IL “BOLLONE” DI HIGGS
I fisici hanno trovato la “particella di Dio”. Che ovviamente non ha nulla a che fare con l’Altissimo. Ma che esprime semmai quell’antico principio (dal quale è derivata) dell’inesauribilitàdella materia, affermatoda Lenin e riaffermato da Engels nel testo «Anti-Düring».Più o meno mascherato, infatti, il materialismo rappresenta l’asse portante della scienza moderna. Il che non esclude in essa svolte idealistiche.
Gran parte del dibattito fra realismo ed antirealismo che agita la moderna epistemologia rientra nell’ideologia materialistica, che rappresenta il cuore pulsante della fisica.Stessa ideologia dalla quale,due millenni e mezzo, fa presero via le dissertazioni dei filosofi ionici. I quali giunsero ad identificare l’essere di Parmenide con le particelle che costituirebbero la materia. Gli atomi.
Questa ideologia, il monismo materialista,implica l’identificazione dell’essere reale con il pensiero. Ossia, della fisica con la matematica. Che dunque costituiscono una inscindibile, ma contraddittoria, unità. Infatti, ogni parte è concepita in funzione dell’altra, nessuna delle due è fondata in sé. Di conseguenza, da un lato si determina la corrente idealistica: il pensiero determina la materia (il modello precede il fenomeno). Dall’altro, la svolta materialistica: la materia determina il pensiero (il fenomeno precede il modello).Queste sono le parti che animano il contrasto dialettico interno alla scienza moderna. Ma non solo.
I tentativi di individuare nella sola dimensione materiale una teoria unitaria della materia, ricalcanoe ripropongonoglisforzi, falliti, dei filosofi antichi di far rientrare la totalità dei fenomeni cosmologicinei soli elementi naturali. Essi non riuscirono infatti ad individuare la causa trascendente posta al di là del sensibile. Per questo sulle stesse sponde ove si disquisiva razionalmente sulla costituzione del mondosi celebravano ritualmente i “misteri”, le iniziazioni super segrete basate sul sesso e sul sangue. Il razionalismo che sfociava nel suo opposto, il raziocinio che trovava sbocco nelle superstizioni rituali. L’inconfessabile retro della medaglia di una realtà purtroppo sempre più attuale.
I pitagorici furono maestri in questo sdoppiamento. Essi identificarono non solo, come si dice,la matematica con la fisica, i numeri con la realtà. Ma anche tutto questo con la magia, secondo le linee guida apprese dai loro maestri: i sacerdoti egizi. Il significato simbolico, segreto e “spiritico” attribuito ai numeri. Scrive Diodoro (I secolo a. C.) che: «I più colti fra i greci hanno l’ambizione di visitare l’Egitto per studiare leggi e principi quanto mai degni di nota. Per quanto questo paese fosse chiuso agli stranieri, famosi antichi l’hanno visitato: Orfeo, Omero, Pitagora, Solone».
Del resto, Platone afferma nel Timeo,oltre alla dottrina dei solidi geometrici e dell’iperuranio, di aver appreso proprio da Solone il mito di Atlantidee la credenza che il demiurgo fece «tante anime quante sono gli astri, e ne distribuì una a ciascuno … e chi vivesse bene il tempo assegnato, tornato nuovamente nell’abitazione dell’astro proprio, vi menerebbe la vita felice e consueta».
A questo e ad altri brani superstiziosi presenti nel Timeosi ispirano i testi del Corpus Hermeticum. Ad esempio, quello ove il dioHermes, riflesso dell’egiziano Horus,domanda al discepolo Asclepio: «Sapevi che l’Egitto è fatto a immagine del cielo?» (Asclepio, III). Egitto, la “terra nera”, patria dell’astrologia, dell’alchimia, della numerologia, della stregoneria. Delle scienze occulte e di quelle razionali. Dei numeri e dei simboli. Terra nella quale i pitagorici, antichi e moderni, ci hanno riportato. Anche attraverso i prodigi della scienza, che produce un’evoluzione tecnologica non corrispondente ad un progresso di civiltà.
Comunque, il considerare la materia come sostanza unica del mondo non può condurre ad una teoria unitaria e coerente dei fenomeni naturali in grado di comprendere ed assimilare razionalmente gli stessi. Infatti, la materia implica una moltiplicazione all’infinito degli enti fisici. Molteplici specie, molteplici materie. Anche se la materia è la stessa, i suoi prodotti sono infiniti. Così come i suoi costituenti, che si moltiplicano ad libitum come una sorta di gioco delle parti, senza soluzione di continuità.
La fisica che si trasforma in matematica, ela matematica che si trasforma in fisica.Non per niente Heisemberg ha affermato che: «L’idea della obiettiva realtà delle particelle elementari si è quindi sorprendentemente dissolta, e non nella nebbia di qualche nuova, poco chiara o ancora incompresa idea di realtà. Ma nella trasparente chiarezza di una matematica che non rappresenta più il comportamento della particella, ma il nostro sapere sopra questo comportamento».
Materia che si converte in idea, ed idea che si mutain sostanza della materia. Opposti che si equilibrano, si oppongono e si convertono l’uno nell’altro, secondo le leggi della dialettica eraclitea, prima, ed hegeliana, poi. Ossia, il serpente che si mangia la coda, l’ouburos, lo Yin e lo Yang, la legge delle mutazioni perenni del Tao.
San Tommaso insegna che per uscire da questo gorgo, occorre individuare e riportare il tutto alla sua causa naturale, l’Essereautosussistente al quale tutto partecipa secondo modalità diverse. Infatti «tutte le cose contrarie e diversi esistenti nel mondo comunicano sempre in qualcosa di unico … Dunque, deve esistere per tutti un unico principio che sia la causa dell’essere (causa essendi) di tutti».
Ma la scienza moderna difficilmente ricorrerà ad un teologo del Medioevoper sciogliere contraddizioni e dubbi. Del resto, tra poco spunterà da qualche parte, qualcos’altro. Semmai l’«antiparticella di Dio». Ossia, la particella di Lucifero. Responsabile non della vita, che è da Dio. Ma della morte. Che viene dal diavolo. La materia in conflitto con l’antimateria. Riflesso gnostico della lotta fra il bene ed il male. Tra la vita e la morte. Equilibrio delle parti. Monismo materialista che risuona nella fisica moderna e si cela dietro le più avanzate ricerche sperimentali.
Dunque, siamo alle solite.Il clamore mediatico non perde occasione per esaltare in modo eccessivo i risultati della scienza, anche se parziali e transitori. Ed un fenomeno naturale viene confuso con la sua interpretazione.Come se questa corrispondesse, più che al possibile, al“vero”. Finché verrà fuori “qualcos’altro” che rimetterà in discussione il tutto, creando altro clamore. Confusionecontinua del reale con il razionale. Frutto (per molti sublime) della filosofia di Hegel. Che ha oscurato come una nebbia gli insuperati vertici della metafisica dell’Essere di san Tommaso d’Aquino.
Non per niente, è il dottore angelico che ha dimostrato senza ambiguità le cinque vie che conducono la ragione a Dio. Nonché la Sua stessa esistenza, che è causa della nostra. Questa è la vera scoperta, ignorata dalla maggioranza delle persone. Scoprire Dio, questa è l’unica rivelazione in grado di cambiare il mondo, di dare un tornaconto concreto ad ogni individuo e di risanare di conseguenza tutta la società. Chi trova Dio infatti trova tutto.Nulla è più importante e vitale del legame, sempre da scoprire, che uniscela creatura al Creatore. Non c’è bisogno di super acceleratori. Né di équipe di scienziati superpagati. Basta imparare a tacere, e ascoltare il cuore della propria coscienza.
Il bosone di Higgs infatti dimostra un bel niente. Nient’altro che il potere mediatico di creare “bolle”.O in questo caso amplificato: “bolloni”. Sarebbe infatti interessante comprendere la ragione effettiva di tantaattenzione nei confronti di un’entità evanescente,resa “concreta” da uno sforzo intellettivo che dura da decine d’anni, ma soprattutto da ingenti capitali. Guai a definire tutto questo uno spreco, rispetto ai tempi che corrono ed agli squilibri del mondo. Ne andrebbe di mezzo il progresso della scienza, la fuga dalle “pestilenze teologiche” del Medioevo, il prestigio delle università, degli scienziati, l’orgoglio dell’uomo sempre più illuso di salvarsi in senso gnostico attraverso una conoscenza che in effetti giova a poco.
Questa grande bolla mediatica comunque svanirà.Prima o poi. Basterà un altro guasto del sofisticato e costosissimo acceleratore LHC, una banale interruzione di energia, ogli effetti della crisi economica per vedere svanire questa particellaaddirittura “divina” nei meandri dell’indifferenza. Dai quali più o meno sembra essere fuoriuscita. Finché verrà fuori un altro clamore. Altra distrazione. Un’ulteriore prodigiosa scoperta della scienza, che assorbirà la nostra attenzione, concentrandola tutta di qua. In questa dimensione. Come in un tentativo di oscurare il Trascendente. Il Cristo che attende chiunque, senza tregua. Senza adeguata corrispondenza.