Nel XVII secolo riprendono vita le utopie solari. Tommaso
Campanella scrive l’opera di ispirazione platonica, La Città del Sole, nel
1602. Questa Città, situata nell’isola di Tabrobana, su una collina formata da
sette gironi sovrastata dal Tempio, è governata da un principe sacerdote che «s’appella
Sole, e in lingua nostra si dice Metafisico» (T. Campanella, Città del Sole
e poesia, Feltrinelli, Milano 1962, p. 5). Per “nostra lingua” è da intendere
la cosmogonia pitagorica che celebra principalmente la doppia attività
dell’Astro, una di carattere naturale, l’altra di ordine psichico della quale
la prima rappresenterebbe il volto metaforico.
Nell’utopia di Campanella, la figura del Sole, re e sacerdote,
detiene il governo di tutta la città-stato, mediante l’ausilio di Pon, Potestà
e di Sin, Sapienza. Con la prima il re Sole regola le guerre e la pace,
con la seconda controlla le attività scientifiche ed artistiche. Ma anche Mor,
amore-eros, contribuisce in modo determinante al governo dell’utopica città. Eros
possiede il controllo non solo
dell’unione fra uomo e donna, ma anche quello della seminazione e raccolta di
frutti di ogni genere “ed ogni altra
cosa pertinente al vitto e vestito e
coito”. La procreazione alla luce di questa utopia è in funzione non
solo del perfezionamento della razza, come avviene per gli animali, ma anche
per la soddisfazione dell’eros puramente umano. È lecita pertanto la
fornicazione, l’unirsi di uomo e donna anche al di là di fini procreatrici,
dichiarava Campanella.
Per quanto riguarda l’aspetto socio-economico, nella
Città del Sole vige un regime di tipo socialista. Tutte le cose sono messe in
comune, non escluso le donne ed i figli. L’istruzione curata dallo stato è
obbligatoria per tutti. La funzione pedagogica è infatti fondamentale per la
formazione degli individui, in funzione degli ideali corrispondenti al potere.
In negativo, si potrebbe parlare di lavaggio del cervello necessario per
giungere alla massificazione ed assoggettamento psicologico-culturale del popolo.
L’indottrinamento statale e la formazione di una mentalità comune è difatti indispensabile
per lo sviluppo ed il mantenimento di ogni regime.
La religione della Città del Sole è ovviamente di indole
solare, panteistica ed aconfessionale. Una “super religione” generale, nella
quale convergono tutti i culti. Essa rappresenta «il culto dell’Universo,
razionalisticamente inteso come meccanismo ideale. Si tratta in altri termini
di una sintesi tra religione e scienza razionalista (con un’inclinazione per
l’astrologia). L’appellativo di Sole del sommo sacerdote viene infatti tradotto
con Metafisico, e il suo alto ufficio è conferito in ragione delle
enormi conoscenze scientifiche» (I. Safarevic, Il socialismo come fenomeno
storico mondiale, Casa di Matriona, Milano 1980, p. 122).
A questa pan-religiosità corrisponde la comunione non
solo delle cose, ma anche delle persone, alla luce della liberazione dei tabù di
ordine erotico-sessuale. Benessere, libertà, soddisfazione di desideri ed
istinti costituiscono gli ideali utopici e riformistici da attuare nella “società
ideale” a misura d’uomo. Oltre a costituire «fughe dal mondo», tali idee
libertarie rappresentano il cuore dei programmi di rivoluzione e sovversione
presenti in ogni epoca. Campanella infatti non fu certo originale
nell’elaborare questo tipo di evasione dalla realtà e superstizione.
«Lo Stato del Sole, regno della libertà e
dell’eguaglianza, era già stato al centro di un trattatello etico-politico
attribuito ad un sofista greco della seconda metà del V secolo a. C., che va
sotto il nome di anonimo di Giamblico. E il fascino esercitato da tale
utopia doveva essere veramente intenso, se ha potuto sopravvivere sino ai tempi
del nostro tardo rinascimento» (A. Donini, Breve storia delle religioni,
Newton Compton, Roma 1991, p. 174).
Gli ideali utopici collegati alla religiosità solare sono
alla base della rivolta antiromana, che sfociò in una sommossa di liberazione
nazionale e sociale, nella seconda metà del II secolo a. C., in Asia Minore. Si
narra che in quel tempo, a Pergamo, Aristonico, figlio di una schiava arpista
di Efeso, si rivolse ai diseredati, ai miserabili e in primo luogo agli
schiavi, promettendo loro, in caso di vittoria, la creazione di uno Stato: «senza
padroni, e senza servi, senza ricchi e senza poveri… Le masse cui egli aveva
fatto appello risposero con entusiasmo e l’intero regno di Pergamo,
ribattezzato dagli insorti “La Città del Sole”, per oltre due anni fu nelle
mani degli schiavi» (ivi), prima di
essere sedata nel sangue dalle truppe romane.
La rivolta contro l’autorità imperiale romana da parte di
Aristonico sulla base di irrealizzabili ideali rappresenta un’anticipazione
della rivoluzione culturale avvenuta in epoca rinascimentale contro l’Imperium spirituale rappresentato dalla
Chiesa Romana. Il rovesciamento del cosmo medievale a favore di quello
precristiano, egizio-pitagorico, del fuoco centrale iniziò a consolidarsi
grazie al diffondersi della metafisica solare espressa implicitamente dalla teoria
astronomica copernicana.
Insieme a questa, prese piede una logica non più fondata
sui rigori e sulle distinzioni delle categorie aristoteliche, ma sulle leggi
dell’analogia, della simpatia, della corrispondenza dei contrari. La logica
dell’immaginazione e del “tutto possibile”. Un teorema dello Pseudo Scoto
afferma a riguardo che se si danno contemporaneamente per valide due tesi
contrarie nello stesso momento, si può ricavare qualunque conclusione razionale.
Sogno e magia, appunto.
L’utopia rinascimentale di Campanella sviluppò dunque gli
ideali utopici espressi nel trattato dell’”anonimo di Giamblico”. Essa
analogamente teorizza una società fondata sull’amore libero, governata da una
politica socialista di livellamento sociale e di una comunanza di beni e cose,
etc, come soluzione di ogni problema esistenziale individuale e collettivo.
Invece, secondo l’utopia lanciata da F. Bacone, ne La
nuova Atlantide, nel 1624, la panacea universale, il rimedio ad ogni male
sociale ed individuale deriverebbe dal “dominio della natura”, che solo la
scienza razionale può perseguire (ma al quale anche la magia, per altre vie,
tende). Nella sua Opera, evoca l’isola felice di Bensalem, senza
rivolgersi direttamente alle istituzioni sociali e politiche, riferendosi bensì
ad un Ordine, o Società, la «Casa di Salomone». Ossia, un collegio di
scienziati-sacerdoti i quali consacrano la propria vita alla continua ricerca
scientifica, al fine di migliorare la situazione umana e rendere possibile una
felicità intesa nel concreto, più che nel trascendente.
Una sorta di “officina universale” che trova
corrispondenza nelle prime accademie scientifiche che si stavano costituendo in
quell’epoca in tutt’Europa, al fine di realizzare il cosiddetto paradiso in
terra. Anche in questo caso, la figura utilizzata da Bacone è quella del «sole
metafisico», che costituisce il «Padre della Casa di Salomone». Sarebbe infatti
l’Astro, la luce interiore che illumina la mente degli scienziati e che avanza
nella grande processione su un carro, sul quale appunto c’è «un sole d’oro, che
splende alla sommità, nella posizione centrale».
Le utopie
rinascimentali di Campanella e Bacone non sono così astratte e fantasiose,
né tantomeno sorpassate, come in genere si crede. Esse costituiscono come delle
linee programmatiche e messaggi in codice per i cosiddetti “iniziati” di ogni
tempo. E ricalcano e ripropongono le modalità di attuazione dell’antico
totalitarismo egizio, ovviamente in forme mascherate e moderne, comunque sempre
connesse alla misteriosofia solare. Questo “corpus” di conoscenze razionali e
magiche costituisce la base della contro-tradizione esoterica, che viene
trasmessa nei secoli, immutata nella sua essenza più segreta. Dietro
un’apparenza plausibile ed ingenua che attribuisce all’Astro un volto divino,
si nasconde quello oscuro, ritualistico e magico, della contro-tradizione
solare.
Alla “Casa di
Salomone” allude Guenon, quando afferma dell’esistenza all’interno della
società di «un’organizzazione
incaricata di conservare integralmente il deposito della tradizione sacra, di
origine non “umana” per mezzo della quale la Sapienza primordiale si comunica
attraverso le epoche a coloro che sono in grado di riceverla» (R.
Guénon, Il re del mondo, Adelphi,
p. 17-18). Guenon interpreta come non
umana l’origine di tale contro-tradizione, riferendosi probabilmente alle
ispirazioni del “portatore di
luce”, lo spirito anticristico che agisce nel mondo, il lucifero “magnifico
apostata” tanto esaltato dalla Blavatskj dal quale discendono ed al quale sono
dedicate le contro-iniziazioni.
Contro-iniziazioni che come le utopie rinascimentali
tracciano la strada per riconvertire l’uomo e la società agli ideali ed
all’etica pre ed anticristiana connessi dalla religiosità solare. Del resto, i
simboli più famosi relativi alle due forme di totalitarismo del secolo scorso, nazismo
e comunismo, svastica e stella a cinque punte, convergono nella mitologia solare.
In entrambi i casi si è come riflesso il modello della civitas solis indicato dagli esoteristi antichi. Queste forme di
dittature palesi sono scomparse. Ma i loro sviluppi si stanno condensando ai
nostri giorni in totalitarismo mondialistico ancora più insidioso, perché quasi
invisibile nella forma.
Condannata giustamente l’ideologia collegata alla svastica
ed alla gnosi razzista di Thule, dalla Russia l’ideologia materialista si è
diffusa in tutto il mondo, come predetto dalla Vergine a Fatima. Come dimostra
la popolarità della stella rossa a cinque punte che stazionava sul Cremlino e
che adesso aleggia dappertutto. Attualmente, simboli solari di ogni genere,
palesi o camuffati (stelle a cinque punte, seicentosessantasei, “rose-eros” di
vari colori, piramidi tronche, etc), sono diventati familiari e non destano
alcun allarme o sospetto. Nonostante essi rappresentino in varie forme il “marchio
apocalittico”, la fatidica cifra, il segno della penetrazione dell’anticristianesimo
in ogni settore della società.
La lotta al Cristianesimo, ai suoi simboli, ai suoi
seguaci, la manipolazione della sua stessa dottrina intrapresa a partire dalla
rivoluzione eliocentrica sta diventando sempre più insidiosa. Siamo pertanto
alle fasi finali del contro-esodo iniziato in epoca rinascimentale. L’umanità (manipolata
mediaticamente attraverso una sorta di un continuo lavaggio del cervello) sta inconsapevolmente
ritornando in una sorta di Egitto spirituale, soggiogato dallo spirito di
questo mondo, in un percorso a ritroso del tutto invisibile ai più.
Le politiche attuate dai potenti della terra sembrano
essere ordinate in vista della formazione dell’apocalittica Babilonia, la
grande meretrice madre tutti i vizi, «la città grande che regna su tutti i re
della terra» (Ap. 17, 18). In questa città solare, di estensione mondiale, prigioni,
muraglie, grate, catene invisibili sono erette per ciascuno di noi. E ciascuno
di noi, più o meno consapevolmente, è sempre più costretto in esse attraverso
il giogo del peccato, non più osteggiato, ma tollerato e perfino esaltato, che
risucchia quelle energie fornite dalla Grazia in grado di contrastarlo.
Tuttavia, la Vergine che, il 13 ottobre 1917, nella Cova
de Iria, umiliò il sole tanto esaltato dagli esoteristi, facendolo rimbalzare
nel cielo come una innocua palla, ci ha indicato la via di salvezza sempre più attuale,
in questo tempo più che mai insidioso. Preghiera, penitenza, consacrazione al
Cuore Immacolato di Maria, le armi indicate per fermare la corsa del mondo verso
il nulla. Per ricondurre gli uomini a quel Dio che è Via da seguire, Verità da
accogliere, Vita da incarnare.