Nel
corso delle sue visioni notturne, il profeta Daniele vide comparire,
sull’ultima delle quattro bestie, in mezzo a dieci corna: «un corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono
divelte». Il profeta precisa che: «quel
corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con
alterigia» (Dan 7-12). Sotto
ispirazione, Daniele spiega ancora che la quarta bestia, con il suo ultimo
corno, «significa che ci sarà sulla terra
un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà la terra, la stritolerà e
la calpesterà» (Dan 7, 8 e 13).
Questa
potenza terribile, scaturita dalla quarta bestia, che non risparmia niente e
nessuno, ma che stritola e calpesta il mondo, sembra riferirsi all’ombrosa
confraternita della framassoneria. Il cui avvento ufficiale innescò un
travaglio storico, che provocò effettivamente il deterioramento sia dell’Impero
che della Chiesa. Processo che, peraltro, sembra essere giunto allo stadio
finale, manifestato dal disfacimento delle identità nazionali e sociali, in
vista del terribile nuovo ordine mondiale, vaticinato e propiziato simbolicamente
dagli esoteristi rinascimentali, tra i quali Tommaso Campanella, nel suo
libello, La città del Sole.
Sappiamo
che, pur esistendo da secoli come società di costruttori di edifici sacri, in
possesso di notevoli conoscenze architettoniche, operante in sintonia con le
gerarchie sacerdotali, da un certo punto in poi la Libera Muratoria si
trasformò, in senso esoterico ed occultistico. Questa mutazione si determinò in
modo formale, a cavallo del 1600 e 1700, in Inghilterra, come raccontano le
cronache massoniche. Più che dei principi tecnici tipici del mestiere, la
Libera Muratoria iniziò ad occuparsi dell’istruzione e della formazione delle
anime, secondo protocolli iniziatici, rifacentesi al classicismo ed alla
ritualità pagana, indirizzati sostanzialmente contro il “papismo” romano.
Dopo
la rivoluzione del 1688, con la conseguente espulsione dei filocattolici Stuart,
superato il contrasto interno tra massoni Ancients
e Moderns, del 1717, la rinata
massoneria inglese ha investito i suoi membri di un compito particolare. Quello
del solve et coagula, ossia la trasformazione
del vigente stato delle cose, in vista della realizzazione delle utopie
massoniche. I suoi adepti si impegnarono quindi: «a lottare, in concreto e
secondo le possibilità di ciascuno, perché la loro fede nella trasformazione
diventi una reale possibilità per la vita civile e politica»[1], nonché quella religiosa.
Per
la realizzazione di tale processo, finalizzato al mutamento delle coscienze ed all’emancipazione
dal dogmatismo religioso, vennero utilizzati anche tecniche e ritualismi
connessi alla dimensione magica, riscoperti e rilanciati dagli esoteristi in
epoca rinascimentale. Periodo nel quale venne avviata una notevole: «produzione
dei grimori [scritti di carattere magico, ndr] che continuerà fino al 1800»[2]. Il luogo dove scaturì la scoperta,
l’investigazione e la rivalutazione dell’antica ritualità magica, come abbiamo
più volte affermato è il suolo italico, sul quale già Pitagora aveva imposto il
suo oscuro sigillo, in epoca precristiana. Per tale ragione, la Libera
Muratoria, essendo la matrice iniziatica che contiene al suo interno le
tradizioni precedenti, rivendica: «la propria tradizione gnostica ed ermetica,
in continuità con l’Iniziato Lorenzo De’ Medici “che ha illuminato da Firenze tutta l’Europa”, con relazioni ufficiali che
– come ricostruzioni storiche – sono sostanzialmente esatte»[3].
Stando alle pubbliche cronache, come abbiamo accennato, nel 1717, dopo un aspro conflitto fra
i cosiddetti Ancients e Moderns, ossia i massoni legati alla
tradizione e quelli di stampo razionalistico, la Libera Muratoria divenne
operante a livello politico, soprattutto nella sua azione diretta contro la
Chiesa. Lo storico della massoneria, Jean Barles, avvalorando questa tesi, afferma
che fu proprio un fedelissimo discepolo del grande Newton, Jean Théophile
Désaguliers, protestante, di origine francese, «a sopprimere l’invocazione
compagnonica rivolta a Dio ed ai santi, espressione che troppo ricordava la
Chiesa cattolica romana. Introdusse invece l’invocazione al Grande Architetto
dell’Universo, equivalente del medioevale Grande Orologiaio del Mondo»[4]. Entità indeterminata, nella quale
ogni affiliato può riconoscervi il Dio della propria fede, o intenderla semplicemente
come principio impersonale trascendente.
In
seguito a questa metamorfosi strutturale, tale confraternita intensificò la sua
offensiva finalizzata «alla conquista del Clero cattolico, che doveva
raggiungere i suoi massimi risultati alla vigilia della Rivoluzione francese e
che, con la formazione di logge esclusivamente composte di ecclesiastici, sta a
significare come la mistica e la prassi della massoneria non ripugnassero
minimamente ad illuminate coscienze di sacerdoti cattolici»[5].
L’attuazione di tale disegno, si manifestò nel 1782,
quando a pochi anni dall’inizio della rivoluzione francese, il nobile cardinale
di Santa Romana Chiesa, Luigi Renato Edoardo di Rohan, già membro della
massoneria di Rito Egizio, fondò il massonico Ordine della Città Santa[6]. A tale
riguardo, è da rilevare un corposo elenco, composto di una sessantina di
pagine, di preti ed ecclesiastici affiliati alla Massoneria nel corso del 18
secolo[7]. Questa ampia
e miserevole adesione di religiosi e sacerdoti ai fumosi proclami cosmopoliti e
filantropici della Libera Muratoria, attuatasi con la trasformazione ed
apertura delle logge operata da Désaguliers, sotto la probabile spinta del suo
illustre mentore scienziato, non poteva che indurre la Curia Romana ed i
Pontefici ad intervenire in prima persona, denunciando il pericolo derivante
dalla strategia occulta messa in atto da tale associazione segreta, avvolta da
misteriosa, quanto dissimulata, sinistra fama[8]. Nel periodo successivo, si sviluppò,
all’ombra dei moti carbonari, quel progetto così allarmante ai nostri occhi, di giungere all’elezione di un Papa in
consonanza con gli ideali massonici, per corrompere la Chiesa Romana
dall’interno, in modo surrettizio, manipolando la buona fede dei credenti[9].
La realizzazione di tale proclama luciferino sembra riflettersi nell’inquietante fatto che, le ripetute ed
allarmanti condanne dei Pontefici Romani, nei confronti delle sette esoteriche,
al giorno d’oggi sono completamente scomparse dalle cronache pastorali, come se
non avessero alcun valore e si riferissero ad ombre dissolte di un passato definitivamente
tramontato. Esse sono state radicalmente espunte, e come ritrattate,
soprattutto da quelle stesse gerarchie che un tempo le hanno emesse,
caritatevolmente preoccupate della metamorfosi sociale, etica e religiosa
anticristiana, che stava allontanando il popolo e la società intera dalla sola
Via di salvezza, che è Cristo stesso. In virtù di tale silenzio, le Logge,
regolari o deviate, si sono sentite sempre più libere di agire a più livelli,
godendo della copertura dei mass media e soprattutto, come dicevamo, senza
alcuna presa di posizione contraria e significativa degli esponenti più in
vista della vittima sacrificata, la Chiesa Cattolica.
La
confraternita massonica, non più citata nelle omelie, se non in sporadici casi,
peraltro subito biasimati dagli organi di stampa, non esclusi quelli un tempo
cattolici, è riuscita a mettere in atto quello che Baudelaire definì come il
grande trucco del diavolo, il far credere di non esistere, il rendersi
invisibili, manovrando dietro le quinte della storia. Ma non solo dietro le
quinte della storia. Quanto all’interno delle persone, infiltrandosi
nell’intelligenza e nella ragione. Anche attraverso i proclami scientisti, che erroneamente
declamano la corrispondenza tra il progresso tecnologico e scientifico con
quello personale e sociale.
La tesi che la scienza moderna affondi le proprie radici in ambito
iniziatico, divenendo un potente mezzo di penetrazione, lavaggio e controllo delle
coscienze, è dimostrata dalle sue stesse origini, scaturite dalla società
segreta denominata Collegio degli Invisibili, sottilmente connessa al movimento
rosacrociano disseminato nei centri nevralgici europei. Tale setta, inizialmente,
organizzava riunioni segrete tra i suoi illustri appartenenti. Ma in
pochi anni cambiò strategia e venne allo scoperto, dissimulando il suo
interesse per la tradizione e le pratiche iniziatiche. Assunse così la denominazione
di Gresham’s College. Dal quale, nel
1660, sotto il patrocinio di Carlo III, nacque la prestigiosa Royal Society.
Jean Barles, sostiene che anche Isaac
Newton partecipasse ai lavori, sia del Collegio degli Invisibili, che a quelli
del Gresham’s College. Egli inoltre
asserisce che Newton: «iniziato di buon’ora alla Massoneria, e che con altri
membri della Royal Society, di cui divenne il membro più illustre e poi il
presidente, prendesse parte alla fondazione della Gran Loggia nel 1717»[10].
Quest’affermazione è una conseguenza del fatto che furono i massoni ad
istituire tale accademia, dal momento che «in pratica, i primi appartenenti
alla Royal Society erano tutti massoni»[11].
È assai sorprendente che Barles affermi quanto nessun altro abbia mai
dichiarato. Ossia, l’appartenenza di Isaac Newton alla massoneria.
Evidentemente, doveva aver preso visione di documenti che altri hanno pensato
bene di mantenere coperti.
Newton massone, nonché spregiudicato
alchimista ed indagatore dei segreti più reconditi e scabrosi della natura,
come da più parti riferito, è un’immagine che getta notevoli ombre anche sulla
sua decantata interpretazione scientifica del mondo, di cui tutti noi siamo
impregnati. Fino a che punto infatti la fisica newtoniana può essere esente
dalle contaminazioni ideologiche connesse all’iniziazione massonica del suo
illustre autore? Cosa si cela dietro l’apparente asettico linguaggio analitico
da lui utilizzato? E cosa si trasmette in noi, che abbiamo assorbito
passivamente, durante la formazione scolastica, i frutti della sua
immaginazione scientifica, della sua razionalizzazione e desacralizzazione del
mondo, alterata dalle sue credenze iniziatiche e dalle sue pratiche occulte,
testimoniate dai suoi scritti segreti, ancora non divulgati[12]?
Attraverso l’indottrinamento scientifico, questo ambiguo personaggio, al tempo
stesso genio e “grande condottiero dell’ateismo”[13],
può essere divenuto un potente “patrono” occulto del controllo scientista e
mentale a cui tutti noi siamo soggetti?
Di certo, pensare che la fisica
newtoniana traduca in scienza essoterica i principi massonici esoterici, può
sembrare un azzardo, per chi non riconosce la stretta relazione esistente fra
massoneria e pitagorismo, dichiarata invece con decisione dal matematico
massone Arturo Righini. Il quale, perentoriamente, affermava che: «L’Ordine
massonico è la stessa cosa, assolutamente la stessa cosa dell’Ordine Pitagorico»[14].
Resta il fatto che la scienza newtoniana, dopo aver “calpestato” e “triturato”
la sacralità del mondo, fornendone un’algida immagine razionale, alterata dall’ideologia
dell’Autore, ha tolto ogni dubbio, ed ogni capacità di indagine alternativa,
circa la spiegazione della realtà. Essa ha così inserito nelle nostre menti i
suoi fantasmi immaginativi, i suoi precostituiti modelli mentali, il suo “eros”
cognoscitivo slacciato dall’ordine trascendente.
Non dimentichiamo, per amor del vero, che
le grandi cattedrali medievali, i castelli, i ponti, gli acquedotti romani etc.,
che ancora oggi suscitano ammirazione, sono stati costruiti, non grazie ai
principi della statica newtoniana, ma secondo le leggi della bistrattata fisica
aristotelica. Anche quest’ultima aveva forti basi razionali e scientifiche,
dimostrate appunto dall’urbanistica, dall’edilizia, dagli splendidi equilibri e
suggestioni realizzati all’interno di chiese, cittadelle e cattedrali che, come
le antiche piramidi, stanno sfidando i tempi e le moderne tecnologie ed
architetture.
L’avvento
della scienza newtoniana ha gradualmente spogliato il cielo di
ogni suo riferimento al sacro. Di norma, esso può suscitare qualche meraviglia,
subito soffocata dalla indiscutibile religione scientifica, che ha acquistato
il diritto esclusivo di fornire ogni spiegazione quantitativa circa i fenomeni
celesti. Il cielo è ormai disteso sopra di noi come una indifferente tovaglia, dalla
quale dipende se potremo uscire nel prossimo ponte. Chi pensa più al significato
correlato ai moti del sole? Gli equinozi e solstizi sono celebrati unicamente
dagli esoteristi. Gli stessi che, propiziando l’avvento della scienza moderna,
hanno indotto a credere i cosiddetti profani che questi passaggi celesti siano
avvenimenti esclusivamente astronomici, mentre essi, i presunti iniziati, si
sono riservati la facoltà di celebrarli in senso metafisico, per trarne a loro
vantaggio gli effetti trascendenti.
Oggi non potrebbero esistere i Re Magi.
I quali, osservando nel cielo la comparsa di una stella la interpretarono
misticamente. Essi, se formati con la cultura corrente, avrebbero catalogato tale
fenomeno secondo gli schemi dell’astronomia moderna, interpretandolo come la
comparsa di una supernova, una quasar, un buco nero, o una cometa particolare.
Di certo, non come un prodigioso segno celeste connesso alla salvezza
dell’umanità. Nessun scienziato moderno, anche se dichiaratamente credente,
penserebbe a tale tipo di connessione. Né tantomeno affronterebbe un viaggio
rischioso ed assurdo, per andare incontro all’Oggetto della propria fede, segnalato
da un incerto presagio celeste.
Il fatidico quarto corno, al quale
accennò il profeta Daniele, sembra quindi essere riuscito non solo a
determinare la sovversione dell’assetto politico di molti regni. Ma addirittura
ad impadronirsi, pitagoricamente ed ermeticamente, del più prezioso “quarto
regno”. Il regno mentale. Quello che è proprio di ogni uomo, e che è
strettamente connesso con la sua libertà di coscienza. Oggi sempre più insidiata,
condizionata e manipolata dai reggitori del mondo, mediante armi e tecniche
ideologiche, più penetranti e perniciose di quelle convenzionali. Sono proprio
queste invisibili armi che hanno adombrato Dio dalla ragione e dalla scienza,
facendoci credere che senza la fisica newtoniana e grazie ad essa, noi abbiamo
raggiunto l’attuale grado di benessere tecnologico. Come se le scoperte
scientifiche non fossero, nella loro vera essenza, una sapiente combinazione di
casualità e di benevola concessione divina.
[5]
Fratello ignoto, L’epopea segreta della
Massoneria, Antares Editrice, Palermo 2009, p. 89.
[6]
Ivi.
[7]
In. E. Innocenti, cit..
[8]
Cfr. A. Pellicciari, I Papi e la
massoneria, Edizioni Ares, Milano 2007.
[9]
Cfr. R. De Mattei, Pio IX e la
Rivoluzione italiana, Cantagalli, Siena 2012, p. 24-25.
[10]
J. Barles, cit., p. 211.
[11]
C. Kright e R. Lomas, La chiave di Hiram,
Mondadori, Milano 1997, p. 372.
[12]
I
manoscritti segreti di Newton, di carattere teologico ed iniziatico, vennero
messi all’asta (Sotheby’s) nel 1939 dai suoi eredi. L’economista inglese
John Maynard Keynes ne acquistò una buona metà, che lasciò al King’s
College di Cambridge. L’altra parte venne acquistata dall’orientalista
ebreo Abraham Salomon Ezekiel Yahuda, donata in seguito allo Stato d’Israele,
che a sua volta li affidò alla Biblioteca Nazionale di Gerusalemme. Dal 2003,
alcuni di questi manoscritti sono stati messi in mostra, ma la gran parte è
ancora inedita.
[14]
In. D. Roman, Pitagorismo e Massoneria,
in “la Lettera”, Ed. Keystone, Torino 2008, 8, p. 48.