Negli ultimi tempi sembra che la cultura magica sia stata legittimata e “sdoganata” dai circuiti clandestini che le erano abituali nei secoli trascorsi. Siti magici di ogni tipo sono reperibili sul web, insieme a vere e proprie tecniche per “evocare” entità demoniache, emettere fatture e via dicendo. La magia nera a portata di “clic”, senza alcun tipo di divieto o filtro. Oltre quelli magici!
D’altra parte, il tempo della comune opposizione nei confronti delle pratiche negromantiche ed attività similari sembra appartenere ad un passato remoto. La netta condanna della magia e delle sue tecniche è ritenuto infatti un aspetto oscurantistico e medievale attraverso il quale la Chiesa “del passato” ha perseguitato maghi e streghe. Attualmente invece il ricorso alle tradizioni proprie del paganesimo di tipo druidico e celtico, è spesso inteso come elemento di “modernità”. Anche se questa apertura comporta il ritorno delle pratiche magiche implicitamente annesse a queste religioni naturalistiche.
Le attuali linee guida della pastorale cattolica sembrano concentrarsi attorno ai pur basilari temi che investono la vita della Chiesa e dell’intera umanità, alla luce della complessità delle nuove problematiche sociali e morali. La condanna della magia e delle pratiche oscure praticate da molte sette è data per scontata e dunque posta in secondo luogo. Come se il ruolo della magia e dell’occultismo nella società moderna costituisse un aspetto marginale e folcloristico rispetto alle istanze della modernità.
Eppure l’episodio di Simon mago negli Atti degli Apostoli, o la presa di posizione di san Paolo contro Elimas il mago (At 13, 1-13) non costituiscono episodi secondari relativi alle prime fasi del diffondersi del cristianesimo. Essi indicano bensì un processo sempre presente nel delinearsi della storia della salvezza. Ossia, il tentativo da parte del male di acquisire i caratteri ed il “potere” collegati al bene, e la conseguente durissima reazione da parte di chi possiede l’autorità per estirpare alla radice questa insidia.
Nel passato, la Chiesa condannò decisamente il ricorso alla magia ed alle pratiche occulte, innanzitutto perché erano ritenute prive di fondamento. San Bonifacio (675-754) ad esempio sostenne che non era cristiano credere nelle streghe e nei lupi mannari, soprattutto perché queste concezioni erano frutto di illusione e di fantasia. D’altra parte, Carlo Magno (724-814) nel 785 decretò la pena di morte per chi bruciasse le streghe sul rogo, perché quello era un costume pagano che non si addiceva ai discepoli di Cristo, dotati di ben altre armi in grado di <<abbattere le fortezze>> (2 Cor 10, 4).
Queste ed altre prese di distanza verso le superstizioni magiche vennero ratificate canonicamente attraverso il Canon Episcopi, nel quale si affermava tra l’altro che le pretese credenze proprie della stregoneria (streghe volanti su manici di scope, lupi mannari e via dicendo) dovevano ritenersi come pure allucinazioni, e non poteva dichiararsi e considerarsi cristiano chi riponesse fede in esse. Anche il re d’Ungheria Colomanno (1070-1180) prese una posizione simile, se non addirittura più netta, dal momento che si rifiutò di decretare leggi speciali contro le streghe, per la semplice ragione che a suo avviso non esistevano né streghe, né vampiri e fantasie simili.
Peraltro, credere nell’esistenza di un qualcosa che non esiste in sé, corrisponde a dar corpo ad illusioni, oscurando così la realtà divina mediante ombre fatue, opera dello stesso pensiero che le ha create e che le mantiene in uno stato provvisorio dell’essere. Negando invece la possibilità stessa dell’esistenza di questo pensiero illusorio e ingannevole, si annullano anche le entità surrettizie ad esso correlate. Rudolf Steiner asserisce che è da questo tipo di menzogne che nascono i demoni e la magia nera.
La magia è collegata al potere che discenderebbe dal legame del mago con gli spiriti. Per questo, ogni possibile legame fra mondo noto ed ignoto instaurato attraverso le pratiche occulte e negromantiche venne recisamente troncato, nell’epoca nella quale dominavano la Patristica, la metafisica scolastica e la cosmologia aristotelico-tomista. Come abbiamo riferito altrove, non sembra una coincidenza del tutto casuale che insieme all’imporsi della dottrina eliocentrica riemersero le attività propagandate dal Corpus Hermeticum, relative all’antica epopea dei faraoni.
L’effettivo potere collegabile alla pratiche magiche rende forse più comprensibile il durissimo atteggiamento della Chiesa rinascimentale contro queste perniciose superstizioni che indussero il papa Innocenzo VIII, nel 1484, ad emettere la bolla Summis desiderantes affectibus. In base alla quale gli inquisitori domenicani, dopo due anni di processi ed interrogatori di streghe vere o presunte, pubblicarono il famoso Malleus maleficarum (Il martello delle streghe), nel quale si affermava come epigrafe che: <<Non credere nella stregoneria è la più grande delle eresie>> (cfr. F. J. Tipler, La fisica del cristianesimo, Mondadori, Milano 2008, p.144).
La magia possiede diversi gradi di acquisizione. Comprende aspetti insignificanti e pittoreschi alquanto di moda, come possono essere ad esempio gli oroscopi, la lettura delle carte o delle mani, i talismani o le proprietà dei metalli che costituiscono parte della cultura acquariana. Ma insieme a queste superstizioni pur discutibili, che d’altronde rappresentano un segno tangibile dell’allontanamento della società moderna dall’etica evangelica e dalla “logica del reale”, sembrano essere riaffiorate pratiche spesso aberranti che costituiscono il cuore segreto della magia nera e dei culti idolatrici.
Il potere del mago, non dei ciarlatani, veggenti, guaritori, astrologi ecc. di cui sono piene le pagine di molte riviste e giornali, al quale comunque questi truffatori sono collegati, il potere del mago dicevamo è strettamente connesso al legame che questi ha instaurato con lo spirito evocato. Potere che sembra determinarsi anche mediante la pratica dei sacrifici rituali. Stregoni e sciamani dell’antichità offrivano più o meno ritualmente olocausti agli spiriti evocati.
La religione magica adottata dalle prime forme sociali prevedeva ed era strutturata in modo tale da offrire olocausti per ottenere protezione e benefici dagli spiriti della natura come contraccambio. L’aggressività delle antiche popolazioni nei confronti dei propri vicini, rappresentava una consolidata pratica, finalizzata anche a procurare vittime sacrificali da offrire alla divinità protettrice. Vinceva il popolo che venerava lo spirito più potente. Al monarca era riconosciuto il potere di uccidere il nemico, ossia di appropriarsi del suo sangue, afferma nel libro History of Sexuality il filosofo francese Michel Foucault.
Emblematica sotto questo aspetto la religiosità solare sviluppatasi nel Centro America, nella quale costituiva una norma legalizzata quella dei sacrifici umani, detti kapakucha, offerti al dio sole, venerato dagli Incas con il nome di Inti. Questi sacrifici cruenti, le cui vittime venivano designate ed educate fin dall’infanzia a tal fine, si svolgevano sulla terrazza posta alla sommità delle piramidi messicane, dove <<venivano sacrificati esseri umani, migliaia e migliaia presso gli Atzechi. La piramide a tronco di cono, infatti, ha la capacità di raccogliere l’energia sottostante e di proiettarla verso l’alto, dove, normalmente si trovavano le vittime sacrificali>> (R. Tresoldi, Enciclopedia dell’esoterismo, De Vecchi Editore, Milano 2002, p. 269, voce Simboli).
Per la stessa ragione, i sacerdoti egizi del dio solare Ra, che vivevano a Heliopolis, città del sole, celebravano nelle loro cerimonie segrete, pregne di <<terribili segreti>> (J. P. Corsetti, Storia dell’esoterismo e delle scienze occulte, Edizioni Mondolibri, Milano 2003, p. 20), l’atto creativo di Atum-Ra, l’astro divino che oscurando le forze precosmiche avrebbe dato luogo all’universo. Anche se i “terribili segreti” connessi ai riti egizi praticati dai sacerdoti di Ra non sono stati violati, è presumibile che, anche in questo caso, il riferimento al sangue umano dovesse costituirne la parte essenziale e culminante.
D’altra parte il sacrificio costituisce la parte più significativa di ogni religione. Anche la storia della salvezza è una storia di sacrifici, culminata in quello definitivo del Cristo. Da Abele e Caino, da Noè ad Abramo si susseguono olocausti ed oblazioni di vario tipo offerte a Dio come segno di adorazione e culto, sulla base delle stesse disposizioni divine: <<Questa è la legge del sacrificio di riparazione; è cosa santissima>> (Lv 7, 1).
Tuttavia, la malizia del diavolo ha fatto sì che la sua ribellione originaria si rivolgesse contro Dio, al quale volle rendersi pari: <<Porrò la mia sede all’estremo limite del nord; salirò in cielo e rassomiglierò all’Altissimo>> (Is 14, 13-14). Con astuzia dunque egli induce gli uomini ad adorarlo con preghiere ed olocausti: <<Non che il diavolo si prenda gusto per un cane o per un gatto che gli si offra, ma perché gli si presta culto come a Dio. Osò infatti dire a Cristo: “Io ti darò tutti i regni del mondo se, prostrato, mi adorerai” (Mt 4, 9)>> (Tommaso d’Aquino, Commento al Simbolo degli Apostoli, I, 20).
Essendo il sacrificio il modo naturale per manifestare in modo sensibile la propria dipendenza nei confronti di un Essere superiore, esso deve essere rivolto esclusivamente a Dio, principio di creazione e fine di beatificazione dell’uomo. Gesù Cristo sottoponendosi alla morte di croce ha offerto al Padre il sacrificio a Dio più gradito, unico e definitivo, come spiega la Lettera agli Ebrei.
Scrive san Tommaso che la Passione di Cristo ebbe anche il pregio del sacrificio, graditissimo, vero, sommo. Se l’uomo si era reso schiavo del diavolo con il peccato, ed era soggetto alla punizione divina per le pene connesse ad esso, il sacrificio di Cristo ci ha affrancati da questi vincoli (Somma teologica, III, q. 48). Per questo Cristo: <<con un’unica oblazione ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati>> (Eb 10, 14). Infatti, se gli olocausti dell’Antico Patto erano riferibili a Cristo dal punto di vista simbolico, il Sacrificio del Nuovo Patto contiene il vero corpo e sangue di Cristo.
L’offerta del sangue è particolarmente gradita alle “entità” che non ne sono in possesso, perché in esso è contenuta l’energia vitale che consente al corpo di interagire con la realtà naturale. Per assicurarsi il favore delle potenze celesti, i re offrivano olocausti in forme rituali perché: <<le guerre sono vinte da coloro i quali hanno saputo attrarre dai cieli le forze misteriose del mondo invisibile e sanno assicurarsene il concorso>>, affermava Corneliu Zelea Codreanu.
È davvero auspicabile che non abbiamo nulla a che fare con questi aspetti aberranti della cultura magica i molteplici e recenti fatti di cronaca nera. Omicidi strani ed inquietanti amplificati quotidianamente dai media. Senza che se ne venga a capo. Come se la giustizia fosse impotente. Non riuscendo ad accedere al livello superiore. Ossia ai veri responsabili ed alle vere motivazioni di tali misfatti.
Come anche restano senza giustificazione le sparizioni dei ragazzi che si stanno intensificando in questi ultimi anni, specialmente quelli la cui fascia d’età è compresa tra i 15-17 anni. Secondo il “Servizio centrale operativo” (Sco), della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, i minori scomparsi dal 1974 sono addirittura oltre i 9 mila (Avvenire, 3/7/2011, p. 13).