioè la conoscenza della
sua origine e del suo destino>> non disgiunta da una religiosità aperta a
più credi perché improntata sui cardini della tolleranza e fratellanza
universali. La divinità a cui questa filosofia faceva capo era impersonale,
adatta a molti confessioni, concepita simbolicamente come “grande mente”, o
Grande Architetto dell’Universo (GADU).
Oltre
a Comenio, in rapporto con la setta dei Rosacroce, la propaganda della
pedagogia massonica fu assegnata ad affiliati di prim’ordine. Tra i quali,
Goethe, Fichte. Ma fu specialmente Herder ad indirizzare la libera muratoria verso
la diffusione di un sincretismo religioso universale. Goethe da parte sua non
nascose la sua affiliazione all’opera muratoria, attribuendo ad essa il compito
di formare l’individuo attraverso un indefinito processo di perfezionamento personale
e sociale. Fitche, affiliato nel 1793, svolse la sua attività a Berlino,
impegnandosi nella ricerca e nell’insegnamento della filosofia elaborata in
spirito massonico.
Anche
il famoso pedagogista J. H. Pestalozzi prese contatto fin dalla giovinezza con gli
Illuminati di Baviera, associazione para (o super) massonica impegnata a
conseguire il perfezionamento dell’individuo e dell’umanità attraverso la
diffusione di una religiosità universale di tipo razionalistica, senza dogmi, che
non escludeva una sorta di messa in comune dei beni. Pestalozzi inserì nella
sua opera pedagogica questi ideali trans-nazionali, ordinati alla formazione di
una nuova società basata sugli ideali cosmopoliti e filantropici, che si
contrapponevano a quelli propri della filosofia morale di matrice tomista.
In Italia le prime
logge sorsero nel
centro-nord a partire dal 1731, sviluppandosi secondo i tipici due indirizzi.
Quello mistico esoterico-occultistico coltivato prevalentemente nelle logge
anglosassoni e preferite dall’aristocrazia. E quello di stampo razionalistico
ed illuministico tipico delle logge francesi, frequentate genericamente dalla borghesia
progressista ben organizzata politicamente.
Bisognò
tuttavia attendere un centinaio di anni, prima che la massoneria italica iniziasse
il tentativo di statalizzazione della sua azione pedagogica. Una circolare del
31 agosto 1867 dispiega le linee programmatiche comune a tutte le logge,
finalizzate <<all’apostolato della verità, all’azione benefica e docente,
moralizzatrice del popolo e protettrice benefica dei suoi diritti>>. Le officine
dovevano così impegnarsi per contrastare la trasmissione dei dogmi cattolici
attraverso una martellante propaganda <<del dogma della Scienza, della
Libertà, della Fratellanza, della Solidarietà>>.
Il
31 luglio 1870, l’alto dignitario Federico Campanella diramò a tutte le logge
italiane una circolare nella quale si afferma il fine pedagogico della
massoneria, la quale <<deve preparare la via alla rigenerazione
dell’umanità, e porgere al popolo i mezzi di ammaestrarsi nei suoi doveri e
diritti>>, per migliorare lo sviluppo della vita sociale e politica. La
massoneria <<deve quindi concentrare tutti i suoi sforzi nel promuovere
la fondazione di scuole popolari, di asili infantili, di società cooperative e
di mutuo soccorso fra operai e contadini, di librerie circolanti, di giornali e
di tutto quanto può servire all’educazione ed al benessere sociale delle classi
diseredate>>.
In
questo contesto, la Chiesa non poteva che essere considerata come il baluardo
della reazione e la principale avversaria di un progresso rapportato ai tempi, dispensiera
di un messaggio sempre meno attuale ed estraneo alle esigenze dell’uomo
moderno. Per tale motivo, l’organizzazione dello stato laico dovette essere
bene attenta a non concedere la benché minima apertura a questo sorpassato oppositore
sempre pronto a recuperare rapidamente il terreno perduto.
Secondo
le nuove linee pedagogico-massoniche, la scuola laica doveva impegnarsi a
formare innanzitutto il cittadino, più che il devoto, il “genio” più che il
“santo”. Occorreva pertanto definire e trasmettere una religione razionale in
grado di smussare particolarismi e dogmi, per essere in grado di estendersi a
tutti i popoli che avrebbero costituito gli stati moderni e laici.
La
reazione cattolica a questa manovra “pedagogica” che insidiava il cuore stesso
della missione ecclesiale, che è quella di trasmettere e di difendere la Verità
identificata con lo stesso Cristo, venne esplicitata principalmente attraverso
il periodico dei gesuiti, Civiltà Cattolica, secondo linee d’azione riferibili
alla seconda settimana degli Esercizi igniaziani.
Il
fronte cattolico si impegnò a dimostrare che il fine di formazione umana
prospettato dalla massoneria non si concilia con gli ideali evangelici. Che
accordo può esserci fra Cristo e Beliar?, scriveva Paolo ai Corinti. Pertanto,
nessuna conciliazione era ritenuta possibile da parte della Chiesa con la
libera muratoria e con la sua pedagogia espressa in senso laico, cosmopolita ed
aconfessionale.
Contro
la massoneria accusata di corrompere le coscienze con false istruzioni si schierò
Pio IX il quale durante i trentadue anni di pontificato promulgò 116 documenti.
Nel <<Singulari quidam>>
del 9 dicembre 1854 definì la massoneria come un’istituzione soggetta ad una
<<visione illuministica della realtà>> che propone all’uomo nessun’altra
autorità al di fuori della propria coscienza, esaltando così il relativismo
etico e morale.
Nel
Sillabo del 1864 il Pontefice afferma
come un gravissimo errore: <<l’approvarsi dei cattolici quella maniera di
educare la gioventù, la quale sia disgiunta dalla fede cattolica e miri
solamente alla scienza delle cose naturali, e soltanto, o per lo meno
primariamente, ai fini della vita sociale>>. Questo monito rispecchia quanto
afferma il profeta Malachia: <<Le labbra del sacerdote devono custodire
la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, poiché egli è messaggero
del Signore degli Eserciti>> (Ml 2, 7).
Il
successore Leone XIII durante il suo lungo pontificato, dal 1870 al 1903, non
solo appoggiò il congresso antimassonico svoltosi a Trento nel 1896, ma emanò
contro le officine massoniche ben 226 documenti ufficiali, dei quali il più
famoso e rilevante è l’ <<Humanus
Genus>> del 1884.
In
questa enciclica Leone XIII individua nella consorteria massonica la causa
prima di tutti i mali della società, poiché da essa proviene lo slancio verso
un neopaganesimo naturalistico fondato sulla <<sovranità ed il magistero
assoluto dell’umana ragione>>. A questo presupposto si collega la
negazione del principio d’autorità, la liceità del divorzio e quindi la
disgregazione della famiglia e la corruzione della società.
Nell’enciclica
<<Inimica Vis>> dell’8
dicembre 1892, lo stesso Pontefice definisce la massoneria <<setta nemica
al tempio di Dio, della Chiesa e della nostra patria … trattandosi di una setta
che tutto ha invaso, non basta tener conto di lei nelle difese, ma bisogna
coraggiosamente uscire in campo ed affrontarla. Il che voi, diletti figli,
farete, opponendo stampa a stampa, scuola a scuola, associazione ad
associazione, congresso a congresso, azione ad azione>>.
L’episcopato
lombardo fa propri questi temi in una lettera diffusa la vigilia
dell’Immacolata 1896, titolata <<La
massoneria ed il socialismo>>, nella quale la libera muratoria viene
indicata come la matrice dalla quale si propaga l’insidia della sovversione
sociale che agisce in modo particolarmente efficace perché coperta dal segreto
iniziatico. Questa setta <<ha invaso i parlamenti, la scuola, tutte le
pubbliche amministrazioni, si è assoldata la stampa … ed è responsabile
dell’immoralità che dilaga in alto e in basso; calcati e dimentichi i buoni e
sollevati i tristi; la gioventù senza ideali, senza carattere, senza pudore,
guasta fino alle ossa, ribelle fino dai banchi della scuola, paralizzata
l’autorità, scossa la pubblica fiducia, irritate le masse>>.
Civiltà
Cattolica rinforza la reazione antimassonica ammonendo che con i massoni al
potere <<si avvelenano tutte le sorgenti a cui la gioventù deve attingere
l’istruzione e l’educazione>>, che gli affiliati a questa setta sono
impegnati a promuovere in ogni modo, ottenendo così <<lo snervamento del
popolo per mezzo della licenza e del vizio>>. Per poi concludere:
<<Lo scopo del liberalismo, ossia della massoneria, non è politico, è
religioso. Vogliono servirsi della libertà per togliere la libertà
religiosa>>.
Le
pur ferme prese di posizione delle gerarchie cattoliche non riuscirono tuttavia
a fermare l’azione intrapresa dalle logge per diffondere quegli ideali che
avrebbero dovuto costituire la base della nuova Italia liberale ed
anticlericale, in relazione al nuovo ordine mondiale che si sarebbe dovuto
perseguire nel corso dei secoli seguenti.
Dopo
l’unità d’Italia e gli eventi correlati alla breccia di Porta Pia, logge,
officine ed obbedienze varie superando contrasti e divergenze interne si
concentrarono per favorire il progresso dell’istruzione popolare attraverso la
riforma dei programmi scolastici. Questo per riuscire ad espungere quelli che
venivano considerati come residui superstiziosi propri delle precedenti linee
pedagogiche correlate al Magistero ecclesiastico.
I
promotori di questo “laicismo” che si dichiaravano contrari a crocifissi e
rosari, in realtà dovevano ben temerli continuando a portarseli nel cuore. Lo
dimostra un fatto, altrimenti inspiegabile. In occasione della breccia di Porta
Pia, Pio IX aveva minacciato la scomunica a chi avesse avuto l’ardire di
sparare la prima cannonata contro le mura pontificie. Così, il 20 settembre
1870, nessun ufficiale nostrano dei bersaglieri se la sentì di aprire il fuoco.
Per aggirare l’evidentemente temuta minaccia di scomunica, venne infine scelto un
ufficiale ebreo, Giacomo Segre, già non cristiano di fatto, il quale diede l’ordine
di sparare contro Porta Pia.
Contraddizioni a
parte, in quanto
forza laica e progressista, la massoneria ha perseguito nel tempo la lotta
contro il presunto oscurantismo clericale, cercando di mettersi alla guida del
governo della nuova Italia, specialmente nel campo dell’istruzione pubblica.
Attraverso l’azione pedagogica liberale, i giovani avrebbero dovuto essere
formati sull’ideale di laicità di uno Stato non fondato su Dio, ma sull’uomo.
Non sulla Croce di Cristo, ma su stelle a cinque punte, tetractis, squadra e compasso e simboli affini.
Già
il Gran Maestro Adriano Lemmi (1885-1895) dopo aver dichiarato che nessuna
religione doveva essere insegnata nelle scuole: <<ciascuno si faccia il
culto a suo modo; lo stato formi il cittadino e non il devoto>>, in una
tavola del 1886 dichiarò: <<È necessario che gli uomini messi al governo
degli stati siano nostri fratelli o perdano il potere … Le logge massoniche
debbono anzitutto scendere in campo ed apertamente lavorare per il più rapido
conseguimento dei nostri ideali>>.
Si
pensi allora a quanto dovette operare in funzione di tali ideali Michele
Coppino (1822 – 1901) membro della Loggia ”Ausonia” dal 1860, che fu ministro
della pubblica istruzione per ben cinque volte e che rimase in Parlamento quarant’anni,
dal 1860 al 1900. La sua opera al Ministero dell’Istruzione si concentrò sul
programma di scolarizzazione di massa, che coronò il precedente sforzo
legislativo di personalità quali De Sanctis e Scialoia.
Attorno
alla persona di Coppino si radunarono figure di primo piano della Massoneria,
fra le quali il Gran Maestro Ernesto Nathan (1895-1904), tutte impegnate ad espungere
quelli che venivano considerati ritorni integralistici e contrapposizioni clerico-reazionarie
contenuti nei programmi della scuola statale. Tra i parlamentari liberi
muratori attivi nel rivendicare il primato della scuola pubblica in materia di
istruzione, oltre a Bertani, Aporti e Macchi, si distinse per la forza
dell’eloquenza Giovanni Bovio, che tra l’altro declamava: <<La scuola per
l’Italia è letteratura, è politica, è religione, è terra, è tutto. Dobbiamo
vigilarla, laicizzarla>>.
Nel
febbraio 1908, il deputato della sinistra e massone Bissolati presentò una
richiesta formale per abolire l’insegnamento religioso nelle scuole. La sua
mozione venne tuttavia respinta dopo accesa discussione, nonostante Ferrari, il
Gran Maestro del Grande Oriente, avesse sollecitato il centinaio di deputati
massoni, ministro della pubblica Istruzione Luigi Rava compreso, ad appoggiarla
incondizionatamente. Questo “incidente” fu talmente grave da provocare la
storica fuoriuscita dal Grande Oriente d’Italia di palazzo Giustiniani, del
Luogotenente del Rito S..A..A.., Saverio Fera, insieme a 21 massoni fregiati
del 33° grado, i quali fondarono la Gran Loggia d’Italia, di piazza del Gesù.
Anche
dopo la scissione del Grande Oriente, la polemica con i cattolici continuò comunque
nel corso degli anni. Nel 1945, la massoneria di Piazza del Gesù cominciò
tuttavia a smorzare i toni. Il Gran Maestro Palermi dichiarava infatti di
accettare e rispettare le condizioni che consentono alla Chiesa un ruolo di
preminenza nella vita della nazione. La massoneria di Palazzo Giustiniani, invece,
attraverso il Gran Maestro Lay, notificava di non poter dimenticare il legame
che unì la Chiesa cattolica con il fascismo il cui frutto, il concordato
lateranense, era ancora in atto.
In
toni tiepidi o accesi, la controversia tra scuola statale e privata (cristiana)
non si è ancora conclusa. Non sono pochi infatti a credere ancora che la
religione cattolica posta a fondamento dell’istruzione di base possa ledere i
diritti delle minoranze religiose e rendere la scuola sempre meno libera perché
confessionale. Come se il discorso non valesse al contrario. Se infatti non si
formano le persone secondo i canoni della dottrina morale e sociale cristiana,
si formano secondo le linee fondamentali del laicismo massonico che ledono i
diritti della maggioranza religiosa cattolica.
Non
sembra tuttavia che le nuove generazioni abbiano tratto beneficio dalle moderne
linee pedagogiche. Esse manifestano spesso disorientamento e sfiducia nei
confronti di un futuro senza prospettive, che rimanda al disagio di una
“assenza” che non può essere ignorata. La città terrena infatti eretta su
principi espressi dalla ragione umana traballa sempre più, in assenza di
fondamenta piantate sulla Roccia. In mancanza di un riferimento assoluto
identificabile con la persona divina del Cristo, anziché sull’autorità
impersonale dello Stato. Non per niente <<Senza di me non potrete fare nulla>>, è il monito cristiano
che continuerà a risuonare fino alla fine dei tempi.