Un argomento del tutto infondato, tuttavia
ancora utilizzato dai detrattori della filosofia tomista, fondata sulla validità
del cosiddetto senso comune, riguardo l’indagine naturale, è che a
considerare la realtà così come appare si incorrerebbe nell’errore dei
medievali, i quali, poveretti, credevano che la terra fosse piatta. Per tale
ragione, si deve seguire Galilei e la sua scienza, fondata sull’invito a far
violenza ai sensi, per dare spazio alla ragione matematica ed al metodo
induttivo.
Il Sole quindi deve essere fermo,
anche se appare in movimento, la Terra invece deve in movimento, anche se
appare ferma, se non vogliamo credere che il nostro pianeta sia piatto. Se
dalle Scritture traspare il contrario dobbiamo tener presente che queste, le
Sacre Scritture, sono scritte in modo tale da adattarsi al popolo rozzo. Quindi
queste, le Sacre Scritture, non sono affidabili per quanto riguarda le dispute
naturali, spiegava Galilei nelle sue Lettere Copernicane, negando la loro
inerranza.
La favola della Terra piatta dimostra
la forza di un pregiudizio creato ad arte da personaggi ben quotati e ben
inseriti nelle dinamiche oscure del mondo, il quale nonostante tutto si è
formato e radicato nel corso degli anni, ad ulteriore detrimento della
metafisica scolastica. Questo, al fine di celebrare la liberazione
dall’ignoranza e dalla superstizione religiosa, nelle quali sarebbe caduto
l’uomo nei lunghi secoli oscuri del Medioevo. In questi Mille anni di totale
oscurità, una Chiesa reazionaria e spietata avrebbe detenuto il potere
sull’uomo, manipolando le sue paure, in ordine alle punizioni e vendette divine
conseguenti alle trasgressioni della morale e dei dogmi, sulle quali Essa gestiva
la sua nefasta autorità. Ma, ovviamente, le cose non stanno così, come la
propaganda massonico-progressista vorrebbe fare invece intendere.
Di terra tonda parla già il beato,
terziario francescano, Raimondo Lullo (1233-1315), che aveva elaborato una
teoria della terra sferica basata sul fenomeno del flusso e del riflusso delle
acque marine. Egli affermava che: “Gli
occhi nostri vedono il flusso ed il riflusso delle acque, perché l’arco che
forma l’acqua come corpo sferico è naturale che abbia altri confini opposti su
cui poggiare, perché altrimenti non potrebbe sostenersi. Per conseguenza, così
come in questa parte appoggia sul nostro continente, che vediamo e conosciamo, nella
parte opposta di ponente appoggia sull’altro continente che non vediamo e non
conosciamo fino ad oggi; però per mezzo della vera filosofia , che riconosce ed
osserva mediante i sensi la sfericità dell’acqua e il conseguente flusso e
riflusso … si inferisce che nella parte occidentale esiste un continente nel
quale l’acqua mossa va a urtare così come rispettivamente urta nella nostra
parte orientale” (R. Lullo, Quodlibeta,
Q. 154, T. IV).
Ancora prima di Lullo, Cicerone, nel Sogno di Scipione, parla di pianeti
sferici e rotondi, fra i quali la terra “come
inghirlandata e circondata da alcune zone”. Se consideriamo inoltre non
solo il Timeo di Platone, ma il De Cielo di Aristotele, risulta evidente
che le sfere omocentriche, che circondavano la terra nell’immagine della
cosmologia greca, e poi in quella di Tolomeo, non potevano ruotare intorno ad
una terra piatta, bensì attorno ad un luogo centrale altrettanto sferico.
Durante il Millennio medievale, al
quale si vorrebbe ricondurre tale assurdità, era credenza comune il credere la
terra ferma, così come appare ai sensi, grazie ai quali si giunge alla
conoscenza della realtà. A parte Lattanzio, nato verso il 250, che peraltro si
interessava di apologetica cristiana, che nel De divinis
institutionibus, III, 24, parlava in modo puerile della
forma della terra,
come riferisce Copernico nella Prefazione
al suo De revolutionibus, la
sfericità della Terra era un argomento assodato per tutti i più qualificati pensatori
medievali: S. Agostino, Beda il venerabile, S. Tommaso, il francescano Ruggero
Bacone. Dante stesso concepiva gironi e sfere in rapporto all’argomento
assodato della terra sferica. Per non dire poi degli antiaristotelici del XIV
secolo, come Nicola Oresme e Giovanni Buridano, i quali proposero il movimento
di una Terra sferica e non piatta intorno al Sole. Nessuno di essi credeva nella
fandonia della terra piatta, avendo in uso già allora della facoltà della
ragione.
Eppure questo pregiudizio a carico del
periodo medievale è alquanto diffuso. E non sono stati gli illuministi a
diffonderlo, come verrebbe naturale credere. Infatti: “nessuno dei grandi razionalisti anticlericali del diciottesimo secolo –
Condillac, Condorcet, Diderot, Gibbon, Hume o il nostro Beljamon Franclin –
accusarono gli scolastici di credere nella terra piatta” (T. Bethell, Le balle di Newton, Rubettino Editore,
2007, p. 214). I pur autorevoli nemici della verità e promotori di questa
grande bugia, usano accreditarla alle dispute che Cristoforo Colombo avrebbe
sostenuto con i frati “bigotti”. Questi ultimi, secondo i raccontatori di
fandonie, nella loro ignoranza ed ottusità, avrebbero creduto niente di meno
che le caravelle sarebbero cadute dalla terra, in un “giù” imprecisato, una
volta superato il limite terrestre. Il merito di Colombo sarebbe stato quindi
quello di dimostrare, in base alle sue conoscenze fondate su carte geografiche e
mappamondi in suo possesso, in seguito alla sua scoperta, che la Terra era
tonda (cfr. U. Eco, L’Espresso,
17.1.93, p. 162).
Uno di questi inaffidabili travisatori
della verità, fu Andrew Dickson White (1832-1918) senatore dello stato di New
York, il quale nel suo libro, “History of
the Warfare”, scrisse che: “Molti
audaci navigatori, del tutto pronti ad affrontare pirati e tempeste, tremavano
al pensiero di sprofondare con la loro nave nelle voragini dell’inferno che una
diffusa credenza poneva nell’Atlantico ad una distanza sconosciuta dall’Europa.
Questo terrore dei marinai rappresentò uno dei maggiori ostacoli al grande
viaggio di Colombo”.
Un altro pseudo divulgatore, il
metodista John William Draper (1811-1882), chimico e polemista anticlericale,
utilizzò questa frottola per rivolgere la solita calunnia contro la Chiesa
Cattolica, la quale sarebbe stata sempre contraria nel tempo al progresso della
scienza ed all’evoluzione della società civile. Draper pensò quindi di
inventarsi che: “Gli scritti degli
astronomi e dei filosofi maomettani avevano fatto circolare la teoria della
terra sferica, ma come previsto, in Europa venne accolta con sfavore dai
teologi”. Non contento, addirittura aggiunge l’incredibile inaccettabile falsità
che: “Le tradizioni e ragioni politiche
impedirono al governo papale di ammettere che la terra avesse una forma diversa
da quella piatta, come rivelato dalle Scritture (sic!)”, come se la Parola
di Dio sostenesse effettivamente una tale assurdità, che dimostrerebbe
peraltro, in tale circostanza, la sua inattendibilità in proposito di dispute
naturali, come avrebbe voluto Galilei.
Furono dunque autorevoli ed
“illuminati” americani del XIX secolo a mettere in circolo tale inconcepibile insinuazione,
a discapito della Chiesa, del suo Magistero e della sua Sapienza ispirata dallo
Spirito Santo. Essi, sostenuti da una propaganda complice, la fecero risuonare
in tutti gli ambiti culturali mondiali, fin nella “nuova” Italia, da poco
costituitasi a spese, non solo economiche, della Chiesa Romana, vanamente
difesa nei suoi diritti dai suoi più illustri esponenti, Pio IX in particolare.
Queste voci infondate e calunniose sembrano
essersi sollevate quasi in risposta al Sillabo, che questo Papa incaricò di
elaborare ad una commissione, a salvaguardia degli errori e della mentalità che
i gruppi liberali ed anticlericali diffondevano a tutti i livelli, senza alcun
tipo di scrupoli. Tali voci estranee alla verità, deliberatamente ignoravano
che proprio il Cristianesimo in ogni tempo valutò e valuta benignamente la
facoltà della ragione umana, favorendo l’attività indagatrice e speculatrice
dell’uomo, come riconosce anche uno fra gli storici più quotati: “La rivoluzione razionale del pensiero si
manifestò nell’Epoca della ragione solo perché era stata preparata da una lunga
tradizione medievale, che aveva considerato l’uso della ragione come una delle
attività umane più importanti” (E. Grant, Le origini medievali della scienza moderna, Einaudi, Torino 2001).
Una pungente critica ad A. D. White, è
stata sollevata da Umberto Eco (in, Segni
e sogni della terra, De Agostini, Novara 2001, pp. 17-18), il quale scrive:
“Non può nascondersi il fatto che
Agostino, Alberto Magno, Tommaso sapessero benissimo che la terra era tonda.
Tuttavia (A. D. White) dice che per sostenerlo hanno dovuto lottare contro il
pensiero teologico dominante. Ma il pensiero teologico dominante era
rappresentato proprio da Agostino, Alberto e Tommaso, i quali dunque non
avevano dovuto lottare contro nessuno! … Come poteva infatti ignorare la
sfericità della Terra un’epoca che studiava le sfere armillari”. Scrive
ancora Eco: “il pensiero laico
ottocentesco, irritato dal fatto che la Chiesa non avesse accettato l’ipotesi
eliocentrica, ha attribuito a tutto il pensiero cristiano (patristico e
scolastico) l’idea che la terra fosse piatta. L’idea si è rafforzata nel sorso
della lotta sostenuta dai difensori
dell’ipotesi darwiniana contro ogni forma di fondamentalismo”.
Siamo dunque giunti al nocciolo
dell’intera questione, sollevata come reazione alla condanna del modello
eliocentrico da parte della Chiesa Cattolica, senza tener conto delle sue
ragioni. Le quali non sono certe quelle ad essa attribuite dalla parte
favorevole all’ipotesi eliocentrica, divenuta nel tempo una sorta di dogma
scientifico. La Chiesa in realtà conosceva l’interpretazione del modello
eliocentrico presentata da Bruno, attraverso la quale si interpretano i pianeti
come sedi e personificazione di spiriti immateriali in grado di interagire con
gli uomini, se opportunamente sollecitati. Più dell’aspetto scientifico, era questo
contenuto magico ed allusivo a preoccupare i Pastori della Chiesa. I suoi
risvolti irrazionali paradossalmente coperti dall’aspetto razionale-scientifico
relativo alla posizione ed al movimento dei pianeti.
La Chiesa fedele al metodo ed alle
conclusioni della filosofia Scolastica, ancorata alla logica inflessibile della
non contraddizione dell’essere, sosteneva l’attendibilità della conoscenza
sensibile, anche al di là delle apparenze. Questo principio assicura che
effettivamente le cose naturali sono così come appaiono, senza alcun pericolo
di incorrere in conclusioni erronee o fantasiose, come invece si vorrebbe far
credere. Il dato più evidente a tutti gli uomini, in tutti i tempi, esclusi
quelli che stiamo vivendo, nel quale si è imposto il predominio della ragione
astratta e matematica rispetto alla ragione logica deduttiva inerente al reale,
è il movimento dei corpi celesti e la quiete della Terra.
Questa è la verità che scaturisce dal
“senso comune”, sulla quale la conoscenza può procedere senza errori o contraddizioni.
L’oggetto o il fenomeno percepiti rimangono immutabili, variano le loro
interpretazioni nel tempo. Ma se queste corrispondono fedelmente ai fenomeni
dai quali scaturiscono, esse stesse rimangono immutabili perché colgono
l’essenza della verità naturale. Su questo principio sul quale si fonda il
tomismo, tanto raccomandato dal Papa Leone XIII, nell’Enciclica Aeterni Patris, 4/8/1879, perché questo
sistema filosofico è stabilmente sviluppato “sulle intime ragioni delle cose”. Ed è alla luce di questo sistema
e del valore attribuito al senso comune, che l’idea del movimento della Terra e
della quiete del Sole risulta contraddittoria perché opposta al dato sensibile percepito
dai sensi, i quali non si ingannano in quello che tutti gli uomini vedono,
unanimemente, da sempre.