La scala apparsa
in sogno a Giacobbe ad Harran, portava al cielo. Su di essa salivano e
scendevano gli angeli. E quando il Signore gli disse dall’alto: <<Io sono
l’Eterno, il Dio di Abramo!>>, Giacobbe si risvegliò tremante gridando:
<<Quanto è temibile questo luogo! Qui è la casa di Dio: qui è la porta
dei Cieli!>>. Allora, dopo aver preso la pietra sulla quale aveva
poggiato il capo durante il sogno, innalzò una stele, la consacrò con dell’olio
e chiamò quel luogo: Bethel, cioè “Casa di Dio”>> (Gen 28, 12-19).
D’altra parte, Gesù
rispose a Natanaèle, richiamando la visione di Giacobbe: <<Vedrete il
cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo>>
(Gv 1, 51), come se fosse Egli stesso la scala e la “porta dei Cieli” sulla
quale andavano e venivano gli angeli. Ed in effetti presentandosi ai discepoli
come buon pastore, Cristo affermò: <<Io sono la porta: se uno entra
attraverso me, sarà salvo; entrerà ed uscirà e troverà pascolo>> (Gv 10,
9).
Queste parole dense
di simbolismo non sono andate a vuoto. La Terra è stata tangibilmente
trasformata e redenta in seguito all’apertura dei cieli ed all’Incarnazione del
Verbo, nato a Betlemme, vissuto in Palestina una trentina d’anni, finché venne
crocifisso sul monte Calvario, in Gerusalemme. Da allora, nonostante tutto, Gesù
Cristo continua a vivere ed essere presente in modo concreto nel mondo
attraverso il sacramento dell’Eucaristia, il Vangelo, la vita e l’opera missionaria
della sua Chiesa.
La Chiesa che
Cristo fondò sull’apostolo Pietro rappresenta davvero un qualcosa di diverso
rispetto al mondo. Già a partire dal suo significato geometrico e sacro.
Infatti la Chiesa raffigura dal punto di vista geometrico uno spazio chiuso e
gerarchico, diverso da quello mondano. Al suo interno valgono altre regole,
rispetto a quelle ordinarie.
Lo spazio mondano
rappresentato dalle geometrie euclidee e non euclidee è comunque fondato sul
concetto di distanza tra punti diversi. Se due punti sono individuati da
coordinate geometriche diverse, lineari o curvilinee, essi non sono coincidenti
e sono separati nello spazio appunto dal segmento rappresentato dalla
differenza delle coordinate spaziali.
Lo spazio
rappresentato dalla Chiesa invece non si fonda sul concetto di distanza, ma di
unità, ossia: distanza nulla. Non è infatti la distanza geometrica
consuetamente intesa a diversificare i punti di una qualunque chiesa. Se lo
spazio ordinario è omogeneo ed isotropo, lo spazio che costituisce una chiesa è
sostanzialmente graduale e gerarchico.
Come nell’antico
tempio di Gerusalemme, in una chiesa vi sono tre zone. La prima riservata ai
fedeli, quella riservata al servizio dell’Altare, e quella in cui è riposto il
Santissimo Sacramento che rende la Chiesa spazio vivificato dalla sovrumana Presenza.
Basta entrare in
una chiesa, lasciando fuori lo spazio profano ed isotropo, per entrare nel “primo
livello” dello spazio unificato. In questo livello, ogni punto è equivalente
rispetto all’Altare ed alla posizione del Santissimo. Mettersi al fondo di una
chiesa o nei primi banchi è del tutto indifferente rispetto alla funzione
riservata allo spazio ecclesiastico e non influisce sul grado di maturazione della
fede individuale. Chi siede nei primi banchi di una chiesa non è più vicino a
Dio e non gode di privilegi rispetto a chi rimane al fondo appoggiato a qualche
piglia.
L’Altare a sua
volta rappresenta il “secondo livello” dello spazio sacro, differenziato dallo
spazio dei fedeli, gerarchicamente superiore a quello riservato ai fedeli. Questo
perché sull’Altare si compie il servizio divino, durante il quale avviene la
transustanziazione, la trasformazione del pane e del vino nella Carne e nel
Sangue di nostro Signore Gesù Cristo. Sull’Altare è riposto in genere il Tabernacolo
con il Santissimo.
Il Tabernacolo
rappresenta il Luogo Sacro per eccellenza, il terzo livello dello spazio gerarchico,
il terzo cielo ove domina la Gloria dell’Altissimo. Rispetto agli altri due
livelli, il luogo ove è riposto il Santissimo Sacramento rappresenta il centro,
il punto supremo dal quale si irradia ogni azione di grazia, ogni contatto
intimo tra il divino e l’umano.
Rispetto al
Tabernacolo con il Santissimo, ogni punto dell’Altare ed ogni punto della
chiesa riservato ai fedeli è equidistante. Ciò significa che rispetto alla
divina Presenza lo spazio riservato ai fedeli e quello al servizio dell’Altare
sono centrati in esso, come i punti di due sfere concentriche rispetto
all’unico punto centrale.
La forma
simbolica che rappresenta una chiesa corrisponde idealmente a due sfere
concentriche rispetto al Santissimo Sacramento. Qualunque Chiesa essendo strutturata
su queste tre zone sacre rappresenta l’archetipo universale, il modello
perfetto del cosmo, formato come da tre sfere concentriche nelle quali è
contenuta tutta la realtà visibile ed invisibile.
Nella chiesa il
divino entra in comunicazione con l’umano, poiché in essa abita la presenza
reale di Dio e Dio stesso si trasmette in forme sacramentali a quanti lo
cercano in stato di grazia, con cuore umile e sincero. La Chiesa rappresenta pertanto
l’archetipo universale, il modello del cosmo.
La porta della
Chiesa rappresenta il luogo di passaggio dallo spazio profano a quello sacro,
il passaggio dalla confusione di uno spazio relativo e senza direzioni
privilegiate ad uno spazio effettivamente sacro, perché abitato da Dio, con una
direzione precisa: l’Alto, con un centro unico, perfettamente immobile e
perfetto: l’Ostia contenuta nel Tabernacolo.
Il Tabernacolo
rappresenta il Centro Supremo attorno al quale è raccolta una Chiesa, a
prescindere dalla sua forma architettonica. È un centro trascendente, ma
effettivamente reale e dunque integralmente sacro.
La dimensione
terrena così come viene percepita ed elaborata dalla ragione si può curvare o
intorno alla ragione umana. O sulla base della fede intorno a Dio ed alla sua
gloria. La dimensione naturale può essere considerata come la porta del tempio
universale, il luogo di passaggio dallo spazio profano (regolato dalla ragione)
a quello sacro (regolato dalla fede in Cristo). Uno spazio quest’ultimo non più
antropocentrico, ma cristocentrico.
Il tempio si
fonda sulla terra, ma si erge verso l’alto. Indirizza l’uomo verso i cieli, ove
risiedono stabilmente le divine essenze, per unirsi a Dio che trascende la
creazione. La terra può intendersi allora intesa come limite di questo tempio
cosmico, che dal basso si apre verso l’alto.
Attraverso la
comunione con Cristo, l’uomo diventa “sfera sacra”, chiesa, tempio divino,
residenza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Attraverso la comunione
con Cristo l’uomo acquisisce quello stato di grazia interiore che lo rende
gradito al Padre e dunque figlio. In quanto tale, egli può attraversare al
“Porta dei cieli” ed accedere nella Gerusalemme Celeste. In quella Gloria di
Dio annunziata dagli angeli ai pastori durante la notte santa della natività
del Signore.