domenica 22 novembre 2015

GABRIELE E LA FINE DEI TEMPI




Santa Teresina, in un periodo di grande sconforto, confessava: “Quello che oggi invade il mio spirito è il ragionamento dei peggiori materialisti: ossia, che la scienza, facendo continui progressi, spiegherà tutto in modo naturale”.
La mentalità pseudo scientifica, ossia il “peggior materialismo”, nonché anticamera dell’ateismo, insidia difatti la certezza dell’esistenza della dimensione soprannaturale, poiché riporta la spiegazione del tutto alla sola dimensione quantitativa, racchiudendo in tale ambito anche il pensiero, che per sua natura la trascende.
Uno dei tanti esempi dell’inutile tentativo di ridurre il sovrumano all’ordinario, ci è fornito dal fisico F. J. Tipler, da anni impegnato nella divulgazione scientifica. Il quale, riguardo al mistero dell’Incarnazione, sostiene che: “se si prende alla lettera il resoconto del Vangelo di Matteo, la stella di Betlemme deve essere stata una supernova di tipo Ia o una supernova di tipo Ic, situata o nella galassia di Andromeda oppure, se di tipo Ia, in un ammasso globulare di tale galassia…” (La fisica del cristianesimo, Mondadori, Milano 2008, p. 168).
Tale attestazione, benché aggiornata rispetto alle recenti teorie celesti, è assai poco rilevante rispetto al Fenomeno al quale è riferita, non sfiorando in alcun modo gli aspetti eccezionali ad esso associati e non sondabili dalla ragione umana, se non mediante il canone dell’umiltà di mente e di cuore, difficilmente presente nei “ragionamenti dei peggiori materialisti”.
Di certo, se i Re magi fossero nati nella nostra epoca, dominata dal pensiero “pitagormassonico”, di tale stella essi avrebbero semmai compilato diagrammi, spettri, equazioni ecc., per definirla in tutta la sua struttura fisico-chimica, senza assolutamente riferirsi al suo significato profondo, nonché ragione della sua eccezionale comparsa.
Questo perché la scienza moderna, mediante i suoi protocolli e la sua ideologia materialista, ha di fatto espunto dalla natura e dai fenomeni, dai più semplici ai più eccezionali, ogni rapporto con Dio Creatore, segnandolo con il marchio della mentalità retrograda e medievale. Di conseguenza, il cielo, grazie ai grandi scienziati filomassonici, è divenuto una griglia di dati, diagrammi, formule, ipotesi, che hanno spogliato la dimensione celeste anche della genuina meraviglia che produce un semplice sguardo contemplativo, subito ingabbiato nei suddetti schemi e spiegazioni.
Di fatto, Dio non trova più spazio nel cielo razionalizzato dalla scienza, e divenuto giurisdizione di studiosi, i quali pur proclamandosi credenti, come il luminare sopra citato, hanno rimosso ogni distinzione fra materia terrestre e materia celeste, uniformando il tutto ad in un unico “pastone” formato da 92 elementi ecc. Pertanto, cielo, terra, acqua, fuoco, etere sono divenuti praticamente fantasie di un passato dissoltosi nel tritatutto della mentalità moderna.
Ma i Magi, grazie a Dio, sono sapienti che appartengono ad un’epoca non del tutto tramontata, grazie a Dio, ma ancora attuale e riservata ai cuori umili, disposti ad abbandonare le più salde certezze, per aprirsi a quelle pur incredibili del cielo. Costoro si deliziano ancora di credere ingenuamente che il cielo è il trono di Dio e la terra lo sgabello dei suoi piedi, come affermano le Scritture.
Pur essendo pagani ed impregnati delle conoscenze politeiste diffuse nella terra dei Caldei, i Re Magi si disposero ad accogliere il mistero annunciato da una luce inspiegabilmente apparsa nei loro cuori, prima che ai loro occhi. Una luce non naturale, ma eloquente, benché estranea alla ragione.
Probabilmente, i Caldei non avevano dimenticato la profezia pronunciata da Balaam, il personaggio incaricato dal re Balak di maledire il popolo di Israele, suggellata nel Libro dei Numeri (24, 17): “sorgerà uno scettro da Israele”. Sta di fatto che, mentre Balaam era in cammino per svolgere il compito assegnatogli, il suo asino si arrestò e non volle proseguire. Il veggente lo percosse energicamente, finché l’asino parlò, per indicare il motivo del suo blocco: un angelo gli sbarrava il cammino.
Balaam, mago e profeta, alzò gli occhi e vide davvero un maestoso angelo in mezzo al sentiero. Di fronte a questo eccezionale segno, benedisse il popolo eletto e predisse il segno prodigioso che sarebbe sorto, per annunziare la nascita del Re dei Re: “Una stella spunterà da Giacobbe e uno scettro sorgerà da Israele, spezzerà le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set”.
Già Origene attribuì a tale stella il ruolo di cometa. Ma a differenza di quelle ordinarie, la luce che brillò nell’epoca di Ottaviano, attraversando i cieli orientali, fin sopra Betlemme avrebbe annunciato un irripetibile e glorioso avvenimento. Così quando i magi mediorientali, dopo averla attentamente osservata, si accorsero che i loro demoni al suo apparire si erano come indeboliti, si avviarono verso la Giudea, per onorare la nascita ed attirarsi i favori di un dio più potente delle loro divinità (Contra Celsum, I, 60).
In effetti, la famosa cometa doveva avere in sé un qualcosa di veramente speciale, che tuttavia nessuno al di fuori dei Magi rilevò. Eppure anche Gerusalemme aveva attenti osservatori del cielo, incaricati di interpretare nei segni degli astri il destino del popolo e del sovrano. Ma nessuno di essi si accorse della luce mistica sorta nelle oscurità celesti, tranne i sapienti pagani che sarebbero divenuti coprotagonisti della nascita del Salvatore.
Il tiranno accolse con sorpresa la domanda dei tre Sapienti, circa la nascita del re dei giudei: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2, 2). Essi davano per scontato che anche Erode avesse compreso il segno celeste, nel loro medesimo senso. Ma si sbagliavano.
Erode difatti quando consultò i suoi sapienti, si interessò unicamente del luogo della nascita del Messia, per poter intervenire a suo modo. La strage degli innocenti è testimoniata non solo dal Vangelo. Macrobio riferisce che: “Quando Augusto sentì dire che tra i fanciulli fatti uccidere in Siria da Erode, re dei Giudei, c’era anche suo figlio, chiosò: “Meglio essere il porco di Erode, piuttosto che suo figlio” (Saturnalia, II, 4,11). I Magi infatti avvertiti in sonno, evidentemente da un angelo, tornarono nelle loro regge per altra strada.
Gli angeli ricorrono costantemente negli eventi che propiziarono la nascita di Gesù. Un angelo comparve a Balaam ed al suo asino. L’angelo Gabriele aveva annunciato al profeta Daniele l’avvento del “Figlio dell’uomo” ed il tempo nefasto dell’abominio della desolazione (Dn 12, 11). Ed è sempre questo angelo, aiutato dall’angelo Michele, a battersi, per la realizzazione del regno di Dio (Dn 10, 13). Gabriele porse l’annuncio alla vergine Maria ed apparve a Zaccaria. Un angelo, “attorniato dall’esercito celeste”, apparve si pastori, per annunciare la nascita del Cristo Signore (Lc 2, 9). Un angelo apparve in sogno a Giuseppe, esortandolo a fuggire repentinamente in Egitto (Mt 2, 13) ed ancora un angelo lo richiamò nel paese d’Israele alla morte di Erode (Mt 2, 19).
Visto il ruolo primario svolto dall’arcangelo Gabriele in tutta l’epoca che precedette e vide la nascita di Gesù, è stato suggerito che, anche la stella apparsa ai Magi, fosse una manifestazione dell’arcangelo Gabriele, al quale è stata affidata la missione di annunciare e propiziare l’avvento del Signore. La cometa quindi poteva essere una luce trascendente, più che naturale, prodotta e mossa dall’arcangelo Gabriele (S. Basilio, Homilia VI; S. Giovanni Crisostomo, Homilia VI in Matthaeum, 2). Marsilio Ficino afferma in proposito che, l’arcangelo Gabriele: “sotto forma di stella informò gli studiosi di stelle, e attraverso la luce della stella, tratta dal Sole, li condusse verso il Sole” (Sulla stella dei Magi).
I Magi, seppur ricchi e sapienti, erano comunque sempre pagani. L’angelo quindi non si rivelò ad essi esplicitamente, come aveva fatto con Daniele, Zaccaria, Maria. Bensì, in modo allusivo, attraverso un prodigio naturale. L’apparizione di una luce eterea, visibile a pochi ed invisibile ai più, portò i saggi pagani verso Gesù. Gabriele è infatti l’angelo della rivelazione di Dio, che si protrae nel tempo ed avviene in molte forme, oltre quello verbale.
Tutta la storia della salvezza è contenuta nella rivelazione che Gabriele trasmise a Daniele, vir desideriorum, “uomo dei desideri” (Dn 9, 22 e 10, 11) –nelle nuove versioni della Bibbia: “uomo prediletto” –, deportato di Giuda e prigioniero del re Dario. Il quale, per mantenersi puro e fedele in modo intransigente alla tradizione dei Padri, venne infine gettato nella fossa dei leoni, dai quali si salvò per intervento di un angelo (6, 23), forse lo stesso Gabriele.
Daniele: “che tanto desiderava la redenzione del suo popolo e dell’umanità”, (G. Alberione, Maria Regina degli Apostoli, Ed. San Paolo, 2008, p. 49), meritò dunque di essere informato da parte di Gabriele dei piani escatologici di Dio, sugli ultimi tempi terribili, sull’apparizione dell’anticristo e sull’Ultimo Giudizio (cfr Dn 8, 11-36).
Scrive S. N. Bulgakov che: “L’angelo dell’annunciazione è in genere l’interprete veterotestamentario della storia universale: il suo sguardo penetra l’avvenire, dove già vede il compito che il Signore gli affiderà: l’annunciazione … Nella persona dell’arcangelo Gabriele si manifesta la forma della relazione del mondo degli angeli verso quello umano e che la loro missione va compresa non solo come un’esecuzione dei decreti di Dio, ma come un’ispirazione e una creatività a loro propria, consona” (La scala di Giacobbe, Lipa Edizioni, Roma 2005, p. 80).
In base a tale capacità creativa, Gabriele ha svolto e svolge ancora nel tempo la sua missione di rivelare l’avvento del regno di Dio, mediante segni adeguati agli ascoltatori ed ai tempi. Segni non solo verbali, ma anche celesti, come appunto potrebbe essere stata la stella cometa, e come potrebbero essere interpretate le evidenti “doglie del parto” che il mondo esprime nella nostra epoca.
Del resto, il Signore stesso avverte i suo discepoli che: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia … le potenze dei cieli saranno sconvolte” (Lc 21, 25), prima della venuta del suo Regno glorioso.
Le “potenze del cielo sconvolte”, secondo la nostra particolare linea interpretativa, richiamano la trasformazione cosmologica che ha rivoluzionato l’immagine celeste, negando la percezione dei sensi in favore del modello pitagoricamente precostituito, divinizzando l’uomo e celebrando i demoni planetari, che gravitano intorno allo spirito-sole centrale, l’Helios re di Giuliano l’apostata.
Il cambio di paradigma cosmologico avvenuto nel Rinascimento è stato ratificato nell’epoca illuministica, quando la crociata massonica intraprese il definitivo attacco al potere temporale e spirituale della Chiesa Cattolica. Attacco che, dopo la caduta della Roma felix, del 1870, un centinaio di anni dopo sembra aver preso di mira le ben più preziose ed invincibili cinte interiori, per cercare di attuare il piano di corruzione sancito dalle Alte Vendite mondiali, quello cioè di giungere ai vertici della gerarchia ecclesiastica.
Del resto, l’arcangelo Gabriele profetizzò a Daniele la comparsa di forze avverse che: “si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l’abominio della desolazione” (Dn 11, 31). La durata di tale abominazione sarà di “1290 giorni”. Ma dopo “1335 giorni”, avverrà il trionfo definitivo del regno di Dio (Dn 12, 12-13).
Molti segni alludono peraltro alla fine della “Terza Roma”, quella profetizzata da Mazzini, dopo quella imperiale e quella papale. Ossia, quella massonica, che avrebbe dovuto incarnare gli ideali massonici di fraternità, libertà e uguaglianza ed essere modello all’Italia e a tutta l’Europa. Ma che invece segnò l’avvio della decadenza della società massonica appena costituitasi, perché: “sordido nido di travetti, di albergatori, di bagasce e di parassiti … La Chiesa Cattolica è societas perfecta assai più e meglio dello Stato nazionale massonico e borghese” (A. Gramsci, L’Ordine Nuovo, Rassegna Settimanale di Cultura Socialista, 2 ottobre 1920)).