Sulle suggestive sponde del lago di Albano una
cinquantina di anni fa venne redatta la costituzione pastorale Gaudium et Spes, il documento più ampio
ed anche più audace emesso dal Concilio Vaticano II. Esso invita ad un atteggiamento
d’apertura e comprensione verso quel mondo giudicato con sospetto prima del
Concilio.
La Chiesa preconciliare infatti aveva messo a
fuoco e stigmatizzato senza equivoci le dottrine erronee ed i principali errori
del tempo moderno. Il «Sillabo»
(1864) di Pio IX analizza uno per uno questi errori, già messi in evidenza dai
suoi predecessori in Encicliche e Lettere apostoliche, a partire da Clemente
XII con la Costituzione «In Eminenti»,
del 28 aprile 1738.
Errori elencati in ordine: panteismo -
naturalismo - razionalismo - indifferentismo - socialismo - comunismo - società
segrete (massoneria) - errori sulla società civile considerata sia in sé stessa
che nei suoi rapporti con la Chiesa - errori sulla morale - sul matrimonio
cristiano - sul primato civile del Romano Pontefice - errori che si riferiscono
al liberalismo contemporaneo.
Ebbene, tutto questo corpus ideologico
erroneo, secondo il punto di vista del cattolicesimo tradizionale, non trova
traccia in tale documento conciliare. Non per niente, l’allora cardinale
Ratzinger definì la Gaudium et spes
come: «una revisione del Sillabo di Pio IX,
una sorta di anti-Sillabo … nella misura in cui rappresenta un tentativo di
un’ufficiale riconciliazione della Chiesa col mondo quale si è evoluto dopo il
1789» («I principi della teologia cattolica», 1985, pp. 425-427).
Infatti, mentre il Sillabo condanna senza mezzi termini le devianze ideologiche della
società moderna connesse allo spirito illuministico (massonico) ufficializzato
dalla rivoluzione francese, la GS accoglie invece benevolmente gli aspetti
positivi che derivano da questo stesso spirito, senza mettere in opportuna
evidenza quelli negativi, come se il mondo non nascondesse pericolose insidie,
dietro la facciata del progresso tecnologico e culturale, dietro le
rivendicazioni del liberismo e del progressismo laicista.
Senza risalire alle cause delle problematiche
presenti nella società moderna, l’ottimistica costituzione pastorale GS non
riporta nessun cenno sul pericolo derivante dall’azione delle sette esoteriche,
delle officine massoniche assai attive nella società contemporanea attraverso
radio, televisioni, giornali, case editrici, siti internet, università, banche,
etc. Attraverso questi potenti mezzi, la propaganda laicista è riuscita così a
rivoltare le carte in tavola, creando anche all’interno della Chiesa una
profonda frattura e divisione.
Costituisce infatti un dato evidente che oggi,
alla luce dei documenti conciliari, le posizioni espresse dalla Chiesa
tradizionale, antimassonica, antimodernista, siano divenute oggetto di critica
e di riserva da parte della Chiesa post conciliare. Le aperture verso la
modernità proposte dalla GS sembrano costituire a tutti gli effetti un luogo di
contraddizione rispetto alle posizioni tradizionali espresse dalla Chiesa.
È dunque evidente che la Chiesa contemporanea
non corrisponde a quella preconciliare nella liturgia, pastorale, lingua, ecc.
Anzi, in questo le si contrappone. Al punto che già lo stesso Paolo VI parlò
della possibilità di uno scisma al suo interno: «Un fermento praticamente scismatico divide, suddivide, spezza la Chiesa
… Vi sono anche tra noi quegli “schismata”, quelle “scissurae” che la prima
lettera ai Corinzi di san Paolo dolorosamente denuncia» (Omelia in Cena
Domini, 1969).
Difatti, alla luce della GS si è determinato
non solo un distacco dalla Tradizione. Ma addirittura una sorta di condanna più
o meno mascherata della Chiesa post-conciliare verso la Chiesa post-tridentina,
verso il latino, gli altari rivolti a Dio, la concezione gerarchica, il primato
di Pietro, la talare, ecc.
Molti di noi, fedeli “moderni”, siamo persuasi
dalla falsa idea che tutto quanto caratterizza la Chiesa preconciliare sia
ormai sorpassato ed appartenente ad un Medioevo oscuro definitivamente
tramontato. Come se la storia bimillenaria che costituisce la Traditio Ecclesiae e dalla quale è nata
la stessa “Chiesa moderna” fosse stata messa tra parentesi, dopo il processo
irreversibile avviato dalla pastorale espressa dal Vaticano II. Nonché della
sua conseguente bonaria apertura verso il mondo del progresso tecnologico,
ideologicamente indifferente ai principi evangelici.
Sembrano così appartenere alla preistoria le tracce dell’enciclica di
Leone XIII, Umanum Genus (20/4/1884),
contro la massoneria. Documento nel quale il genere umano viene giudicato come
diviso in «due campi diversi e nemici tra loro». Il primo ordinato alla
diffusione della verità e del bene. Il secondo foriero dell’errore e del male.
«Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo …
Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti
esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna
e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro
Dio».
In sostanza, si affermava l’agostiniana contesa tra la città di Dio e la
città terrena. Ma Leone XIII specificava ulteriormente che «i partigiani della
città malvagia, ispirati ed aiutati da quella società, che largamente diffusa e
fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti
cospirino insieme, e tentino le ultime prove».
Un “complottista” di prima qualità Leone XIII. Il quale tuttavia si
poneva su una linea di continuità rispetto ai suoi predecessori. A partire da
Clemente XII che condannò la massoneria pochi anni dopo la sua fondazione
ufficiale del 1714 in una taverna di Londra, nella Costituzione In eminenti, del 24 aprile 1738. Seguito
poi da Benedetto XIV (Cost. Providas,
18 maggio 1751); Pio VII (Cost. Ecclesiam
a Jesu Christo, 13 Settembre 1821). Leone XII (Cost. Quo graviora, 23 Marzo 1825),
«abbracciando in questo punto gli atti e i decreti de' suoi Antecessori, li
ratificò e suggellò con irrevocabile sanzione. Nel senso medesimo parlarono Pio
VIII (Encicl. Traditi, 31 Maggio
1829), Gregorio XVI (Encicl. Mirari,
15 Agosto 1832) e più volte Pio IX (Encicl. Qui pluribus, 9 Novembre 1846. Alloc. Multiplices inter, 25 Settembre 1865, ecc.)», si legge ancora nella
HG.
Una indiscutibile e formidabile linea di unità e continuità nella pastorale
ecclesiastica, che Leone XIII rilanciò al suo successore Benedetto XV. Il
quale, nel 1917, l’anno delle apparizioni di Fatima, regolamentò nei canoni 684
e 2335 del Codex Juris Canonici la
scomunica alla massoneria universale, implicitamente affermata dai Papi a
partire dal 1738.
Netta, lineare e senza spazi di trattativa dunque la presa di posizione
della Chiesa Romana nei confronti di logge e officine massoniche, giudicate in
modo assolutamente negativo, proprio in ordine alla loro insidiosa pericolosità
seduttiva.
Dopo cinquant’anni, l’atteggiamento di
chiusura della Chiesa nei confronti della massoneria, si è mitigata nei termini
e nella sostanza. Il solco insuperabile un tempo posto fra questi fronti
contrapposti trovò diversi luoghi di contatto, determinati dalla ricerca di ciò
che unisce rispetto a ciò che divide. Nella Gaudium
et spes l’apertura al dialogo proposta ai singoli fedeli ed alle Chiese
particolari non deve escludere nessuno: «né
coloro che hanno il culto di alti valori umani, benché non ne riconoscano
ancora la Sorgente, né coloro che si oppongono alla Chiesa e la perseguitano in
diverse maniere» (GS 92 f).
Eppure qualcuno viene escludo da questo
dialogo a tutto campo. Sembra paradossale, ma l’apertura verso il mondo
sollecitata dalla Chiesa post conciliare corrisponde necessariamente ad una
chiusura verso la Chiesa preconciliare che escludeva ogni trattativa e dialogo con
quelli che si oppongono alla Chiesa e la perseguitano in varie maniere. Ossia,
alla massoneria ed alle sette segrete. Questo per non incorrere nell’ingenuità
di Eva che, per dialogare con la serpe, finì col trasgredire gli ordini divini.
Nel Pantheon dell’antica Roma erano ammesse tutte le religioni tranne
quella cristiana. Nel pantheon moderno, sono ammesse tutte le correnti
ecclesiali ed extra. Tranne una. Quella legata al tradizionalismo. Eppure
Benedetto XVI ribadisce ad ogni occasione la necessità dell’ermeneutica della
continuità, rispetto alla Tradizione, per non soffocare lo Spirito di Dio che
agisce in tutti gli uomini ed in tutti i tempi.
Ma al giorno d’oggi le carte sono state
mischiate al punto che la Chiesa contemporanea trova più elementi di contatto
con il suo nemico di sempre, la massoneria, rispetto a quanti ne riconosca con
la Chiesa preconciliare. Come se si fosse determinata una “contro alleanza” rivolta
verso chi in precedenza giudicava insanabile questa contrapposizione. Infatti, paradossalmente,
una parte della Chiesa sembra essersi alleata con quell’associazione che i Papi
preconciliari definivano il nemico del genere umano. In una recente
pubblicazione filo-massonica, si legge che «Chiesa
e Massoneria sono dunque, nella realtà dei fatti, molto più vicine di quanto
non lo siano Chiesa e Fraternità sacerdotale “San Pio X”, anche nel rispetto e
nel riconoscimento delle fonti cui attingono» (M. Biglino, Chiesa Romana Cattolica e Massoneria –
Realmente così diverse?, Infinito Edizioni, Collegno (To), 2009, p. 79).
Un pasticcio senza precedenti. Un’affinità incomprensibile,
quella tra Chiesa e massoneria, se non alla luce delle ammonizioni che
riguardano gli ultimi tempi, quando l’inimicus
hominis riuscirà a confondere fin dove è possibile anche gli eletti.
Costituisce peraltro una dolorosa realtà il fatto che la Chiesa non sia più
garanzia di verità, proprio perché ha perso la sua unità e coesione interna.
Da una parte, le ragioni della Chiesa post-conciliare
in dialogo anche con la massoneria. Dall’altra, l’irriducibilità di quella
tradizionalista anti-massonica. In mezzo, tanti fedeli in buona fede, disorientati,
in attesa dello sviluppo degli eventi. Tutto questo ovviamente a grande
vantaggio dell’avversario.
Tuttavia, nei tempi più difficili, il Signore ha assicurato di riservare
a sé un “resto d’Israele” (Rm 11, 4-6). Quelle ginocchia (1 Re 19, 18) che non si
piegheranno davanti ai falsi idoli delle fede e della ragione, nonostante i
giudizi negativi di chi invece trae vantaggio dal mercanteggiare con essi.