domenica 6 gennaio 2013

LA MELA DI NEWTON E SAN TOMMASO



In fondo, Einstein dà ragione a san Tommaso ed agli scolastici, quando afferma che è la struttura geometrica dello spazio-tempo a determinare la caduta dei corpi verso il basso, non certo la misteriosa forza di attrazione gravitazionale newtoniana.
Difatti, al giorno d’oggi, l’idea di gravità come la intendeva Newton è da tempo tramontata. Erik Verlinde è tra gli attuali più qualificati assertori della non esistenza della gravità. Egli ha avanzato in proposito una nuova ipotesi, forse ancora più oscura della criticata forza di attrazione gravitazionale.
Sarebbe la fantomatica dark energy, energia oscura, la causa dell’unità dell’universo, il fattore che trattiene le galassie dall’allontanarsi l’una dall’altra. L’”energia oscura”, insieme alla “materia oscura” sono entità delle quali non è mai stata (e mai verrà) provata in modo certo l’esistenza. Esse rappresenterebbero il 96% dell’universo (23% di materia oscura ed il 73% di energia oscura). In rapporto a queste due quantità fantasma, tutta la realtà percepita: terra, pianeti, sole, stelle, ecc, costituirebbe il restante 4% dell’universo fisico.
Queste nuove ipotesi sono state introdotte, come spesso accade nella scienza, per salvaguardare il quadro classico dell’universo, sviluppatosi sulla base della fisica pitagorico-newtoniana. Ed è probabile che ulteriori “fantasie razionali”, confortate da un potente retroterra formalistico, si renderanno necessarie per preservare le acquisizioni fondamentali della scienza moderna, proseguendo così secondo gli indirizzi originari.
Il fenomeno della gravitazione ovviamente è rimasto lo stesso durante il corso del tempo. Le mele cadono sempre nello stesso modo. Quello che è mutato è la sua interpretazione. In genere si irridono le spiegazioni aristoteliche riguardo alla caduta dei corpi. Ma non è che la fisica moderna sia riuscita a chiarire le idee in proposito, anzi.
I fisici dovrebbero ammettere che al di là delle loro complicatissime elaborazioni teoriche neanche loro sanno spiegare cosa sia la “gravità”. Formule, diagrammi, “gravitoni”, “stringhe” …, costituiscono come un antidoto per coprire l’ignoranza di fondo che accompagna da sempre questo fenomeno.
Con queste ipotesi scientifiche non certo alla portata di tutti, i fisici sono riusciti tuttavia a “monopolizzare” ed “esoterizzare” lo studio della natura. Solo cerchie di specialisti sono in grado di orientarsi in settori sempre più complicati della scienza, peraltro in continua evoluzione. Gli altri si devono fidare della loro autorità derivante dal peso delle loro lauree, specializzazioni, master, premi ecc.
Ogni epoca d’altronde interpreta il mondo mediante gli indirizzi dettati dalla cultura dominante, fidandosi necessariamente di “qualcuno”. Noi “moderni” ci fidiamo degli scienziati e della loro scienza acquisita nelle più prestigiose università e laboratori di ricerca. Gli antichi greci si fidavano dei filosofi i quali utilizzavano il rigore della logica sulla base dei principi primi della metafisica. La certezza della realtà percepita, il principio di non contraddizione, ecc.
I medievali si fidavano dei teologi e della sapienza divina ad essi infusa, il lumen gloriae, in rapporto alla santità di vita. La nostra dottrina insegna infatti che in seguito al peccato originale, l’uomo ha perduto la vera conoscenza, pertanto la sua ragione è come adombrata dalla macchia originaria. Solo un intenso e sincero legame con Dio, può ricondurre l’uomo, per quanto possibile, alla conoscenza del mondo, secondo l’ottica di Dio e non dell’uomo. Anche se come diceva sant’Agostino il rapporto è sempre quello del bicchierino rispetto al mare.
Nel Rinascimento, con il tramonto della metafisica, alla figura del “santo” sapiente conoscitore ed amministratore dei segreti naturali subentrò quella del mago-scienziato, il filosofo della natura, che a sua volta ha lasciato il posto a quella dello scienziato, così come lo intendiamo al giorno d’oggi.
L’uomo ha dunque cercato di conoscere la realtà sulla base della ragione induttiva, proiettando quest’ultima sulla realtà, in senso kantiano. Ribaltando l’ordine classico dei termini della conoscenza. La natura ha così fornito le risposte che la ragione umana si aspettava di ricevere, quasi imponendole il modello precostituito nel quale rientrare. 
Eppure, l’immagine cosmologica degli Scolastici funzionava alquanto bene, perché rifletteva il mondo così come è, nascendo dal mondo stesso. La loro osservazione dei fenomeni rispettava il contesto generale nel quale questi si svolgevano, senza astrarli cioè dalla dimensione concreta.
La cosmologia scolastica spiega la caduta di un corpo verso il suolo in senso quasi “geometrico”, come passaggio da luogo a luogo, da spazio a spazio, i solidi verso il basso ed i gas verso l’alto. Il mondo reale stratificato in quattro “spazi” sovrapposti, dal più denso al meno denso. Tutto questo in ordine alla realizzazione di un fine, presente anche negli enti inanimati. La natura di un corpo viene perciò assimilata allo scopo che esso deve realizzare in funzione della propria essenza.
San Tommaso afferma bene che una Causa primaria e finale sospinge il mondo. Il quale infatti «tende al bene, perché è attratto dal bene assoluto, dal bene in sé» (S. T. q. 103, 2). Questa causa è Dio, il Bene assoluto, che attrae a sé il mondo e lo governa, essendo «il fine di tutte le cose, come ne è anche il creatore: tutte le cose sono perciò soggette al governo, alla provvidenza divina» (S. T. q. 103, 5). L’exitus ed il reditus universalis, in quanto Dio è l’alfa e l’omega di tutto.
L’universo alla luce di questa spinta finalistica, ten­de a svilupparsi in forme sempre più alte e perfette, dalle sostanze inorganiche a quelle organiche e all’anima umana. Dal denso al meno denso. Fino alle forme insensibili, le intelligenze angeliche, superiori alle forme materiali ed a quelle composte da materia e spirito. La materia sottoposta allo spirito.
Vengono così classificati quattro tipi di movimenti: quello relativo alla sostanza: generazione e corruzione. Quello relativo alla qualità: mutamento o alterazione. Il movimento relativo alla quantità: aumentare o diminuire. Il movimento locale: lo spostamento da luogo a luogo.
Rientra in quest’ultima tipologia il movimento circolare tipico dei corpi celesti, allora considerati composti da sostanze ingenerate ed incorruttibili. Il moto circolare era infatti reputato tipico dell’etere, la famosa quintessenza aristotelica, che mantiene il movimento periodico e regolare dei corpi celesti, “perfetti ed immutabili”.
In effetti, quello circolare è l’unico moto che si mantiene nell’universo. I pianeti ruotano continuamente lungo le proprie orbite, con accelerazione costante. Una “causa” continua, che non corrisponde di certo alla “forza di gravità”, provoca gli effetti di accelerazione e decelerazione, facendoli procedere e regredire regolarmente lungo orbite prestabilite.
I fisici moderni come dicevamo ritengono che, come deus ex machina, siano la materia e l’energia “oscure” a celarsi dietro i misteri dell’universo in espansione, camuffando così dietro raffinatissimi schermi intellettivi il profondo buio di una conoscenza incerta, caparbiamente slacciata da ogni riferimento con la “trascendenza”. Infatti, formule e diagrammi a parte, non è che fisici e astronomi siano andati molto più avanti nella conoscenza dell’universo di quanto lo fossero i teologi medievali.
È anche bene sottolineare che nei Principia di Newton si legge che: «Ciascun corpo persevera nel proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, salvo che sia costretto a mutare quello stato da forze impresse». Invece, nell’universo fisico, e non mentale, sono pianeti e stelle a perseverare nei loro moti di rotazione e rivoluzione. Del resto nell’universo concreto, curvilineo, eterogeneo ed anisotropo, i moti rettilinei non possono che essere parziali e transitori.
In questo sdoppiamento tra realtà percepita e realtà razionalizzata avanza senza tregua la ricerca scientifica, cercando di perfezionare sempre più le sue teorie, perdendo sempre più di vista la realtà. Si guarda infatti uno “spettacolo” che si presenta continuamente davanti agli occhi e ci si concentra sulle elaborazioni mentali nel quale tale “spettacolo” viene trasformato in formule matematiche e tecniche di un linguaggio descrittivo.
Tutte queste supposizioni continuano ad ergersi una sull’altra, come un castello di carte, mentre la misteriosa “energia”, la tanto vituperata “Causa prima” dei medievali (che come sempre fa cadere le mele, ruotare i corpi celesti, trasformare le sostanze, dare vita e morte, inizio e termine ad ogni cosa e fenomeno), continua ad essere del tutto sconosciuta alla scienza che se ne interessa, ignorando del tutto l’esistenza e la presenza nel mondo del Dio creatore e trascendente.
Gli scienziati moderni infatti continuano a seguire le linee dell’orgoglio intellettuale e dell’amor proprio tracciate dal fin troppo esaltato, al tempo stesso mago e filosofo della natura, Sir Isaac Newton. Per mantenere in piedi il castello di carte della teoria della gravità essi furono costretti ad introdurre nella cosmologia i concetti di universo omogeneo ed isotropo, senza che vi fosse una base osservativa come fondamento.
La base osservativa dimostrava invece che l’universo nato dal big bang anziché di rallentare la sua espansione in virtù della forza gravitazionale, la accelerava. Ecco quindi la necessità di estrarre dal cappello l’idea di una dark energy, energia oscura, misteriosa ed invisibile, in grado di vincere la cosiddetta forza di gravità accelerando così l’espansione dell’universo.
Difficilmente i nostri scienziati riconosceranno di essersi inoltrati in un deserto sempre più arido e senza fondo. Questi moderni “preti della natura”, secondo un’espressione di Boyle, pur senza riconoscerlo, e probabilmente ignorandolo, continuano ad offrire le loro migliori energie mentali al dio kosmokrator, il demiurgo pitagorico, gelido ed inflessibile, del tutto indifferente verso i destini e le vicende umane. Il quale, anche grazie a teorie scientifiche sempre più astratte e fuori dal mondo immediatamente percepibile, si “nutre” e si consolida nelle menti di tutti noi, indotti a seguire in buona fede le indicazioni di questa nuova religione che evolve senza meta e senza fine. Follemente innamorata di se stessa, più che della verità.