lunedì 4 novembre 2013

Terra "cava” e Cristocentrismo



 L’idea della terra cava fu proposta dall’astronomo Edmund Halley (1656-1724), lo scopritore della famosa cometa, in seguito ad alcune discrepanze magnetiche rilevate dalla bussola. Ricorrendo ad un modello collegato alle mitologie primordiali sorte qui e là nel mondo antico, così come Newton ripescò cognizioni cosmologiche pitagoriche per spiegare il fenomeno della gravità, Halley immaginò che la spiegazione  delle anomalie del campo magnetico rilevate strumentalmente fosse una terra formata da gusci concentrici con velocità di rotazione differente. L’astronomo, pur affidabile ed autorevole per quanto riguarda il campo dell’osservazione sperimentale, lasciò presto cadere quest’idea singolare, ripresa poi da altri, secondo varie interpretazioni.
Tra queste, non mancano quelle esoteriche. La teosofa Blavatzky sosteneva l’esistenza di una razza eletta rifugiatasi sotto terra tra il Tibet ed il Nepal. Il mito di Agarthi, la cui entrata sarebbe localizzata proprio nell’Asia centrale, venne sostenuto anche da René Guenon, nel libro “Il re del mondo”.
Al di là dei miti e dei rilanci esoterici, tra i diversi autori che nel tempo hanno ripreso questa teoria da varie angolature, cercando di darle un aspetto razionale, si evidenzia Paolo Emilio Amico-Roxas, il quale nel 1990 pubblicò il testo «La suprema armonia dell’universo – La teoria endosferica del Campo» (Editrice Kemi – Milano), contenente la sintesi dei suoi lunghi ed incompresi studi.
Amico-Roxas cita un’esile ed incerta prova sperimentale a favore della teoria della terra cava, fornita da Johannes Lang il quale, nel suo volume «Die Hohlwelttheorie», scrive che: «Nella miniera di Tamarack a Calumet (USA) furono fatti scendere dei fili a piombo fino a 1300 m. di profondità. Secondo le misure effettuate dagli operatori, siffatti fili a piombo in profondità, invece di convergere ed avvicinarsi l’uno all’altro, come doveva attendersi in una terra convessa, divergevano risultando così concava la superficie terrestre».
Deriva da questa esperienza, peraltro non confermata da altre fonti, né considerata dalla scienza ufficiale, la base per fornire un modello dell’universo completamente diverso a quello finora esaminato non solo dalla scienza, ma anche dalla filosofia naturale, la quale ha considerato la terra o il sole come rispettivi centri dell’universo esosferico.
Invece, secondo l’ipotesi endosferica, tutto l’universo sarebbe contenuto all’interno della terra, che quindi costituirebbe l’involucro più esterno, il limite della dimensione percepibile. Come il guscio dell’uovo contiene l’albume ed il tuorlo, così la terra conterrebbe al suo interno cielo, nuvole, sole, pianeti, stelle eccetera. Ovviamente, lo spazio in questo caso non sarebbe quello omogeneo ed isotropo euclideo, ma quello curvilineo ed anisotropo. Le distanze fra i corpi celesti inoltre non corrisponderebbero a quelle stimate teoricamente attraverso il metro mentale “anno luce”.
È possibile considerare tutto questo in una prospettiva razionale “capovolta”, dopo che il pensiero razionale e scientifico per interi millenni ha insegnato a leggere il mondo dei fenomeni in chiave esosferica? È possibile che tutto quanto noi vediamo sia contenuto all’interno del circolo chiuso e limitato della crosta terrestre? Quando vediamo un aeroplano alzarsi in volo, un missile innalzarsi verso lo spazio celeste, le fotografie che ci arrivano dai satelliti spaziali, ecc., come possiamo pensare ad una realtà contenuta all’interno anziché all’esterno della terra?
Le risposte non sono solo psicologiche e relative ai fenomeni della percezione, delle illusioni ottiche, delle proiezioni esterne delle convinzioni interne. Dal punto di vista matematico infatti si può esprimere in modo formalmente analogo il movimento che avviene all’esterno di una sfera, come quello che avviene o che si proietta al suo interno. Come si vede innalzare verso il cielo un missile, così è possibile descrivere questo moto dalla superficie della terra verso il suo invisibile centro interno. Il metodo è conosciuto nella fisica teorica.
Si tratta della cosiddetta “inversione geometrica per raggi vettori reciproci”. Questa è una trasformazione quadratica cremoniana, che gode di alcune proprietà assai importanti. Rispetto ad un cerchio, trasforma archi in archi, rette in cerchi passanti per il centro di inversione O. L’inversa di una retta è un cerchio.
Questa trasformazione è biunivoca, isogonale, in quanto conserva gli angoli, ma ne muta il verso e conforma tra due piani sovrapposti. Pertanto, le sfere concave si trasformano in altrettante sfere convesse, i piani si trasformano in sfere che passano per il centro di inversione. In altri termini, all’infinito considerato come un piano, corrisponde il centro della sfera rispetto alla quale si applica l’inversione.
Quello che noi vediamo all’esterno della terra può essere quindi proiettato geometricamente verso il suo centro. Ad un generico punto esterno a corrisponde il punto interno 1/A e viceversa. All’infinito esterno, corrisponderà il centro della sfera. Infatti l’inversa di una retta è un cerchio. E l’inversa di un cerchio è una retta.
Afferma in proposito Amico-Roxas: «L’inversione è una proiettività (o prodotto di proiettività) che consente di risalire dallo spazio esterno a quello interno a un cerchio (o sfera). Diremo cosmica questa proiettività che, similmente allo specchio, consente di interpretare lo spazio esterno come spazio apparente euclideo o lo spazio interno come spazio reale … Assimilando le ellissi (orbite) a cerchi, la figura dell’universo cosmocentrico non è che il risultato della trasformazione dell’Universo Eliocentrico apparente, euclideo, nell’universo reale fermi restando i dati di osservazione» (cit. p. 32).
Questo significa che la trasformazione per raggi vettori reciproci consente di giungere ad una visione della realtà capovolta rispetto a quella definita dalla fisica classica e dal comune intendere. Noi vedremmo convesso ciò che invece è concavo, perché abbiamo imparato a definire mentalmente un’immagine predefinita che è appunto convessa. Non riusciremmo a vedere il vero volto della realtà, perché fortemente influenzati da questa condizione a priori, da questa geometria immaginata sulla base di uno spazio convesso, afferma Amico-Roxas. Il quale tuttavia identifica in modo alquanto approssimativo il centro del mondo con una sorta di polo magnetico.
Al di là delle spiegazioni che lo studioso apporta per giustificare il modello dell’universo contenuto all’interno della terra, ed immaginato all’esterno dalla scienza classica, resta da dire che tale teoria, pur se appena abbozzata, non si distacca dalle cosmogonie primordiali, come quella del circolo magico all’interno del quale sarebbe contenuta tutta l’energia e le forze invisibili e magiche circolanti nell’universo. La quale energia effettivamente così non si crea, non si distrugge, ma si trasforma, secondo il tipico principio della filosofia materialistica, propugnata dai filosofi ionici ed utilizzata in ambito magico per “condensare” eventi.

Questo modello si presta invece benissimo ad un’interpretazione cristiana. Tutto il mondo centrato in Dio, il tempio universale al quale fanno riferimento i profeti. L’alto ed il basso assoluti rispetto a questo Centro, dal quale prende avvio e nel quale converge tutta la realtà ordinaria e straordinaria, le tre dimensioni reali e spirituali: infera, terrena, divina.
Il “cosmo angelico” sul quale abbiamo riferito si rifà al modello endosferico dell’universo, universo cioè metafisicamente contenuto all’interno del guscio terrestre piuttosto che a quello esosferico proposto dalla scienza classica. Per i cristiani, è Gesù Cristo il Re dell’Universo, e come tale tutto è centrato e rivolto a Lui. In tal senso, si adattano benissimo le parole entusiastiche che il cardinale P. de Bérulle scrisse nel 1622 per interpretare (erroneamente) in senso cristiano il modello copernicano. Infatti, nel suo Discours de l’Estat ed de Grandeurs de Jesus, si legge che:
Questa nuova opinione, poco seguita nella scienza degli astri, è utile, e deve essere seguita nella scienza della salvezza. Perché Gesù è il Sole immobile nella sua grandezza, e movente tutte le cose. Gesù è simile a suo Padre e, stando seduto alla sua destra, come lui è immobile e dà movimento a tutto. Gesù è il vero Centro del Mondo, e il Mondo deve essere in movimento continuo verso di lui. Gesù è il Sole delle nostre Anime, dal quale esse ricevono tutte le grazie, le luci e le influenze. E la Terra dei nostri cuori deve essere in continuo movimento verso di lui, per ricevere in tutte le sue potenze e parti gli aspetti favorevoli, e benigne influenze da quel grande Astro”.
In effetti, Gesù Cristo, centro dell’universo, è la chiave ultima per interpretare la realtà in senso metafisico autenticamente cristiano. Solo così lo studio della scienza non si estranea alla sapienza dell’anima ed alla trascendenza. Il mistero da Cristo affermato nell’Apocalisse: “Io sono il Primo e l’Ultimo e il vivente” (1, 17-18), implica una visione della realtà che individua nell’umanità di Cristo il centro ontologico della realtà creata a partire da Lui, per Lui e in Lui. L’Alfa e l’Omega infatti segnano il percorso chiuso ed obbligato che si determina da, e sfocia in, Gesù, Centro di ogni cuore, Centro dell’universo: Cielo nuovo e Terra nuova.
Come affermava sant’Ambrogio: “semen omnium Christus”, Cristo è il seme di tutto, tutte le creature debbono tornare a Lui; il quale, come è di tutto il principio, così deve essere pure l’ultimo fine, proprio perché Egli è “Alpha et Omega, principium et finis” (Ap. XXII, 13). Intorno a Gesù Cristo si piega e curva l’universo, ruotando come intorno al Centro assoluto, nel quale tutta la realtà ritorna dopo aver compiuto il suo ciclo, la sua essenza vitale.
Il Motore Immobile, l’Essere Trascendente, il Cuore Divino trasmette e partecipa la sua Essenza soprannaturale a tutte le creature, le quali così sviluppano autonomamente il loro unico ciclo vitale in questo tempo, nel quale si svolge la loro più o meno inconsapevole, ma sempre libera risalita verso la stessa Fonte dalla quale sono discese, per entrarvi o per esserne escluse, attraverso la Porta, o Chiesa Romana, che è Gesù stesso (Gv 10, 9), al quale rendiamo sempre incondizionatamente ogni onore e gloria.